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Settore elettrico/gas/ambiente, il 30 giugno anche a Catania sciopero e presidio

CATANIA – Mercoledì 30 giugno, in concomitanza dello sciopero nazionale del settore elettrico/gas/ambiente contro l’articolo 177 del Codice degli appalti, anche a Catania i sindacati di categoria, Filctem-Cgil, Femca e Flaei-Cisl, Uiltec-Uil terranno un presidio, dalle 9, in via Etnea, davanti alla Prefettura. L’art. 177 obbliga le aziende concessionarie a esternalizzare l’80% di tutte le attività oggetto di concessione, anche nei casi in cui le attività vengano svolte direttamente dal proprio personale.A Catania, a essere interessate sono le società partecipate comunali, e imprese come Edison e Italgas.
«Il tempo della transizione ecologica prospetta una forte crescita occupazionale – affermano le segreterie di Filctem-Cgil, Femca e Flaei-Cisl, Uiltec-Uil – ma se si applicasse così com’è l’articolo 177 del codice dei contratti pubblici rischierebbero il posto ben 150mila lavoratori dei settori energetico, gas e ambiente. Siamo pronti a mobilitarci. E siamo lieti di sapere che anche le imprese dei vari settori la pensano come noi. Siamo preoccupati per i nefasti effetti conseguenti alla norma che impone ai titolari di concessioni dirette di affidare una quota pari all’80 per cento dei propri contratti mediante procedure di evidenza pubblica. Affidare questi servizi, esternalizzandoli, a società terze inciderebbe sulla sicurezza e sulla qualità del lavoro».

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«E poi – aggiungono – si potrebbero verificare aumenti dei costi dei servizi prestati che si scaricherebbero ulteriormente sulle tasche degli utenti. È bene che non venga lesa la libera iniziativa economica e l’efficienza dei servizi di interesse economico generale. Si tratta di principi costituzionali e giuridici che vanno tutelati insieme ai livelli occupazionali».
«Il rischio – sottolineano i sindacati di categoria – è la desertificazione e destrutturazione dei servizi pubblici essenziali, lo smembramento delle aziende più importanti che finora hanno garantito un’attività altamente qualificata, la destrutturazione dei contratti nazionali. A perdere il lavoro saranno quelle persone che hanno aiutato il Paese nel momento più buio, garantendo durante la pandemia la piena efficienza dei servizi elettrici e del gas».

Anche i sindacati confederali sono intervenuti a tal proposito. «In ogni occasione possibile – scrivono Cgil, Cisl e Uil – abbiamo stimolato la politica a occuparsi seriamente di questa tematica che non trova alcun fondamento nella normativa europea di riferimento, ma che rischia nel nostro Paese, allo scadere della proroga fissata al 31 dicembre 2021, di creare grandissimi danni occupazionali e altrettanti disastri agli importantissimi servizi interessati dalla tematica relativa ad acqua, energia elettrica, gas, rifiuti».

In quest’ottica, i sindacati confederali hanno auspicato che il buonsenso prevalga, visto che tutte le parti interessate, l’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente compresa, auspicano la medesima soluzione. Cgil, Cisl e Uil si sono resi disponibili fin da subito a un serrato confronto con i ministeri interessati per una soluzione definitiva e condivisa della vicenda.

 

 

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