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Monica Guerritore al fianco di Rete Civica Salute

Monica Guerritore

Nata a Roma ma meridionale di origini, con padre napoletano e madre calabrese.  Figlia di medico e primario ospedaliero, Dino Guerritore. Nipote di un luminare della medicina: il nonno materno Francesco Pentimalli, riconosciuto a livello mondiale, crea a Roma il “Regina Elena”, il primo Istituto di ricerca sul cancro ed è l’unico oncologo europeo ad essere chiamato al capezzale di Evita Peron malata di leucemia.
Monica Guerritore non ha mai dimenticato, durante la sua carriera di attrice, di regista e di drammaturga, questi legami e gli insegnamenti che le hanno trasmesso. Così non è per caso che oggi, preceduta da una fama che non ha bisogno di spiegazioni, l’artista si pone al fianco della Rete Civica della Salute con una video-dichiarazione dedicata.

Un impegno che la grande attrice spiega così: «Abbiamo toccato con mano quanto le fragilità nella popolazione sia accentuata dalla solitudine. Non c’è nessuna speranza di vita, di futuro, là dove non c’è nessuno che si prende cura della tua salute, che si occupa di te. La mancanza di vicinanza corpo a corpo, l’impossibilità di vedere figli nipoti amori sono state ampiamente raccontate e hanno toccato tutti. Ma è emersa fortissima anche la mancanza del contatto cuore a cuore che dà il teatro quando arriva in città, in paese, nei borghi: cura dell’anima, partecipazione emotiva, comunità. Mancanze che sono molto sentite nell’Italia del Sud dove la partecipazione alla ‘narrazione’ è radicata: figli, tutti noi, dei giganti del pensiero della Magna Grecia».

«Nel progetto di Città Italia, tante volte citato dal Presidente Mattarella – sottolinea Monica Guerritore – rintraccio il primo legame che collega, in linea di principio, il teatro, i luoghi di incontro e condivisione pubblici con l’attività dei volontari della Rete Civica della Salute. Là dove c’è una comunità, ci sono luoghi che si prendono cura dei cittadini: un ospedale, un teatro, un posto di polizia, una scuola, un centro di accoglienza, un centro ascolto. Sono le Infrastrutture sociali primarie».

Ma non è tutto. Al «grido di aiuto cui solo i medici possono rispondere», alle «aspettative e desideri dei cittadini» bisogna far corrispondere «una struttura operativa in grado di prendersene carico e di dar voce. Solo quando le intuizioni diventano progetto operativo, com’è appunto il caso della Rete Civica della Salute, il cittadino ci mette il cuore e diventa protagonista, fautore delle proprie aspettative».

 

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