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Festa di Sant’Agata, Fipe-Confcommercio Catania punta il dito contro organizzazione

A pochi giorni dall’avvio delle festività agatine, Fipe-Confcommercio Catania lamenta la poca attenzione nell’organizzazione della festa che, tra devoti e turisti, vedrà circa duecentomila persone invadere le strade del centro lungo il percorso del fercolo

Abusivismo commerciale, mancanza di un piano igienico-sanitario e concessioni di suolo pubblico rilasciate agli ambulanti davanti agli esercizi commerciali, spesso per la vendita della stessa tipologia di prodotto.

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A pochi giorni dall’avvio delle festività agatine, Fipe-Confcommercio Catania lamenta la poca attenzione nell’organizzazione della festa che, tra devoti e turisti, vedrà circa duecentomila persone invadere le strade del centro lungo il percorso del fercolo.

«Non è più tollerabile – tuona Giovanni Trimboli, presidente provinciale dei ristoratori aderenti alla federazione italiana dei pubblici esercizi – vedere, in ogni angolo delle strade, bracieri accesi e abusivi intenti a vendere alimenti e bevande senza alcuna autorizzazione».

«Vorremmo sapere – prosegue – come le autorità competenti contrasteranno questo fenomeno, dato che da tempo bar e ristoranti della nostra città, con regolare licenza, vengono sottoposti a controlli assidui e a volte anche con una quantità di personale esagerato».

Oltre al fenomeno della concorrenza sleale, che mette in crisi le attività commerciali, già piegate da un aumento sconsiderato, superiore al 50 per cento, del costo delle materie prime e dell’energia, secondo Fipe-Confcommercio, mancherebbe un vero piano igienico-sanitario: «Non possiamo supportare – afferma Rosario Menza, presidente dei bar della provincia di Catania – le necessità di quanti chiederanno di usufruire dei nostri servizi igienici, spesso oggetto di danni strutturali per l’enorme affluenza di persone, soprattutto non clienti».

Per questa ragione Menza chiede all’organizzazione se ha previsto la presenza di bagni chimici e quante sarebbero le oasi collocate in città.

Fipe-Confcommercio Catania punta, infine, il dito contro il provvedimento dirigenziale del Comune di Catania che disciplina le aree pubbliche a uso commerciale, ritenendolo un “copia-incolla”, ormai superato, di precedenti provvedimenti, non tenendo conto dell’effettiva presenza, in centro, di bar e ristoranti.

«A parte i venditori di torrone, che fanno parte della tradizione – conclude Trimboli – non è possibile che davanti o nei pressi di attività di somministrazione si dia la possibilità a un ambulante di vendere gli stessi prodotti».

 

 

Per questi motivi, la federazione provinciale dei pubblici esercizi chiede che le aree vengano riviste e, per le prossime edizioni della festa, di partecipare alle riunioni organizzative, così da poter dare un parere tecnico ed evitare malumori tra i commercianti.

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