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Nella Nebbia della follia del gregge del “quasi” riuscito esperimento teatrale

Memori della esaltante partecipazione del multiverso teatrale del Festival Fringe di Roma del 2019 si ritrovarono catapultati al Teatro Canovaccio di Catania. Estraniati da straniamento e orientamento disorientato, si riconobbero partecipi del quasi “riuscito” esperimento teatrale. Valentina Ferrante Federico Fiorenza con le quasi musiche disturbate e disturbanti di Alessandro Aiello, agglutinati e responsabilmente colti del loro “quasi esperimento”, che esiste realmente in psicologia sociale, ne restarono virtualmente basiti. Il “quasi” spettacolo La follia del gregge, è un quasi-esperimento teatrale, uno studio empirico usato per stimare l’impatto causale di un intervento sulla popolazione target senza assegnazione casuale.

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La reazione alla dittatura più o meno consapevole è l’impatto causale, sulla popolazione target, cioè il pubblico senza assegnazione casuale. Le pecore del gregge poi, reagiranno secondo mutazioni imprevedibili, determinate essenzialmente dai valori trasmessi, repressi e regressi dalle famiglie di adozione che possono vantare mutazioni genetiche quali, agnelli, capretti, montoni e stambecchi e da lì partiranno poi le semantiche di differenziazione. Lodevole l’utilizzo delle varie agenzie gestionali, compreso l’interazione e l’attrazione libidica del periodo anale dell’asset freudiano: meglio ancora si consiglia di leggere l’introduzione della Funzione dell’orgasmo di Wilhelm Reich, che ci racconta come una generazione di ariani, abbia goduto dell’apertura del primo chakra avverso e posteriore per la loro instancabile crescita nell’ambito cranio sacrale, poiché Uno col baffetto (favolosa Valentina Ferrante con un grammelot siciliano inappuntabile) in maniera paternalistica gli disse “che era così che si faceva”: e loro l’hanno capito. Ancora oggi ne vediamo gli effetti. Forse una spiegazione documentaristica, affinché la pecora estraniata fosse così attratta dal cane pastore di turno, che non ha assolto al suo compito di guardiano mandando in pasto il gregge in bocca ai famelici lupi con appropriata formazione, sarebbe stata d’uopo.

 

O forse no, che le immagini frammentarie e sconnesse dei nostri prodi arrivano in maniera diretta al nostro inconscio già affastellato di inutili icone, metafore di un colabrodo animistico privo di qualsiasi centro di gravità permanente: come avrebbe descritto il buon maestro Georges Ivanovič Gurdjieff, prima del predittivo nostro conterraneo cantautore.

Per tornare al “quasi” esperimento teatrale, “quasi” riuscito, supponiamo che gli spettatori si possano dividere in due categorie: le famiglie in cui i genitori sculacciano i loro figli e le famiglie in cui i genitori non sculacciano i loro figli. Lo spettacolo La nebbia (follia del gregge) diventa una regressione lineare per determinare se esiste una correlazione positiva tra la sculacciata dei genitori e il comportamento aggressivo dei loro figli. Tuttavia, il semplice fatto di randomizzare i genitori a sculacciare o a non sculacciare i propri figli potrebbe non essere pratico o etico, perché alcuni genitori potrebbero ritenere che sia moralmente sbagliato sculacciare i propri figli e rifiutarsi di partecipare. Chi avrebbe potuto stabilire al momento in cui la questua (inserita nello spettacolo interattivo) con tanto di irrinunciabile ricevimento di grazia (formato santino cartaceo) che ha imposto l’ossequio e l’innalzamento dal posto di platea (stimolati da un impagabile parroco biascicante, il notevole Federico Fiorenza e dalla sua aizzante perpetua una poliedrica Valentina Ferrante) ribadiamo ancora: chi avrebbe potuto dire chi era lo sculacciato? Chi era lo sculacciatore? Forse lo spettacolo aveva bisogno di una maggiore esasperazione affinché il tutto avvenisse in maniera automatica e finalmente profondamente dissacrante? Aspettiamo la carica della centounesima replica e poi “beeeh” ne riparliamo!!!

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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