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Questore di Palermo: “allo Zen infranto muro omertà, anche qui vige lo Stato”

Palermo, 29 mar. – “Quella di oggi è un’operazione molto importante che ci ha consentito di bloccare tempestivamente una faida mafiosa, scongiurando ulteriori crimini violenti. Siamo riusciti in una settimana a individuare i responsabili grazie al lavoro dei nostri agenti ma anche alla rottura del muro di omertà. Un segnale importante che testimonia come anche dentro lo Zen vige la legge dello Stato e non quella della mafia”. A dirlo all’Adnkronos è il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, dopo il blitz di stanotte della Squadra mobile della Questura del capoluogo siciliano nel popolare quartiere alla periferia della città, che ha portato al fermo di quattro persone per la sparatoria avvenuta martedì scorso in via Patti, in cui rimasero feriti Giuseppe Colombo e i figli Antonino e Fabrizio. Un commando armato entrò in azione per quella che doveva essere non solo una spedizione punitiva ma un’eclatante dimostrazione di forza, messa a segno in pieno giorno e in strada da un “gruppo paramilitare”,come ha spiegato durante la conferenza stampa il capo della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti. Per l’agguato nelle ore immediatamente successive sono stati già arrestati i fratelli Letterio e Pietro Maranzano. A tutti viene contestata l’aggravante del metodo mafioso. Fondamentale per lo sviluppo delle indagini e la ricostruzione della dinamica dei fatti sono state alcune testimonianze.

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“Oggi abbiamo dimostrato che chi si rivolge allo Stato può contare su una risposta tempestiva e decisa – ha aggiunto il questore -. L’attenzione sullo Zen e su tutti gli altri quartieri, anche quelli incui storicamente la pressione dei clan è forte, resta alta per affermare in modo visibile e concreto la sovranità dello Stato, che è vicino a tutti i cittadini”. Quella messa a segno in via Patti, spiega Laricchia, è stata “un’azione sconsiderata, violenta, quasi di sfida come se nel quartiere non entrasse la legge dello Stato. Abbiamo dimostrato che non è così”.
(Adnkronos)

 

 

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