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Papà Gioele riconosce le scarpette blu del figlio, poi attacca le ricerche “un fallimento”

Messina, 20 ago. (dall’inviata Elvira Terranova) – “Quelle scarpette blu gliele ho comprate io… Sì, sono di Gioele”. Non è necessario aspettare il risultato del Dna per avere la certezza assoluta che i resti umani ritrovati ieri mattina nei boschi di Caronia (Messina) sono del piccolo Gioele. Il ‘bollo’ dell’ufficialità, anche se si aspetta l’esito del Dna, è arrivato dal papà del bimbo di 4 anni scomparso lo scorso 3 agosto insieme con la madre Viviana, che poi è stata trovata morta. Daniele Mondello è arrivato poco prima delle 18 alla caserma Calipari di Messina dove ha sede la Polizia scientifica per il prelievo del Dna e il riconoscimento degli indumenti del bambino. I pantaloncini erano troppo strappati per potere essere riconosciuti, ma le scarpine blu, quelle sono di Gioele. Con il padre è arrivato anche il nonno di Gioele, Luigino Parisi, che ha fatto il prelievo del Dna.

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Poco prima Daniele Mondello si era recato alla Questura di Messina per una notifica. Perché domani verranno eseguiti al gabinetto scientifico di Palermo degli accertamenti specifici sui vestiti di Viviana Parisi.Daniele, prima di arrivare alla caserma Calipari si è sfogato e ha attaccato le ricerche compiute in queste due settimane dai soccorritori. “Sono state un fallimento, un fallimento”, ripete per due volte. A trovare i resti del piccolino è stato infatti un volontario, Giuseppe Di Bello, un carabiniere in congedo di 55 anni. “Sentivo un odore non gradevole, mi sono avvicinato e lì ho trovato parti del corpo di Gioele”, ha detto oggi, a 24 ore dal ritrovamento dei resti del bambino. “I cani – dice ancora – non riescono a dosare da lì, è difficile che riescano ad arrivarci. Per fare arrivare laggiù il procuratore Cavallo ho dovuto fare una traccia con la falce”. Parlando della possibilità che madre e figlio siano morti nello stesso posto come dice il procuratore Cavallo, allarga le braccia: “non spetta a me dirlo…”.

Intanto, proseguono a ritmo serrato le indagini sulla morte di Viviana Parisi e il figlioletto. Secondo il procuratore capo di Patti, Angelo Vittorio Cavallo “non è escluso” che “la madre e il figlio siano morti nello stesso punto”. Anche se “tutte le ipotesi sono aperte – ha spiegato – O una morte contestuale o una morte in momenti separati, dobbiamo verificarlo. Le emergenze più importanti arriveranno dagli accertamenti medico-legali”. I resti del piccolo, ha aggiunto Cavallo, “sono stati trascinati in più punti dagli animali selvatici. Noi riteniamo che ci sia stato un intervento quantomeno successivo degli animali”. “Questo è sicuro – ha spiegato -, quell’effetto di dispersione è sicuramente frutto di un intervento di animali o in un momento successivo o al momento dei fatti”. Ci vorrà ancora del tempo prima di avere i risultati degli accertamenti tecnici dei periti. “Purtroppo per questo tipo di accertamenti ci vogliono dei tempi, non perché il consulente debba andare in ferie. Ad esempio, per gli accertamenti istologici bisogna rispettare una procedura di essiccazione. Se non si rispettano questi accertamenti, questi risultati non hanno valore scientifico. Quindi il tempo serve”, dice ancora il Procuratore capo di Patti conversando coni giornalisti. Che si lascia scappare: “Già i consulenti medici ci hanno detto quello che è successo, loro hanno delle certezze e ce le hanno comunicate riservandosi l’esito di questi risultati”. “A noi i medici legali delle cose ben precise le hanno già dette”, spiega. “E’ ovvio che a voi non le posso dire – aggiunge – aspettano i risultati istologici ma una chiave di lettura sugli avvenimenti ci è stata data”. “Il nostro compito è stato quello di ripercorrere il viaggio della signora e di Gioele dal momento in cui è uscita di casa fino all’epilogo. Ritengo che già un piccolo risultato sia stato raggiunto, perché posso dire con sufficiente tranquillità che tutto quel tragitto sia stato accertato. Abbiamo trovato i biglietti dei caselli autostradali – dice – abbiamo trovato le immagini dal momento in cui la signora è uscita di casa con il bambino vivo, e in perfetta salute. Abbiamo trovato quelle immagini a Sant’Agata di Militello che ci danno conferma che il bambino sia vivo. Riteniamo, con buona approssimazione, che qui venti minuti di ‘buco’ fossero dovuti a un rifornimento di benzina”.

E ancora: “Abbiamo trovato dei rifornimenti compatibili con la benzina trovata nel serbatoio della signora. Questo ci permette di dire che la signora è entrata a Sant’Agata di Militello con poca benzina”. Poi, ci tiene a ringraziare tutti i soccorritori: “Sarebbe ingeneroso dire che tutte le professionalità intervenute in queste settimane non hanno lavorato bene, devo ringraziare la Prefettura, Polizia, i vigili del fuoco, la Protezione civile, i cacciatori di Sicilia e l’Esercito, la Gdf, Carabinieri e tutti quelli che hanno lavorato in questi giorni”. “A noi interessava il risultato e lo abbiamo raggiunto – dice – ringrazio il signor Pino (Di Bello ndr) che ha trovato il bambino, ma anche tutte le forze dell’ordine. “Ciascuno a loro modo ha contribuito in modo determinante al risultato che dovevamo raggiungere, cioè trovare i resti del bambino”. Mentre i Vigili si dicono “profondamente addolorati per la morte di Viviana e di Gioele” e “vicini al dolore di papà Daniele. Tutto il nostro personale, tutti i Vigili del fuoco che hanno partecipato e si sono impegnati senza sosta nelle ricerche, si stringono intorno a lui”. “In queste giornate terribili, dopo aver trovato qualche giorno fa il corpo senza vita di mamma Viviana, animati da un forte sentimento di speranza, abbiamo fatto tutto il possibile, insieme ad altri Enti ed Istituzioni coinvolte nelle ricerche, per trovare anche Gioele- dicono- Grazie all’accorato appello del padre ed alla cassa di risonanza che proprio i mezzi d’informazione hanno fatto a questa tragica vicenda, c’è stato un nuovo impulso alle ricerche fornito dai residenti del luogo che volontariamente si sono uniti agli uomini e alle donne delle istituzioni ed ai volontari organizzati, già impegnati già sul campo, apportando un indiscusso valore aggiunto all’attività, grazie anche alla specifica conoscenza”. Nel frattempo sono stati smobilitati tutte le tende e i mezzi nel piazzale del distributore di benzina di Caronia che per due settimane sono stati impegnati nelle ricerche. Fino al triste epilogo.
(Adnkronos)

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