Il coniglio, l’animale che in passato aveva fatto parte dell’alimentazione umana da un certo tempo viene considerato un animale da compagnia, simile ad un cane o un gatto.
A causa di questo comportamento gli allevamenti di conigli diminuiscono di numero. Anche la richiesta alimentare muta e il consumo si dirige verso ingredienti vegetali a base di fibre. Il mutato atteggiamento del consumatore verso la carne di questi lagomorfi diminuisce anche in Italia, mentre in altre parti d’Europa già da tempo sono tenuti in casa come fossero cani o gatti. In aggiunta pare che anche l’Iniziativa dei Cittadini Europei “End the Cage Age” (Stop all’era delle gabbie), sostenuta da circa 100 associazioni in 24 paesi, che unisce le organizzazioni di protezione animale, politiche e ambientaliste sotto una bandiera comune, allo scopo di migliorare la vita degli animali negli allevamenti in tutto il continente eliminando l’uso delle gabbie, pare avere avuto alcuni effetti sostanziali nel modo in cui guardiamo questi piccoli animali.
Il coniglio è ormai provato essere un eccezionale animale da compagnia, questo diventa ancor più vero quanto più si costruisce una relazione stretta con l’animale. Partiamo però dal presupposto che non è sicuramente né un cane né un gatto, è semplicemente diverso. Il coniglio riconoscerebbe il proprio amico umano sia con l’olfatto che con la vista. Non è inusuale al rientro in casa vedere il proprio coniglietto galoppare verso di noi, oppure attendere con smania la nostra mano che si avvicina per coccolarlo. Anche questi “piccoletti” amano le coccole e pare gradiscano essere accarezzati sulla testa, sul nasino, sulle gote e, proprio come noi, in diverse parti del corpo.
La nuova tendenza di fatto ha avuto grande eco presso le associazioni animaliste che festeggiano la discesa del 40% dei conigli macellati. Gli allevamenti di conigli diminuiscono di numero a vista d’occhio e la bussola di questo trend sembra essere il Trevigiano (Fonte: Ansa.it), zona centrale per l’attività di allevamento dei piccoli animali. Queste nuove tendenze ci fanno capire ancora una volta che un cambio di prospettiva nel modo in cui guardiamo gli animali ha un potere enorme e può stravolgere la produzione e i consumi anche nell’arco di un tempo molto breve.