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Maria Callas: la voce di Medea

Impagabile e irraggiungibile interpretazione dell’attrice Elena Bermani nel ruolo della governante di Maria Callas. Esistono ancora delle attrici del suo calibro capaci di emozionarti (la sottoscritta ha pianto nelle sapienti pause corroborate dalla musica originale di un vinile a cui ha prestato la propria umile collaborazione porgendole la busta bianca dell’idolatrata incisione) e i brividi intercorsi nell’intima sala del Teatro Canovaccio hanno permesso che il salotto buono della adorata Callas potessero introdurci in quello che rappresenta la spoliazione della sua anima tormentata. L’averci introdotto nella sua intima quotidianità con passi incerti e austeri, l’accoglienza sul palcoscenico degli spettatori scelti secondo la devozione e il mito creati dalla divina esistenza della cantante, ha fatto sì che non uno degli “invitati” non potesse essere avulso dalla storia della “lirica vivente”. È forse questo il senso del teatro? È forse questo il mondo del futuro che ci porterà dentro il fatto accaduto testimoni viventi di un sogno lucido e allucinato? Altro che abbattimento della quarta parete! Altro che abbattimento barriera spettatori pubblico! Eravamo solisti interattivi nel mondo e nella vita di Maria Callas e il suo Aristo (nda Aristotele Onassis).

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Fermarsi soltanto all’esplicazione di ciò che è avvenuto mi sembrava limitante e quindi ho deciso di effettuare una breve ricerca sul perché la donna Maria Callas provvida di tale dono della cosiddetta “voce e interpretazione” potesse essere così ammaliata dalla figura dominante di colui “tarchiato affascinante e potentissimo” l’avesse costretta a ridursi uno straccio, una pezza, e a perdere sé stessa e la sua “voce divina”.

 

Si dice che la madre, che avrebbe voluto un maschio (che avrebbe battezzato Vasili, come il fratellino morto), per quattro giorni rifiutò di vederla ed esitò a lungo prima di trovarle un nome.

Nel 1928 ebbe un incidente aveva 5 anni e dopo 22 giorni uscì dal coma. Maria confessò che durante il lungo stato d’incoscienza strane musiche le ronzavano nelle orecchie. La madre sostenne che dopo l’incidente Maria sviluppò un carattere completamente diverso da prima e fece risalire il “cattivo carattere”, che sarà famoso nel mondo, umbratile, ostinato e ribelle, proprio a questa circostanza.

Da ragazza durante la guerra la Callas improvvisò “Vissi d’arte”, dalla Tosca, al pianoforte durante un’ispezione fascista; i militari, distratti dal suo canto, avrebbero desistito da più approfonditi controlli. Impegnata a mantenere sé e la famiglia con i più disparati mestieri, si adeguò a cantare in tutti i locali, anche di infimo ordine (compreso il postribolo di piazza Omonoia), svolgendo nel frattempo lavori pesanti, e per un certo periodo fungendo da interprete presso l’ambasciata inglese.

 

Maestri, colleghi e amici riportano concordemente l’impressione di avere davanti un talento non comune di cantante e interprete: poteva alzarsi dal tavolo di un locale per cantare, e preda di una metamorfosi totale, soggiogare il pubblico con un quasi temibile magnetismo.

All’inizio venne sfruttata dai vari impresari. Sposata all’imprenditore Meneghini che decide di farle da agente riesce a fissare un repertorio che le caratterizzerà tutta la vita artistica. Litiga un po’ con tutti i teatri del mondo perché non vuole adattarsi alle produzioni. Quando poi conosce Aristide Onassis, miliardario e affascinante armatore, decide di lasciare il marito e darsi alla mondanità più sfrenata cominciando a rovinare la sua “voce”. Ne l’umiliazione che Aristide le inferisce sposando la vedova di Kennedy Jacqueline riuscirà a bloccare il suo amore insano. Il declino corrisponde forse all’ultimo amico amore collega il tenore Di Stefano che indica la sua ennesima delusione amorosa. Forse Medea sia come opera e come film firmato da Pasolini rappresenta l’essenza della Callas:  la vicenda della maga della Colchide che viene a contatto traumatico col mondo della civiltà, il tradimento dell’uomo amato, l’orrore dei figli uccisi…

 

Quindi nel 1977 a soli 44 anni Maria Callas muore d’infarto o per un cocktail di sonniferi.

Quando l’amore è sofferenza lascia le sue cicatrici: la sua ricerca di essere accettata, accolta da parte del pubblico e dagli uomini che aveva amato sembra l’unica l’appagante disgrazia della sua vita.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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