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Scuola, a Catania dispersione scolastica e disoccupazione interconnesse

CATANIA – Dispersione scolastica al 38%, tasso di disoccupazione vicino al 24% e saldo migratorio a +525. Sono i dati della provincia di Catania analizzati nel corso della 4° giornata nazionale delle Rsu e delegati della Cisl Scuola Catania, che si è svolta giovedì scorso. A discuterne, assieme ai temi della formazione degli insegnanti, della loro sicurezza e dei problemi complessivi di quella che viene definita ormai la “comunità educante”, i componenti delle rappresentanze sindacali unitarie degli istituti scolastici catanesi e i delegati sindacali, alla presenza dei segretari generali provinciali Maurizio Attanasio (Cisl) e Ferdinando Pagliarisi (Cisl Scuola). «Abbiamo voluto mettere a confronto questi dati – spiega Pagliarisi – perché in altre sedi economiche, sociali e sindacali si è parlato di desertificazione economica e sociale, collasso della struttura sociale, osservato da W. J. Wilson negli anni ’80. Il sociologo, studiando la realtà americana, aveva rilevato come gli alti tassi di disoccupazione, ufficiali e di partecipazione non attiva, influenzassero negativamente la famiglia e la società».

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I dati Istat del IV trimestre del 2018 sulla disoccupazione dicono che, se per la Sicilia il tasso di disoccupazione è in media al 22%, in particolar modo a Catania l’aumento del tasso è stato di 1,6. La dispersione scolastica supera il 38%, a fronte di 3.130 alunni di 16 anni (l’assolvimento dell’obbligo formativo) e di 3.255 di 18 anni. Altro dato significativo è quello sul flusso migratorio: gli ultimi dati sul numero di residenti è di 311.584, il flusso migratorio è pari a 6.719 per altri comuni e di 850 per l’estero con un saldo migratorio totale pari a +525.

L’occupazione regolarizza gli aspetti della vita quotidiana. Una disoccupazione persistente e una occupazione irregolare ostacolano la pianificazione razionale nella vita quotidiana. La perdita di posti di lavoro e la necessità di trovare un posto di lavoro lasciando la propria città non può e non deve esser vista come un atto dovuto normale e sempre giustificato ma come un mettere in crisi un sistema familiare, sociale ed economico.

«Nel momento in cui devi cambiare città e regione per lavoro – afferma Pagliarisi – depauperizzi la città che lasci (i soldi che guadagni li spendi altrove) e, com’è naturale che sia, portando con te famiglia e figli impoverisci la società mettendone a rischio una crescita culturale e professionale. Un rientro dei lavoratori siciliani con le loro famiglie e un deciso miglioramento delle politiche scolastiche e formative non sono più procrastinabili». «Attendiamo segnali dal nuovo governo – dice Attanasio – anche se ci pare utopistico pensare che per la scuolaitaliana ci siano i due miliardi annunciati dal nuovo ministro. Certo è però, che contro la dispersione scolastica occorre investire, specialmente a Catania, magari facendo incontrare il bisogno delle famiglie con l’offerta di programmi credibili e spendibili contro l’abbandono e progetti seri di alternanza scuola-lavoro. La coesione sociale passa anche da politiche scolastiche adeguate e concrete».

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