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L’Ulivo 2.0 di Letta, Dem motore coalizione e obiettivo vittoria 2023

Roma, 14 mar. – “Io non ho lasciato la mia vita precedente per guidarvi a una sconfitta” ma per guidare un partito che “ha l’ambizione di vincere con una coalizione. Il primo test saranno le amministrative ma il nostro obiettivo sono le politiche del 2023 per essere l’alternativa alla destra di Meloni e Salvini”. Enrico Letta torna al Nazareno dopo 7 anni, in quella stessa sala dove nel 2014 la Direzione Pd decretò la sua uscita da palazzo Chigi. Ci arriva con un progetto lungo che guarda alle politiche del 2023 e con uno schema nuovo ma ‘familiare’ allo stesso tempo. Quel Pd che torna ‘motore della coalizione’. Non a caso il neosegretario cita due momenti come punto di riferimento: la vittoria dell’Ulivo del 1996 e quella del 2006, sempre con Romano Prodi. “Noi dobbiamo pensare che abbiamo vinto le elezioni e governato quando abbiamo fatto coalizioni. Quando siamo andati per conto nostro abbiamo perso. Nel 1996 e 2006” abbiamo vinto perchè “la coalizione è fondamentale, aprirsi alle alleanze, io sono uno che crede nelle coalizioni e ho imparato che ad aprirsi ci si guadagna sempre”. Un lavoro di ‘tessitura’ che va da Calenda a Fratoianni, passando anche per Matteo Renzi e i 5 Stelle, ovviamente, su cui il segretario si sofferma ma insieme agli altri potenziali partner della coalizione. “Io parlerò nelle prossime settimane con tutti coloro che fuori dal Pd possono essere interessati al dialogo e a un linguaggio comune: Speranza, Bonino, Calenda, Matteo Renzi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Tutti i possibili interlocutori. E anche nella società, non solo nella politica”.

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E quindi sui 5 stelle: “Questo nostro centrosinistra andrà all’incontro con i 5 Stelle che saranno guidati da Giuseppe Conte, non sapendo ancora come sarà il M5S guidato da Conte, ma andremo con rispetto e attenzione”. Una posizione che raccoglie tutte le aree Pd che, ancora prima del discorso di Letta, hanno confermato il sostegno.Un consenso unanime che, nelle previsioni dei dem, dovrebbe essere rappresentato nella segreteria. Un organismo unitario e collegiale, dunque. Intanto, una prima conferma della continuità con l”era’ Zingaretti: la rielezione in assemblea di Walter Verini a Tesoriere.

Lo schema “ulivista” di Letta, di coalizione ampia con il Pd al centro, promotore di alleanze, è anche corredato da un pacchetto di riforme su cui il neosegretario si confronterà con i gruppi parlamentari. Come è stato con la segreteria Zingaretti, anche Letta si troverà davanti a gruppi che rispondono a un’era geologica fadel Pd, quella di Renzi segretario. Il sostegno politico è stato assicurato oggi con l’ampio voto in assemblea anche di Base Riformista che è maggioritaria tra deputati e senatori. Secondo alcune indiscrezioni, i due attuali capigruppo – Andrea Marcucci e Graziano Delrio- potrebbero cedere il passo. Al momento non vi sono conferme ma se dovesse esserci un avvicendamento, si potrà fare solo con un accordo visto che le presidenze dei gruppi sono elettive. Nel pacchetto di riforme di cui ha parlato oggi Letta ce ne sono due particolarmente significative. Una è la legge elettorale. Il segretario dice che va cambiata, non vanno bene nè il Porcellum nè il Rosatellum. Ma non nomina affatto il proporzionale, prima scelta finora per i dem. Un sistema che forse non si concilia del tutto con lo schema di coalizioni, maggioritario delineato oggi dal segretario. La seconda è invece una proposta che ha una forte caratura identitaria e che è subito balzato nelle ‘tendenze’ di twitter. Letta ha infatti rilanciato lo Ius Soli, tema già sollevato nel suo programma ai tempi di palazzo Chigi. Una proposta che ha provocato una replica dura da Lega, Fdi ma anche da Forza Italia dividendo la maggioranza a sostegno di Mario Draghi ma che ha subito raccolto il consenso dei potenziali partner di coalizione a cui guarda Letta. Insomma, centrodestra vs centrosinistra.

Sulla composizione della squadra, Letta ha fornito alcune indicazioni nel suo discorso di oggi. Intanto un nuovo incarico ad hoc che riflette la volontà di apertura del Pd che ha in mente il nuovo segretario: ci sarà un responsabile delle politiche di prossimità perchè “sui territori dobbiamo riaffermarci come il partito della prossimità, in tanti momenti ce lo siamo dimenticati e siamo diventati il partito delle Ztl. Il territorio deve essere in campo da gioco, in cui va sfidata la Lega”. Quindi i giovani. Un ricambio generazionale nei ruoli e nelle idee. “Ho vissuto con una nuova generazione, mi hanno insegnato tanto e parafrasando don Mazzolari mi sento di dire che questo non deve essere il partito che parla dei giovani ma che fa parlare i giovani, saranno al centro della mia azione a tutto campo e su tutti i temi”. E ai giovani sono dedicati due progetti che Letta intende mettere in campo: l’Università democratica e le ‘Agorà democratiche’ aperte a tutti coloro che vorranno parteciparvi. E poi le donne. Anche su questo passaggio – come quello sulle correnti- Letta è andato diretto: “Noi del Pd abbiamo un problema su questo tema, lo metterò al centro della mia azione”. In questo senso le indiscrezioni su una vicesegretaria (Roberta Pinotti, Debora Serracchiani, Alessia Morani tra i nomi che circolano). Ma si parla anche dell’orlandiano Peppe Provenzano. Se la nuova segreteria dovrà essere unitaria, comunque, Letta dovrà ‘ascoltare’ le proposte di tutte le aree. Diversi comunque sono i lettiani della prima ora che potrebbero essere richiamati (Paola de Micheli, Francesco Boccia, Anna Ascani), ma sono due rimasti, anche in queste ore, sempre al fianco con il segretario: Alessia Mosca e soprattutto Marco Meloni. Di certo,Letta coinvolgerà qualcuno dei ‘suoi’ studenti pescati tra Scuola di Politiche e SciencePo. Intanto da domani parte il percorso di discussione nei circoli. “Le idee che ho esposto all’assemblea del Pd le posterò in una serie di tweet e soprattutto le discuteremo insieme nelle prossime 2 settimane. Domani pubblicheremo un vademecum su come farlo e poi ci rivedremo in Assemblea”, scrive Letta su twitter che oggi ha lasciato intendere che nel Pd che immagina, il web dovrà avere uno spazio importante.
(Mon-Gmg/Adnkronos)

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