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Teatro Martoglio: la Lupa con Rosa Miranda

La Lupa di Giovanni Verga torna a Belpasso e con essa anche una delle interpreti che al meglio ne hanno esaltato la cupidigia e la fierezza, ma anche il suo lato meschino e il tormento che si porta addosso.
Rosa Miranda, attrice di teatro, cinema e televisione ritorna al teatro Nino Martoglio di Belpasso e con la Brigata d’Arte Nino Martoglio, ripropone uno dei suoi cavalli di battaglia, personaggio complesso da interpretare innanzitutto perché la ‘Gna Pina (chiamata da tutti la Lupa per la sua insaziabile fame di uomini) alterna momenti di fiero furore a momenti di struggente solitudine e disperazione. Aspetti diversi di una personalità sfaccettata che Rosa Miranda rende con la potenza espressiva che questo personaggio merita. In secondo luogo, la difficoltà sta anche nel fatto che attorno alle sue passioni ruota tutto il cast, e l’interprete si fa carico di tutto lo svolgersi dell’azione, interagendo non solo con i diretti interessati, figlia e genero, ma anche con tutti gli altri personaggi.
A proposito dei diretti interessati, Claudia Sangani veste i panni della figlia Mara confermando la sua crescente bravura anche in ambito tragico, a cui si accinge per la prima volta con un risultato davvero promettente per un’attrice a 360°. Giuseppe Ferlito nei panni di Nanni Lasca, il bello del paese è l’unico che non cede alle lusinghe e alla fame d’uomini della Lupa, sbruffone e apparentemente sicuro di sé, si piega poi a un patto che lo legherà a lei fino alla tragica fine. Una particolare menzione la guadagna Santo Santonocito nelle vesti di Malerba (mentre nella precedente rappresentazione interpretava Nanni Lasca): in concreto il vero contraltare maschile della Lupa, colui che, rifiutato, le tiene testa e che anima con il giusto sarcasmo e mirate frecciate diversi dialoghi dove emerge la capacità di Santonocito di essere Malerba sul palco e non solo di saperlo interpretare bene, la differenza c’è e si vede.
Una prova d’attrice che Miranda passa a pieni voti anche grazie alla regia di Mario Sangani che punta l’accento sul lato umano della lupa senza tralasciare o depotenziare quello “animale”. Inoltre inserisce elementi di teatro greco antico come, a livello scenico, il coro delle donne del villaggio; mentre d’altro canto emerge quasi un senso catartico rivolto alle nostre passioni, inconfessabili anche a noi stessi.

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