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I fondatori di Arcigay.it si sposano, le nozze saranno celebrate a Giarre

Palermo, 3 set. – Il 31 ottobre 2020 in occasione del 40esimo anniversario del delitto di Giarre, evento che ha segnato la storia del Movimento Lgbt+, i fondatori di Arcigay in Italia Massimo Milani e Gino Campanella tornano nel Comune del catanese per unirsi civilmente. E’ la prima unione civile mai celebrata a Giarre nell’autunno in cui a Roma viene discussa la legge contro l’omofobia e la misoginia. Massimo e Gino vivono insieme da oltre quarant’anni, l’esigenza di rendere ufficiale e legale la loro unione nasce da alcuni mesi di separazione forzata la scorsa primavera: controlli medici e terapie hanno costretto Gino nel letto di una struttura sanitaria di Palermo e a causa del lockdown Massimo non ha potuto raggiungerlo per tutto il tempo.

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“Il nostro è un matrimonio inutile e indispensabile – spiega Massimo Milani, attualmente presidente onorario di Arcigay – E inutile, perché nulla ormai ci può separare dopo tanti anni vissuti insieme, neanche la morte, forse. E indispensabile perché per due mesi siamo stati separati e isolati l’uno dall’altro. Due mesi durante i quali Gino lottava tra la vita e la morte. Due mesi che lo hanno visto poi miracolosamente risorgere a nuova vita e mi hanno fatto cambiare idea”. La cerimonia non poteva che essere organizzata in uno dei luoghi simbolo del movimento.

“Non si tratta soltanto di tenere accesa la memoria di un terribile atto di violenza – sottolinea Milani – ma anche di rendere giustizia ai due ragazzi che forse ci guarderanno dall’alto e troveranno pace e serenità, oggi che un amore tra due persone dello stesso sesso è possibile e vivibile alla luce del sole, anche se non ovunque”. A celebrare l’unione sarà Angelo D’Anna, sindaco di Giarre. “Onereremo con il massimo impegno e con cordiale accoglienza la richiesta di celebrazione dell’unione civile ricevuta – dice -. Sarà l’occasione per fare il punto sull’importantissimo delicato tema legato alla conquista di diritti civili e all’evoluzione e al progresso della nostra società, processo ancora in atto e che auspichiamo possa sempre più garantire il pieno rispetto della persona e della dignità che le è sempre dovuta”.
(Adnkronos)

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