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Gli architetti a colloquio con i candidati sindaco

L’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania ha consegnato ai candidati sindaco un documento redatto a più mani, quale contributo fattivo per coloro che andranno a guidare e governare la città

Proiettarsi in un futuro di rinascita, puntando alla rigenerazione urbana, attraverso una visione organica e globale, relativamente alla programmazione delle opere pubbliche e alla promozione della qualità architettonica. L’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania storicamente presente nei vari processi che negli anni hanno avviato fasi di studio e pianificazione riguardanti il territorio, il paesaggio, l’ambiente e l’architettura nella sua definizione più ampia, ha consegnato ai candidati sindaco un documento redatto a più mani, quale contributo fattivo per coloro che andranno a guidare e governare la città.

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All’interno del dossier una nuova visione di Catania che prende forma da: New European Bauhaus, PNRR, Green City, Piano Strategico della Città Metropolitana, Piano per la mobilità sostenibile e PUG. Nella sede dell’Ordine etneo hanno partecipato i sette candidati sindaco Giuseppe Giuffrida, Gabriele Savoca, Enrico Trantino, Vincenzo Drago, Maurizio Caserta, Lanfranco Zappalà, Giuseppe Lipera.

«Affinché si possa garantire una trasformazione urbana di qualità è necessario avere programmi di progetti condivisi, attraverso una democrazia urbana partecipata, coraggio nella trasformazione e innovazione, verso una nuova e auspicata rispettabilità, a volte smarrita – ha affermato Sebastian Carlo Greco, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Catania – Perno centrale della programmazione della Città futura è la Pianificazione ai diversi livelli (Territoriale, infrastrutturale, intercomunale, urbanistica, waterplan, economica, sociale e culturale) che si conferma quale strumento primario di previsione e buon governo del territorio. Nelle varie declinazioni, questa – non potendosi sganciare dal principio gerarchico degli strumenti imposto dalla norma – deve necessariamente vedere correlati i vari livelli e avere una particolare attenzione alla improrogabile attuazione di una capillare rigenerazione urbana attenta al rischio sismico e idraulico, al reperimento di spazi aperti al Layer Zero, alla sostenibilità, alla sicurezza, al recupero del centro storico, alla riprogrammazione del sistema dei trasporti, al recupero delle periferie, al consumo di suolo con bilancio zero, all’integrazione efficace con i vicini nuclei urbani».

 

 

Dal punto di vista culturale, la posizione per gli architetti dirimente riguarda la considerazione che l’opera dell’uomo vive nel paesaggio, non altrove, e lo valorizza con la propria presenza, trasformandolo con conoscenza, consapevolezza e buone pratiche. «Bisogna garantire la salvaguardia del patrimonio esistente valorizzandolo, ossia mettendolo a frutto anche economicamente – ha aggiunto il presidente Greco – Tutto questo comporta una certezza: non possiamo rimanere immobili, a contemplare un paesaggio cristallizzato da un rigido regime di tutela, senza possibilità d’azione. Non c’è tutela senza valorizzazione, e viceversa».

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