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Congresso degli Anglisti: “Più fondi per la ricerca nel campo delle discipline umanistiche”

Il congresso – dal titolo “Experiment and innovation: branching forwards and backwards” – si è concluso stamattina al Monastero dei Benedettini dove, per tre giorni, si sono confrontati oltre 300 studiosi da ogni università italiana e di prestigiosi ‘plenary speakers’ provenienti da università anglosassoni

«Occorre in futuro interfacciarsi sempre di più con le istituzioni europee per far sentire la ‘voce’ delle discipline umanistiche in Europa perché il finanziamento della ricerca umanistica deve essere maggiormente sostenuto e, inoltre, dobbiamo prestare una migliore attenzione alla sinergia tra tutte le componenti degli studi delle aree umanistiche».
Con queste parole il prof. Carlo Bajetta dell’Università della Valle d’Aosta e presidente dell’Associazione Italiana di Anglistica, è intervenuto al trentesimo convegno sullo studio, insegnamento e ricerca universitari in Anglistica che abbraccia i settori della lingua, della letteratura e della cultura inglese.
Il congresso – dal titolo “Experiment and innovation: branching forwards and backwards” – si è concluso stamattina al Monastero dei Benedettini dove, per tre giorni, si sono confrontati oltre 300 studiosi da ogni università italiana e di prestigiosi ‘plenary speakers’ provenienti da università anglosassoni. Lavori che sono stati organizzati dal gruppo degli anglisti del Dipartimento di Scienze umanistiche – i docenti Stefania Arcara, Salvatore Ciancitto, Manuela D’Amore, Iain Halliday, Mariagrazia Nicolosi, Gemma Persico, Giuliana Russo, Massimo Sturiale (membro del Direttivo AIA), Marco Venuti, Francesca Vigo e Raffaele Zago – coadiuvati da Maurizio Ascari (Università di Bologna) e Giovanna Buonanno (Università di Modena e Reggio Emilia), anch’essi componenti del comitato scientifico del convegno.
«In questo momento l’anglistica italiana è a livelli internazionali molto importanti – ha aggiunto il prof. Carlo Bajetta -. Siamo sempre di più crescendo come capacità di intervento nello studio della lingue e letterature inglesi anche non tipicamente britanniche e la rieduzione dei tetsi inglesi. Tanti italiani sono all’interno di comitati scientifici e importanti progetti a livello europeo. È un buon segnale per tutta l’anglistica italiana e anche per le università italiane in generale».
«Sperimentazione e innovazione sono temi fondamentali della ricerca di oggi e il congresso rappresenta un importante strumento per estendere la riflessione su tematiche tradizionali dell’Anglistica, come ad esempio l’evoluzione dell’inglese utilizzato in Medicina o in altre discipline scientifiche o contesti, tra passato e futuro» ha aggiunto il rettore Franceso Priolo dell’Università di Catania.
Non a caso tra le diverse sessioni di lavoro alcune sono state incentrate sull’evoluzione dell’inglese in diversi campi: dalle ricette di cucina alla divulgazione scientifica, passando per la comunicazione legale, le teorie complottistiche, l’uso dei social, i temi ‘gender’, immigrazione e viaggi, pandemia e comunicazione digitale, cinema e altri linguaggi artistici, e l’uso accademico o aziendale dell’inglese. Una attenzione specifica è stata dedicata alle aree post-coloniali come l’Egitto o il Canada.
Aspetti evidenziati dai ‘plenary speakers’ Mona Baker (University of Oslo), Colin Burrow (University of Oxford) e Patricia Pulham (University of Surrey) e da numerosi altri interventi nei 35 seminari e nelle tavole rotonde i.
«Il convegno si è tenuto per la seconda volta a Catania, proprio nel 2001 la città etnea aveva ospitato la ventesima edizione dal titolo ‘Rites of Passage’, a testimonianza della particolare attenzione che il Disum presta a questo settore in continua crescita – ha spiegato la prof.ssa Marian Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’ateneo catanese -. Nel corso del convegno sono stati approfonditi aspetti importanti come la sperimentazione metodologica, la cultura umanistica e l’apertura al digitale sempre tenendo conto che l’innovazione affonda le sue radici nel passato e che le lingue mescolano il passato al presente».

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In chiusura di lavori, stamattina, l’assemblea dei soci ha deciso di prorogare, ancora per un altro anno, il direttivo attuale composto dai docenti Carlo Bajetta (Università della Valle d’Aosta) nel ruolo di presidente, Silvia Bruti (Università di Pisa) come vicepresidente, Massimo Sturiale (Università di Catania) nel ruolo di segretario-tesoriere e, inoltre, Silvia Antosa (Università “Kore” di Enna, Rocco Coronato (Università di Padova), Stefania Maci (Università di Bergamo) e Elisabetta Marino (Università di Roma Tor Vergata). l prossimo convegno sarà organizzato dall’Università della Calabria.

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