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Covid: Nursing Up, “90 infermieri morti, onorare memoria investendo su operatori”

De Palma, "costruire un Ssn degno di questo nome o il sacrificio di ha dato la vita sarà vano"

Durante la pandemia di Covid “90 infermieri, ma prima di tutto uomini e donne, non possiamo dimenticarlo, hanno perso la vita sul campo, per tutelare la salute degli italiani”. Lo ricorda il sindacato Nursing Up che invita a celebrare con i fatti la Giornata in ricordo delle vittime di Sars-CoV-2: “Solo investendo fino in fondo nelle straordinarie competenze dei nostri professionisti potremo voltare finalmente pagina e costruire un nuovo Servizio sanitario nazionale degno di questo nome – afferma il presidente nazionale Nursing Up, Antonio De Palma – senza correre il rischio di rendere vano il sacrificio di chi ha dato la sua vita per difendere la nostra”.

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“L’unico modo concreto con cui possiamo onorare la memoria degli infermieri deceduti a causa del Covid – spiega in una nota – è quello di costruire un sistema sanitario finalmente degno di tal nome, mettendo nella condizione, una volta per tutte, gli operatori sanitari di essere il perno di una sanità dove le competenze che rappresentiamo non rimangano tristemente nell’ombra della mediocrità. La mediocrità di retribuzioni tra le più basse d’Europa, la mediocrità di una carenza di personale che si acuirà nel tempo e che va arginata con piani risolutivi prima che ricada in maniera distruttiva sulla qualità delle prestazioni sanitarie, la mediocrità di violenze fisiche e psicologiche consumate negli ospedali ogni giorno, la mediocrità di una valorizzazione che non sia più solo una parola di cui riempirsi la bocca nei momenti celebrativi. Investire, una volta per tutte, nello straordinario capitale umano che abbiamo a disposizione – insiste De Palma – è l’unica e sola strada da percorrere per voltare davvero pagina”.

 

Nella ricorrenza di oggi, il Nursing Up rivolge “un sentito pensiero a chi non c’è più, a chi ha sacrificato la sua esistenza contro un nemico che ci ha preso alla sprovvista, che ci ha colpito alle spalle, invisibile e subdolo, e che nei primi tempi dell’emergenza sembrava un ostacolo insormontabile di fronte al quale”, però, “i nostri professionisti non si sono certamente tirati indietro”. Secondo i dati dell’Inail, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro – ricorda infatti il sindacato – gli operatori sanitari che hanno contratto il virus sono saliti quasi a 480mila, l’82% dei quali sono infermieri. “Ecco l’esercito silenzioso di quelli che sono sopravvissuti al virus e che hanno contratto l’infezione nelle corsie: professionisti che convivono spesso con i pericolosi sintomi del Long Covid, fin troppo sottovalutati e non riconosciuti come malattia professionale, mentre sindromi debilitanti come quella di burnout sono per molti di loro all’ordine del giorno”, evidenzia De Palma.

Il presidente invita a non dimenticare “quando, nei primi mesi dell’emergenza, i nostri infermieri erano totalmente lasciati alla mercé del nemico, quando mancavano i presidi di sicurezza basilari, quando si era costretti a cingersi con tute di plastica prima di entrare in corsia, quando scarseggiavano anche le mascherine di protezione”. Ma “sarebbe fin troppo scontato e retorico – ammonisce – tornare semplicemente con la mente a ciò che è tragicamente accaduto ed elargire parole di benevolenza o di elogio. Sarebbe inutile e ridondante rivolgere a tutti loro, in questa giornata, appellativi che non ha davvero senso nemmeno più ripetere”. Bisogna invece costruire il futuro “ed è allora nella sanità di oggi, quella in cui stiamo vivendo – ribadisce De Palma – che possiamo e dobbiamo tracciare un solco netto rispetto al passato, per ripartire, per ricostruire nel vero senso della parola, per fare in modo che il sacrificio di chi ci ha lasciato non sia vano e non diventi nel tempo addirittura un ricordo sbiadito, e per tutelare fino in fondo chi è rimasto, chi è pronto a combattere ancora per noi”.

 

 

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