«Il processo di estrazione e valorizzazione degli scarti di ficodindia è realizzabile: produce reddito e occupazione e va a vantaggio dei territori». Questo il dato importante del progetto tutto siciliano, EBioScart, per la valorizzazione degli scarti di Opuntia Ficus Indica, emerso nel corso della presentazione nella sala G. Matteotti di Palazzo Theodoli-Bianchelli della Camera dei Deputati, a Roma.
EBioScart, finanziato dalla sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2023, è giunto ormai quasi alla fine del suo percorso, che, entrato nella sua piena operatività post Covid, a maggio 2021, si appresta ormai a divulgare le risultanze delle sue attività che hanno coniugato insieme ricerca, sperimentazione, innovazione tecnologica. «Siamo stati ospitati in una location autorevole e appropriata – ha dichiarato l’Innovation Broker, dott. Carmelo Danzì – quasi alla fine della nostra esperienza, durata 33 mesi per trasmettere i risultati di laboratorio del trasferimento scientifico e della validazione economica del progetto, che consegna alla collettività un documento che è un manuale d’uso di EbioScart, in cui vengono riassunti i punti salienti e gli obiettivi che ci eravamo prefissati di raggiungere e che sono stati tutti raggiunti. Mai come oggi è attuale il tema della sostenibilità ambientale. Con EbioScart si è dimostrato che tutto ciò che era punto di debolezza, gli scarti di produzione, oggi sono punto di avvio di un’economia circolare».
Guidato dal Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (PSTS), soggetto capofila, EBioScart ha coinvolto un ampio partenariato, dall’Università di Catania, Di3A, soggetti appartenenti alla filiera ma estranei alla produzione come Ficurinia Srl e Promotergroup Spa, alle aziende di tre poli produttivi siciliani: Sud Ovest Etneo (Catania), Santa Margherita del Belìce (Agrigento), e Roccapalumba (Palermo).
Il Convegno sulla “Valorizzazione degli scarti di ficodindia e prospettive del comparto a completamento della filiera”, è stato moderato e spiegato dalla dott.ssa Nicoletta Paparone, responsabile di progetto. «Come Parco Scientifico – ha detto il dott. Rosario Minasola, nuovo presidente PSTS – siamo stati coinvolti nel coordinamento di questo importante progetto, ma la cosa più bella e più importante è che stiamo valorizzando le aziende della Sicilia e stiamo trovando degli spazi per innovare e trovare questo coordinamento».
In apertura dell’incontro sono intervenuti la dott.ssa Aurora Giovanna Ursino, presidente Ordine Agronomi di Catania e il dott. Pietro Bua, imprenditore agricolo etneo, nella cui azienda a Biancavilla è stata ospitata la nuova linea per l’estrazione e separazione di tutte le componenti del ficodindia.
Sulla validazione economica dell’investimento EBioScart è intervenuto il Prof. Giuseppe Timpanaro Di3A Università degli Studi di Catania. «Il processo è realizzabile – ha affermato il docente universitario – produce reddito, produce occupazione. Va a vantaggio dei territori, risolve un problema concreto delle imprese e riesce, con una capacità di trasformazione di 300 tonnellate a ripagare l’investimento realizzato nell’arco di cinque anni. Si tratta quindi di un investimento pienamente realizzabile. Bisogna tenere presente che i bio prodotti dei ficodindia siciliani hanno un valore notevolmente più elevato di qualsiasi altro bio prodotto ottenibile in altre parte del mondo».
Del recupero e della valorizzazione dei bio prodotti estratti da ciò che fino a prima rappresentava uno scarto e quindi un costo per l’aziende ha parlato il Prof. Biagio Fallico Di3A Università degli Studi di Catania, spiegando le straordinarie capacità di tali sostanze che possono essere impiegate con risultati eccezionali in diversi campi, dalla cosmesi, alla nutraceutica, farmaceutica, ma addirittura in usi più comuni, come la conservazione delle carni.
Sull’uso del digestato ed efficientamento biodinamico del suolo è intervenuto il dott. Gero Barbera, vice presidente Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Agrigento.