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Caro bollette, Cisl Catania: “Perchè non siamo al sit in”

Spiega Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, la non adesione del sindacato al sit-in indetto per oggi a Catania dalle rappresentanze datoriali e da altre sigle sindacali

La Cisl di Catania è, con concrete proposte e azioni, accanto alle famiglie e ai lavoratori, a rappresentare il forte disagio delle fasce sociali più vulnerabili, ulteriormente poste in seria difficoltà dagli aumenti di luce, gas e beni di prima necessità. Siamo al fianco di tutte le imprese che si trovano in gravi condizioni a causa dell’aumento dei costi dell’energia e delle refluenze negative scaturite da esso. Reclamiamo presso i nuovi governi, regionale e nazionale, nuove politiche industriali, infrastrutturali ed energetiche da organizzare e condividere. Allo stesso tempo, un serrato controllo sui prezzi per verificare, ed eventualmente arrestare urgentemente, tentativi di speculazione. Ma non crediamo opportuno e funzionale, ora, soffiare sulle piazze, senza oltretutto avere degli interlocutori dei governi. Questo è il tempo del dialogo e del confronto sociale, aperto e costruttivo, della partecipazione e della corresponsabilità, tese ad orientare politiche strategiche in grado effettivamente di far fronte all’emergenza sociale in atto».

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Spiega così Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, la non adesione del sindacato al sit-in indetto per oggi a Catania dalle rappresentanze datoriali e da altre sigle sindacali contro la crisi energetica e il caro bollette.

«In linea con le nostre confederazioni regionali e nazionali – continua – anche se riteniamo legittime le manifestazioni democratiche, purché funzionali, non vogliamo parlare alla pancia delle persone, delle tante famiglie, dei pensionati, di chi con tanti sacrifici manda avanti esercizi commerciali e piccole imprese: ora sarebbe fin troppo semplice. In questo momento su questi temi, al di là delle appartenenze ideologiche e politiche, si dia almeno il tempo che si formino governi, ministeri e assessorati, per aprire il confronto concreto. Solo ad un mancato ascolto protesteremo con merito e metodo nelle piazze e nei luoghi del lavoro».

«Come ormai risaputo, il tema dei costi energetici richiede un intervento congiunto e attento da parte dell’Unione Europea e del governo italiano. La Cisl sta portando avanti proposte che saranno a breve oggetto di confronto con i nuovi governi, regionale e nazionale, appena saranno insediati compiutamente. Alle nuove compagini governative sollecitiamo la messa a punto di nuove politiche industriali, infrastrutturali, energetiche e fiscali, che siano strutturali, da organizzare e condividere con le parti sociali. Va applicato un tetto sociale al costo dell’elettricità e l’azzeramento Iva sugli acquisti di beni di largo consumo per le fasce sociali deboli»

Secondo Attanasio «per la nostra provincia è importante dare contestualmente subito corso a misure di sostegno a imprese e famiglie, lavoratori e pensionati. Rispondere a un sempre più crescente disagio sociale nel nostro territorio, certamente acuito da un insostenibile caro vita, attraverso politiche di sistema che puntino a una più approfondita vigilanza sulla massa salariale spettante ai lavoratori, secondo la reale applicazione dei contratti collettivi e dei bonus riconosciuti dallo Stato. Al contempo, serve un modello innovativo di welfare pubblico che si intersechi con quello aziendale, anche mediante i sistemi della bilateralità. Occorre puntare, poi, su efficaci e diffuse politiche sociali e di contrasto alle povertà, persistenti ed emergenti, di famiglie, lavoratori e pensionati. Su questi e tanti altri importanti temi abbiamo fortemente voluto avviare il confronto con le amministrazioni locali, a partire dal Commissario straordinario del Comune di Catania».

 

 

«È necessario dunque – conclude il segretario della Cisl catanese – che si porti avanti il dialogo e il confronto su proposte concrete e realizzabili. Solo nel caso in cui i nostri appelli dovessero risultare lettera morta valuteremo se scendere in piazza a rivendicare le giuste richieste di famiglie, lavoratori, imprese e cittadini».

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