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Mostra “Illuminate”. Le donne catanesi e un cono di luce sul buio della storia

CATANIA – Si è aperta ieri sera la interessante mostra “Illuminate. Donne catanesi nella storia”, che si inserisce nell’ambito della manifestazione Sharper -la Notte Europea dei ricercatori e delle ricercatrici. La Mostra nasce con la scelta di porre l’attenzione su 12 donne catanesi molto poco conosciute, attraverso un lavoro lento e difficile di ricerca storiografica che dimostra, ancora una volta, quanto sia complicato dare la luce a storie nascoste, a volte occultate, dalla storia ufficiale.
Il Centro studi di Genere Genus, rappresentato dalle docenti Arcara e Nicolosi, ha dato lo stimolo per la ricerca che è stata portata avanti dal Collettivo RivoltaPagina, che sin dal 2014 ha iniziato un corposo lavoro di ricerca che ha dato luogo a una mostra “in itinere” dal titolo “Anche la cancellazione è violenza” che oggi conta ben 48 pannelli di altrettante figure femminili illuminate, ai quali si andranno ad aggiungere questi ultimi 12 attualmente in mostra. La mostra dal 2014 è stata esposta già in 32 luoghi diversi.

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Immergersi nelle storie personali delle donne di questa mostra ci rende evidente che si tratta di figure eterogenee, provenienti da ambiti sociali anche molto diversi, non vi è alcuna simmetria tra di loro e spesso non vi è nemmeno una emancipazione femminista, che emerge invece dal racconto storiografico. Tra le donne Illuminate ci sono combattenti, artiste, mediche, matematiche, ricercatrici e scrittrici, metereologhe, abbadesse, giornaliste. Donne intelligenti, capaci, innovative, inquiete, in grado di dare molto alla società in cui sono vissute. Donne che hanno saputo, in molti casi, inserirsi in vuoti esistenti e riempiendoli con perizia e inventiva, ma non hanno mai ricevuto in cambio nemmeno il riconoscimento dovuto. Donne che hanno inventato, hanno lavorato duramente, hanno compiuto atti eroici a volte, ma tutte indistintamente sono state oscurate dai manuali ufficiali di storia, quasi che la storia fatta dalle donne non avesse importanza tale da essere ricordata. Questo è l’oscurantismo da cui si vuole venir fuori, come sottolinea la professoressa Nicolosi nella presentazione d’apertura della mostra, chiarendo che “i pannelli non soltanto mettono in rilievo zone di oscurità storica enormi, ma anche che vi è ancora un gran lavoro da fare per decolonizzare l’immaginario”, a partire anche dalle parole usate per raccontare. Interessante è da questo punto di vista l’uso dell’aggettivo “virile” riferito al coraggio avuto in un atto eroico compiuto da una donna, per esempio, proprio su una targa che lo ricorda. O ancora la pretesa mancanza di “doti virili” per ottenere la docenza, ritenute evidentemente necessarie.
Ci si augura che la mostra essere fruita da un buon numero di persone (sarà aperta fino al 3 Ottobre), ma soprattutto in futuro, insieme al resto dei pannelli oggi non esposti, nelle scuole, affinché si renda chiaro a tutti, ma soprattutto alle bambine e alle ragazze, che la storia che conosciamo manca di tutta una parte, quella di cui sono protagoniste le donne.
La mostra è allestita nelle Cucine del Monastero dei Benedettini, forse il luogo più bello dell’edificio, adatto per “cucinare” belle storie, come quelle che si vogliono oggi ricordare.

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