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HomeAttualitàL'eros è un diritto per tutti? Intervista alla scrittrice A.S. Twinblack

L’eros è un diritto per tutti? Intervista alla scrittrice A.S. Twinblack

A.S. Twinblack ha pubblicato La maschera Il Lato oscuro di Clara per i tipi di Eroscultura parliamo con lei di erotismo, pornografia, libertà sessuale con un risvolto prettamente femminile. Sembra una donna “normale” scherzosamente mi dice:”Perché come dovrei essere io scrivo di Eros che è un diritto per tutti”.

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Chi è A.S. Twinblack?

Twinblack (ma alcuni mi chiamano affettuosamente Twin o Twinny) è lo pseudonimo con il quale pubblico romanzi la cui componente essenziale è l’eros. Posso cambiare genere (comico, thriller, giallo, horror, rosa) ma nelle mie storie troverete sempre l’erotismo. La scelta dello pseudonimo non è per paura di essere giudicata o per timidezza (dato l’argomento trattato), ma è stata dettata solo da una strategia di marketing.

Il mio vero nome è Antonella Scarfagna, ho 55 anni e vivo tra Roma e un paesino nella Ciociaria, assieme a mio marito e un PC sempre al seguito. È divenuto una mia appendice, il Pc intendo, ahahah. Sì, perché è lo strumento che mi permette di trasformare la fantasia in parole. Non ho sempre scritto. Non sono di quelle che già a  sei anni scriveva racconti sui quaderni a righe con i margini. No, però ho sempre letto e studiato. Mi sono laureata nel 1991 e da allora ho esercitato l’attività di psicologa e psicoterapeuta, una professione che ho svolto sempre con passione e dedizione, ma quattro anni fa ho avvertito la necessità di staccare la spina. Così mi sono presa il famoso anno sabbatico, e mi sono ritrovata con molto tempo a disposizione solo per me. Ed è stato proprio in un clima di relax e riflessione che si è riacceso un mio antico desiderio: scrivere un libro. Ho iniziato a buttare giù la bozza del mio primo romanzo a febbraio 2015 e a settembre era già in pubblicazione. Da allora non ho più smesso. Fino a oggi, ho al mio attivo sette romanzi erotici e due racconti brevi (un thriller erotico e un horror). Potete trovarli qui, sulla mia pagina autore: https://www.amazon.it/Libri-S Twinblack/s?rh=n%3A411663031%2Cp_27%3AA.S.+Twinblack

E a settembre uscirà il primo romanzo thriller: La notte dello scorpione.

La scrittura è divenuta, ormai, la mia attività principale. Assorbe la maggior parte delle mie giornate ma non mi sento mai stanca, anzi, per lo più mi rinvigorisce e mi gratifica. Alla scrittura si affianca, comunque, sempre la lettura, anche perché per scrivere bene bisogna leggere molto, molto, molto.

 

 

Chi sono le donne dei tuoi libri: hanno un’evoluzione una liberazione una libertà sessuale o alle donne piace essere dominate?

Per lo più sono donne che cercano di riscattarsi da una cultura che sessualmente non si è mai veramente emancipata ma è ancora intrisa di elementi maschilisti ed è fortemente bigotta. C’è stata la rivoluzione sessuale, sì, ma non mi pare che vi abbia corrisposto il superamento di stereotipi atavici e l’accettazione incondizionata della vita sessuale altrui (a volte anche della propria), se ancora oggi si usa la parola “puttana” per additare una donna che ama fare sesso con diversi uomini oppure fuori dai classici canoni. E a offendere e giudicare, in tal senso, sono le donne e gli uomini in egual misura.  E sentire una donna che dà della zoccola a un’altra donna, a causa della sua condotta sessuale, mi rattrista moltissimo. Nei miei romanzi le protagoniste vivono e sperimentano il sesso libere da tabù e da pregiudizi. Sono trasgressive se e quando lo desiderano. Quindi amano anche la dominazione, sì, perché no, i giochi di ruolo, il bondage, il BDSM, ecc… ma tutto in virtù di un erotismo che serve ad accendere il desiderio sessuale. Dominate, sì, ma diventano anche dominatrici, perché lo scambio dei ruoli può essere piacevole anche a letto, un’esperienza che permette di sperimentare aspetti di sé e piaceri spesso sconosciuti o di cui ci si imbarazza. Fuori dal letto, però, la dominazione scompare.

 

Le tue protagoniste soffrono di love addiction? O di sex addiction?

Le mie protagoniste non soffrono né di love addiction né di sex addiction, ma solo di un’estrema curiosità e voglia di misurarsi con le proprie fantasie e desideri sessuali. Nella realtà credo che molte donne soffrano di love addiction e continuino a cercare l’amore in relazioni dove hanno sperimentato e sperimentano che amore e rispetto non esistono. L’auspicio è che, invece, imparino a conoscere e ad amare sé stesse, solo così potranno affrancarsi da una dipendenza affettiva che altrimenti le porterà a ripetere sempre gli stessi errori nelle relazioni e nella scelta del partner.

Quando conta essere “del mestiere” per descrivere bene le donne nel loro “statu nascenti”?

La mia formazione professionale mi aiuta molto nella descrizione dei personaggi, ma anche la profonda conoscenza di me stessa e la mia grande capacità empatica. Tutti i personaggi dei miei romanzi, siano essi principali o secondari, maschi o femmine, sono parti di me. Ciascuno è l’espressione di pensieri ed emozioni che mi appartengono. Alcuni di loro li approvo e li incoraggio, altri invece li detesto e osteggio, ma sono comunque entità mie. Se non mi calassi nei loro panni, se non entrassi in profonda empatia con loro, non credo che sarei in grado di descriverli. Insomma, una sorta di copione psicodrammatico.

 

E gli uomini passano facilmente da stronzi conclamati a gentili e debosciati: esiste una via di mezzo?

Esiste una varietà di uomini, così come di donne. Però pare che gli stronzi abbiano più successo con le donne. Sono quelli per i quali, le donne, a volte sono disposte pure a perdere il rispetto di sé. Hanno il fascino del seduttore e sono abili a confondere le menti dando loro l’idea che di certo a letto le faranno godere come non è mai accaduto. Nella realtà invece, nella stragrande maggioranza dei casi, gli stronzi sono e rimangono tali e neppure sono così bravi a letto. Spesso sono dei narcisi, talmente concentrati su se stessi che non vedono neppure il bisogno dell’altro e mietono vittime senza alcuno scrupolo. E la donna farebbe bene a smetterla di pensare che il suo amore li cambierà, o di essere così speciale che con lei saranno diversi. Farebbe bene a lasciare queste cose solo ai romanzi dove la fantasia è lì apposta per far sognare. E nei romanzi, infatti, l’autore ribalta le cose: lo stronzo, seduttore e narcisista, è per davvero un abile amante. Tra l’altro, costui abbandona l’egoismo e la freddezza per divenire un uomo affettuoso e premuroso. Ma, ripeto, questa è pura fantasia. Oltre ai narcisisti, però, ci sono anche gli stronzi reattivi, cioè gli uomini feriti più volte e che per difendersi ergono attorno a sé una corazza di bastardaggine. Questi possono cambiare, ma solo se lo vogliono. Ciascuno di noi può cambiare solo se lo decide in prima persona.

 

Da dove trai ispirazione per le trame dei tuoi romanzi?

Da un’emozione, un’emozione forte che è lì, dentro di me, in attesa solo di essere notata. Suscitata da una persona che incontro per strada per esempio, oppure un fatto a cui assisto o che mi raccontano e che fa partire la mia fantasia. Oggi per esempio è scaturita dall’emozione che ho provato vedendo le ciliegie del mio giardino dentro un cestino di vimini appartenuto a qualche mia ava (quel cestino ha più di cento anni!). Mi ha fatto venire in mente una giovane contadina su una scala di legno a pioli poggiata a un grosso albero di ciliegie. Indossa un vestito verde con piccole margherite bianche. Mentre allunga le braccia per arrivare sui rami più lontani, la veste si solleva a rivelare le cosce bianche e tornite. Non sono mai state baciate dal sole, quelle cosce, ma neppure hanno mai apprezzato i baci appassionati di un uomo. Un bracciante, con la zappa sulle spalle, sta ritornando dal duro lavoro nei campi. È affamato. Non vede l’ora di sedersi a tavola e mangiare la zuppa di ceci che la moglie ha preparato la sera prima. Attirato dalla voce della giovane che ha appena intonato uno stornello, si avvicina incuriosito. La riconosce. È la terza figlia del mugnaio che abita a tre isolati da casa sua. L’ha vista una volta di sfuggita alla festa del paese. Se la ricorda come una ragazzina timida sempre nascosta dietro la gonna della madre. Fa per chiamarla, ma lo sguardo e la mente vengono catturati da quella veste che si solleva sempre di più. Quelle che sta spiando non sono le rotondità nascoste di una ragazzina ma di una donna, sono quelle rotondità che sua moglie non gli ha mai mostrato perché l’amore si fa al buio… Siete curiosi su come va a finire? Anch’io. Le mie storie sono così, arrivano, mi prendono per mano e non mi resta altro che seguirle. Però potreste dirmelo anche voi come andrà a finire. Rileggete la scena e immaginate. Date via libera alla vostra fantasia. Senza censure. Poi, se volete, potete contattarmi sulla mia pagina Facebook per condividerla con me.

 

 

Esiste una psicoterapia tramite la lettura dei romanzi?

Credo proprio di sì. Tra l’altro conosco alcune colleghe che praticano la Libroterapia. Penso che i romanzi, e nella fattispecie quelli erotici, offrano l’opportunità a chi li legge di confrontarsi con la propria sessualità in maniera più profonda e in una dimensione meno ansiogena perché chi agisce sono i protagonisti della storia narrata, nei quali possono identificarsi e sui quali possono proiettare le proprie fantasie “peccaminose”. Inoltre possono anche venire a conoscenza di particolari riguardo alla sessualità e all’erotismo fino ad allora sconosciuti, e in tal caso il romanzo può fungere da educatore sessuale.

Esiste una forma di psicoterapia tramite la scrittura dei romanzi?

Sì. Per me lo è. Figlia di una cultura bigotta e ipocrita, con più paura del sesso che della crudeltà (se penso che in tv i TG non si risparmiano di farci vedere scene di violenza cruenta a tutte le ore, ma si guardano bene dal dare visibilità a una di sesso se non in fasce orarie protette), a un certo punto ho deciso di iniziare a parlarne, perché a me un certo tipo di divieti, soprattutto quelli non motivati dalla ragione, mi fanno venire l’orticaria. E ho deciso di parlarne ad alta voce e in maniera piacevole e trasgressiva (non tecnico scientifico, come si fa nei corsi di educazione sessuale). In che modo? Scrivendo romanzi erotici. Magari vi starete chiedendo se quello che scrivo lo faccio anche. E io vi rispondo che allora dovreste domandarvi pure se ammazzo persone, visto che alcuni dei miei romanzi appartengono al genere thriller, anche se con connotazioni erotiche. La verità è che mi piace accendere l’eros in chi mi legge, così come altre emozioni, quale la paura, l’angoscia, l’amore, ma l’eros di più. Mi diverte e accende la mia stessa mente. E in più mi ribello e provoco. Eh sì, perché le mie scene le descrivo in modo dettagliato e senza veli. Qualcuno sostiene addirittura che io sia porno. Beh, a parte che non ho nulla contro il porno, anche perché, smettiamo di essere ipocriti. Non è questione di termini usati o dettagli illustrati o posizioni più o meno acrobatiche a fare la differenza, più che altro la differenza sta nella storia narrata. E i contenuti nelle mie storie sono sempre presenti. Certo, le menti chiuse vi leggeranno solo eros/porno tralasciando altri elementi come l’amore, il riscatto di sé stessi, il cambiamento evolutivo, la libertà dell’essere. Questo voglio da un romanzo erotico, eccitazione e contenuti. E questo offro ai miei lettori. Il sesso è bello e l’erotismo è ancora meglio.

 

 

Che cos’è per te l’erotismo e la pornografia?

L’eros è il sale della vita, la kundalini risvegliata, l’energia primordiale e potente che smuove anima e corpo. La pornografia è l’eros in azione a livello sessuale. Dalla mente si passa al groviglio di corpi, di mani e di bocche che si cercano con bramosia senza nessuna remora e nessun freno inibitore.

Per esempio, immaginate una donna seduta a un tavolo di un bar. Nella mano destra regge un cono gelato che sta leccando con gusto. Passa e ripassa la lingua, più volte, lambendo la crema che si sta sciogliendo. Ha un’espressione estasiata sul volto, quasi che leccare quel gelato fosse un piacere sublime, e nel mentre parla con l’amico seduto di fronte, e ogni tanto abbassa gli occhi e sorride. L’uomo la fissa, ma sembra non ascoltarla. Ha il volto tirato e il respiro trattenuto. Ogni tanto afferra il bicchiere con l’acqua tonica sul tavolo e ne butta giù qualche sorso mentre annuisce e aggiusta la posizione sulla sedia, come se fosse scomoda, ma…

Ma io, che sono seduta al tavolo vicino e osservo tutto (perché sono una curiosona e una voyeur), capisco che la donna non sta semplicemente gustando il suo gelato e lo deduco dal suo sguardo malizioso e da come ogni tanto sfiora la mano all’uomo. E penso che nella mente di lui si stia creando un’immagine. Lui sta fantasticando su quella lingua, la vorrebbe da un’altra parte. Sta immaginando come sarebbe avere un incontro ravvicinato con la sua amica. Come sarebbe se in quel momento lei scivolasse sotto il tavolo e…

Ecco, questa è una scena erotica. Al porno si passerebbe se vi descrivessi per filo e per segno cosa fa lei sotto il tavolo.

Comunque c’è poco da scandalizzarsi dinanzi al porno. Perché nella mente lo siamo tutti, prima o poi. E a coloro che storcono il naso dinanzi al porno, a prescindere, vorrei ricordare che quando si fa l’amore siamo tutti porno, dal momento che sono coinvolti gli organi genitali. Poi, certamente, può esserci un tipo di scena pornografica che non piace, così come possono non piacere certe posizioni o certi giochi sessuali, ma questo dipende dal gusto personale che rimane, però, insindacabile.

“Il sesso è sporco solo se è fatto bene” come dice Woody Allen. Ecco, è proprio così. Quando si rispetta se stessi e l’altro, nel sesso tutto può essere piacere.

Aggiungo che l’energia erotica può anche essere, per così dire, imbrigliata e riutilizzata in attività creative, ma qui entriamo in un altro campo che esula dall’oggetto di questa intervista.

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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