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Un “network europeo” di uffici giudiziari, agenzie e università per gestione dei beni sequestrati e confiscati

Un network di uffici giudiziari, agenzie di recupero e gestione dei beni sequestrati e confiscati nonché università in dieci Stati membri dell’Unione Europea

Un network di uffici giudiziari, agenzie di recupero e gestione dei beni sequestrati e confiscati nonché università in dieci Stati membri dell’Unione Europea.
È quanto sarà costituito nell’ambito del progetto “Recover” che mira a migliorare l’attuazione del Regolamento europeo 1805/2018 sul “Riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca” quale strumento fondamentale di cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata ed economica.
Il Regolamento, infatti, ha un forte valore politico per il suo impatto in termini di politica criminale e per il suo effetto di promozione del mutuo riconoscimento in questo settore cruciale.
E il progetto Recover – diretto dall’Università di Catania in qualità di leader di un partenariato europeo con il coordinamento scientifico della prof.ssa Anna Maria Maugeri, docente ordinario di Diritto penale al Dipartimento di Giurisprudenza – è la prima iniziativa di analisi dell’impatto del Regolamento in oggetto sul piano del diritto penale sostanziale.
In particolare il progetto persegue l’obiettivo di focalizzare e risolvere le questioni giuridiche che insorgono in sede di interpretazione del Regolamento nonché creare le condizioni sostanziali necessarie per la sua attuazione in conformità con lo Stato di diritto, incrementando per tal via la fiducia reciproca e l’armonizzazione tra gli Stati Membri dell’Ue.
Sono coinvolti nel partenariato, oltre all’Università di Catania, anche i Ministeri della Giustizia di Polonia, Francia e Italia, le Procure generali di Lituania, Olanda, Spagna, Portogallo e Bulgaria, l’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano, l’Università Humboldt in Germania e l’Agenzia per la gestione e il recupero dei beni sequestrati e confiscati in Romania.
Il progetto è finanziato nel quadro del generale programma “Justice” dell’UE – gestito dalla Direzione Generale Giustizia della Commissione Europea – che promuove il raggiungimento di obiettivi quali la cooperazione giudiziaria in materia civile e penale, la formazione giudiziaria, un migliore accesso alla giustizia nell’UE.
«Il progetto Recover si articola in diverse fasi – spiega la prof.ssa Maugeri -: la definizione della nozione di “procedimenti in materia penale” del Regolamento; la definizione delle tipologie di provvedimenti di congelamento e confisca che rientrano nell’ambito applicativo del Regolamento in ciascuno Stato membro, con le necessarie correlate garanzie; l’individuazione delle garanzie nel procedimento di mutuo riconoscimento».
Si tratta in particolare di fare emergere i principali ostacoli e le questioni giuridiche in sede di attuazione del Regolamento, promuovere la circolazione della migliore prassi formatasi al riguardo nonché valutare la possibilità di applicare il Regolamento alle persone giuridiche.
«Tra gli obiettivi anche quelli di focalizzare le problematiche giuridiche e pratiche che ineriscono all’attività delle agenzie di recupero e gestione dei beni sequestrati e confiscati e, inoltre, promuovere la gestione efficiente dei beni sequestrati, la tutela dei diritti delle vittime e il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati» aggiunge la docente dell’ateneo catanese.
Per raggiungere gli obiettivi il progetto Recover prevede la realizzazione di una rete tra gli Stati membri coinvolti nel partenariato mediante analisi documentali, report sullo stato dell’arte a livello nazionale da predisporre sulla base di questionari nonché workshop come strumento di dialogo diretto.
É previsto anche il coinvolgimento degli Stati membri non facenti parte del progetto mediante interviste ad esperti, workshop funzionali alla disseminazione dei risultati del progetto, seminari internazionali mirati alla diffusione delle conoscenze come base della fiducia reciproca.

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«Le migliori prassi, le linee-guida e le proposte di riforma saranno raccolte in una banca dati completa, a disposizione di tutti gli Stati membri dell’UE ai fini di una proficua applicazione del Regolamento» conclude la prof.ssa Maugeri.

Foto: Prof.ssa Maugeri

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