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Alma Laurea su laureati catanesi: gradimento per didattica e strutture, focus occupazione crescente

Il rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati 2021 ha analizzato le performance formative di circa 300 mila laureati del 2021 di 77 università italiane, di cui 6.191 dell’Università di Catania (3.447 di primo livello, 1.710 magistrali biennali e 992 a ciclo unico, e altri iscritti a corsi pre-riforma)

L’87,3 % dei laureati nell’anno solare 2021 all’Università di Catania è soddisfatto del rapporto con il corpo docente, il 77,1% considera le aule e le altre infrastrutture dell’Ateneo adeguate e l’80,7% ritiene il carico di studio sostenuto, dall’immatricolazione fino alla laurea, adeguato alla durata del corso. Più in generale, il 90,1% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso, il 70,2% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso ateneo, mentre un aggiuntivo 7,3% si iscriverebbe nuovamente a Unict, ma cambiando corso.
È uno dei dati – riguardante in particolare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa – che scaturiscono dal recente Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati 2021, che ha analizzato le performance formative di circa 300 mila laureati del 2021 di 77 università italiane, di cui 6.191 dell’Università di Catania (3.447 di primo livello, 1.710 magistrali biennali e 992 a ciclo unico, e altri iscritti a corsi pre-riforma).
Il ‘focus’ sulla Condizione occupazionale ha riguardato, invece, complessivamente 11.617 laureati etnei, in particolare laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2020 e intervistati a un anno dal titolo e laureati di secondo livello usciti nel 2016 e intervistati dopo cinque anni.
In questo caso, emerge che il 77,0% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello. Fra coloro che non proseguono, a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è del 60,0% (in linea con la media delle università siciliane del 60,4% mentre il 74,5 % è la media nazionale.
Tra i laureati di secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) del 2020 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 67,5% (a fronte di una media nazionale del 74,6% e siciliana del 64,0%). Lo scorso anno questo dato era del 56,2%.
Ma a cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello catanesi sale fino all’86,2%, appena due punti sotto la media nazionale dell’88,5% e superiore alla media isolana (85,1%). Anche qui si registra una sensibile crescita, poiché nella rilevazione precedente il tasso a 5 anni era del 79,7%. Un ottimo biglietto da visita, dunque, per le lauree magistrali catanesi, le cui nuove immatricolazioni si aprono il prossimo 18 luglio.
E per il 68,6% di chi trova un lavoro a un anno dal titolo, la laurea conseguita a Catania è efficace o molto efficace (due punti in più della media degli altri atenei italiani), a 5 anni è efficace per il 77% dei laureati magistrali, ben più del 69,5% nazionale.
«Gli indicatori rilevati dal Consorzio AlmaLaurea sui nostri laureati nel 2021 ci fanno essere ottimisti – ha commentato il rettore Francesco Priolo -. Sia quelli che sottolineano il gradimento per l’esperienza universitaria, sia i parametri sulla condizione occupazionale. Cresciamo sia rispetto alla media nazionale che rispetto ai nostri stessi dati dello scorso anno, e ciò significa che – pur con tutte le difficoltà legate al contesto siciliano – stiamo intervenendo in maniera efficace in tutto ciò che può servire a garantire didattica e servizi di qualità, che hanno come ricaduta il più facile collocamento dei nostri laureati in tutti i contesti occupazionali: un aspetto, questo, sul quale facciamo leva per promuovere anche la campagna immatricolazioni per il nuovo anno accademico».
Per quanto riguarda, invece, la graduatoria Censis diffusa nei giorni scorsi, il rettore osserva inoltre che «l’Università di Catania ha registrato un lievissimo calo del punteggio generale pari a 0,2, ma occorre precisare che i dati si riferiscono principalmente all’anno accademico 2020-2021, in un periodo di piena emergenza pandemica». «Non a caso – prosegue il rettore – quasi tutti i grandi atenei, oltre a quelli siciliani, hanno presentato lo stesso risultato. Nonostante tutto abbiamo registrato 4 punti in più relativamente alle Borse e contributi alla luce degli investimenti in favore degli studenti da parte dell’Ateneo e dell’Ersu e mantenuto stabile i risultati relativi alla Comunicazione e servizi digitali e all’Occupabilità. Le criticità sono state registrate nei Servizi, nelle Strutture e Internazionalizzazione, tutte voci che, anche da noi, hanno inevitabilmente risentito della fase pandemica nell’anno accademico 2020-2021. Questi dati, ovviamente, già dalla prossima rilevazione saranno certamente migliori, alla luce degli investimenti che in questi ultimi due anni abbiamo fatto».
AlmaLaurea fornisce, infine, una ‘fotografia’ dei laureati catanesi. L’età media alla laurea è 26,3 anni, nello specifico di 25 anni per i laureati di primo livello e di 28 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore. Il voto medio di laurea è 104,6 su 110: 101,9 per i laureati di primo livello e 109,4 per i magistrali biennali.

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Il 61,2% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: è il 69,1% tra i laureati di primo livello e il 58,6% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce all’85,4% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio). Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) il 5,6% dei laureati: il 4,2% per i triennali e l’8,1% per magistrali biennali (quota, quest’ultima, che sale all’11,2% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio). Il 51,2% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 51,1% tra i laureati di primo livello e il 56,4% tra i magistrali biennali.

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