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Associazioni ambientaliste impugnano al Tar il calendario venatorio

Caccia nefasta per la fauna scampata da incendi e siccità

Mercoledi 1 settembre si riapre la caccia in Sicilia, nonostante l’intensa stagione siccitosa e la drammatica e catastrofica ondata di incendi – tuttora in corso – che stanno devastando il territorio. Ma il Calendario Venatorio emanato dall’Assessore all’agricoltura, Toni Scilla, ha addirittura anticipato di ben un mese la data di apertura ed ha previsto la caccia anche alla Tortora selvatica,  specie a rischio a livello europeo ed in precario stato di conservazione, che il Ministero della Transizione ecologica e l’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) avevano più volte chiesto alla Regione di escludere dall’elenco delle specie cacciabili.

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Nelle scorse settimane le Associazioni ambientaliste ed animaliste avevano inviato due diffide, un documento tecnico-scientifico e numerosi appelli al Presidente della Regione, Nello Musumeci, per chiedergli di revocare il Calendario venatorio e salvare gli animali selvatici scampati dalle fiamme, non ottenendo mai nessuna risposta. Adesso, quindi, le associazioni nazionali e regionali WWF Italia, Legambiente Sicilia, Lipu BirdLife Italia, LNDC Animal Protection ed Enpa – difese dagli avvocati Antonella Bonanno e Nicola Giudice – hanno presentato un articolato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, per contrastare l’arroganza della Regione che, in spregio al buonsenso, incurante delle indicazioni ministeriali e scientifiche ed in violazione delle normative regionali, nazionale e comunitaria, ha deciso di dare il via libera alle 25mila doppiette siciliane.

 

Già nelle precedenti stagioni venatorie il TAR ed il Consiglio di Giustizia Amministrava hanno pesantemente censurato i Calendari venatori siciliani, ritenendoli illegittimi e sospendendo la caccia in via cautelare. Anche quest’anno, pertanto, le Associazioni ambientaliste ed animaliste si rivolgono con fiducia alla Magistratura, per impedire forzature e violazioni di legge e per difendere, ancora una volta, gli animali selvatici che – ricordano – costituiscono  “patrimonio indisponibile dello Stato” e non bersagli mobili per il divertimento dei fucili.

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