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Le Vie di Agata sono infinite: installazione open air di 16 artisti a cura di Vincenzo La Mendola

Siete devoti di S. Agata?  Siete invasi dalla Festa di S. Agata? Siete degli atei incalliti ma S. Agata nelle sue Vie Infinite riesce a trapanare il vostro cuore? Allora dovete andare a vedere questa “mostra” questa installazione di “robbe stennute” artistiche che la riguardano. Abbiamo intervistato il patron “dell’installazione open air”, Vincenzo La Mendola scenografo di origine agrigentina che lavora in simbiosi con l’onirico regista Nicola Alberto Orofino e ha firmato con lui lavori di strepitoso successo della “new age” teatrale catanese.

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Chi è Vincenzo La Mendola?

Sono un agrigentino vissuto a Roma per 20 anni ho deciso di tornare in Sicilia per fermarmi a Catania in un quartiere: quello che mi mancava a Roma era l’anima del quartiere, io lo vivo il quartiere e cerco anche di migliorarlo, o meglio di valorizzarlo, insieme ad altri ho messo su questa associazione Acquedotte, Arte, Architettura, Aree Urbane che si occupa dell’asse via Garibaldi dal Duomo al Fortino. E la via Santa Barbara dove c’è questa Tricora sottostante un edificio romano poi trasformato in edificio bizantino trasformato, come la cappella Bonaiuto, parlo del periodo storico come di storia che si sovrappone. Infatti la Tricora sta Sottoterra con un solaio sopra dimenticato e scoperto negli anni ’50.

 

Susanna Basile: Come tutte le epoche storiche che si sovrappongono Catania poi con tutte le sue eruzioni sovrappone e dimentica facilmente. La Tricora riguarda anche i reperti storici della via Sapuppo?

Vincenzo La Mendola: I bagni termali di via Sapuppo? Certo! Questa è tutta la zona romana. Il teatro romano è a due passi. Il foro romano è qui sotto e poi questa zona è diventata la nuova Giudecca. La vecchia Giudecca era in piazza Duomo dove ci sta il fiume Judicello che è poi il fiume Amenano, quello che scorre in sotterranea e si espone per tutta la via Garibaldi e zone limitrofe. Per questo è nata l’idea di attirare l’attenzione su questa zona di Catania. Non per il turista perché il turista c’è! Il turista arriva con i b&b, le case vacanze è ormai dappertutto…il catanese ancora è scettico su questo quartiere. Invece è un quartiere vivibilissimo che è in rinascita, una lenta rinascita.

 

Susanna: Io abito da 20 anni al Castello Ursino e mi trovo benissimo. La mia casa sorge sulla nuova Giudecca e nel cortile abbiamo un pozzo che dimora sul fiume sotterraneo Amenano alias Judicello.

Vincenzo: Il castello Ursino 20 anni fa era inavvicinabile! Ma che poi se ci sai fare, cioè se ti integri e parli con le persone non succede niente. E da qui le prime installazioni, l’ultima è stata quella del bresciano Giuliano Cardella “White Sky” con i teli bianchi, le lenzuola di bucato simbolo d’accoglienza…

Susanna: Io li ho visti nella “economica” scenografia innovativa dell’opera lirica di Rossini “la Cenerentola” al Teatro Massimo Bellini con la regia dei milanesi Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi ma non avevo capito si trattasse di questa artistica installazione, a volte, noi catanesi, pecchiamo di “comunicazione di rete” nel caso di opere “straordinarie”, poi siamo i “maestri” del nulla, il catanese rispetto ai turisti “se non sa una cosa te la spiega”. Vedi che ignoranza, anch’io ho pensato: “l’hanno fatto apposta per l’opera” invece era un’installazione esistente in quel momento in via Santa Barbara che è stata usata come scenografia per un’opera lirica. E io non lo so. Sono una catanese doc. Noi sistemiamo tutto, aggiustiamo le cose, gli eventi, ce ne facciamo una ragione, facendo spesso errori madornali.

 

Vincenzo: Era un fatto avvenuto a Brescia. Abbiamo pensato di portarlo qui. Ma la cosa più interessante è stata l’evoluzione cioè che i teli dell’installazione sono gli stessi che sono stati dipinti dai 16 artisti delle Vie di S. Agata. Hanno preso colore cioè l’Idea, il Progetto, era che diventassero altro. Non solo catanesi per questo la scritta “tutti devoti tutti” artisti da tutta la Sicilia.

Susanna: Ma quando i devoti dicono “cittadini” si potrebbe pensare a cittadini del mondo.

 

Vincenzo: Si certo addirittura abbiamo un’artista svizzera che ama Catania tanto da trasferirsi da Zurigo a qui ha comprato pure casa e si vuole traferire definitivamente.

Susanna: L’emigrazione a Catania, sta diventando endemica. Ma dove le hanno realizzate le opere?

 

Vincenzo: Ognuno a casa sua con un modo diverso di vedere S. Agata. Gli abbiamo dato il telo e hanno realizzato le opere, ma io stavo facendo Enrico IV al Teatro Brancati con il regista Orofino e quindi ero impegnato. Tanti hanno ricevuto il telo dell’installazione “White sky” ma alcuni non hanno finito in tempo l’opera e l’anno prossimo ci saranno nuovi teli.

Susanna: Ma come sono al momento mi sembrano perfetti.

 

Vincenzo: La nostra idea è quella di prendere altre vie, altre zone pedonali, ad esempio la via S. Anna dove si trova la casa di Giovanni Verga dove non cambia niente per la viabilità perché già si usa poco. E poi questa installazione piace proprio a tutti: perché è S. Agata e Lei non si tocca. I teli bianchi dell’installazione precedente sono stati vandalizzati. La bellezza a volte offende la bruttezza dell’animo che la possiede. Non c’è altra spiegazione. Ma S. Agata non si tocca. Mai.

 

Susanna: Mi dicevi che il 9 febbraio alla fine della mostra i teli andranno in vendita in una forma originale di asta. A chi andranno i ricavati?

Vincenzo: Andranno devoluti alla sistemazione della Porta Ferdinandea alias Porta Garibaldi che sarebbe l’ingresso del Fortino.  E tu le Agate sventolate te le sei viste tutte?

 

Susanna: Si certo le ho fotografate e le ho pubblicate in questo articolo.

 

Vincenzo: E poi ci sono le mie 18 A che inframmezzano l’installazione, che non ne potevo più il doppio di ogni opera!

Susanna: L’idea dell’installazione è meravigliosa, ma vorrei sapere per come è stata sistemata che tu cammini e che ti giri all’improvviso e ti trovi i teli sfalsati con le A, che sembrano sete indiane, sarà stato l’ultimo viaggio che hai fatto, che ti mettono in evidenza i dipinti: ma dimmi questa geniale idea come ti è venuta?

 

Vincenzo: L’idea è quella di vedere un museo una galleria a cielo aperto: quando vai in una galleria hai la possibilità di fare il giro di tornare di avere una prospettiva…metti che parti da via Garibaldi e vai verso via Vittorio Emanuele hai una visione della mostra. Se vai al contrario hai un’altra visione. Integrata perfettamente per non avere una schiena come se fosse bifacciale, alternandoli con le A, che in trasparenza mostrano il dipinto originale, hai la possibilità di vedere esaltato ogni dipinto, altrimenti sarebbero state tante S. Agata attaccate e si perdeva ogni unicità dell’opera. Ed è stato un gran lavoro perché sono tutte cucite a macchina sono due metri per uno e sessanta tre persone ci sono volute per assemblarle.

 

Susanna: Certo perché appese così in alto non hai la percezione della grandezza.

Vincenzo: Non tutti hanno degli spazi per fare queste operazioni, la disperazione dell’assemblaggio.

Susanna: Ma come le hai appese?

Vincenzo: Quando erano teli bianchi l’ho fatto col cestello del comune. Questo attuale con la scala allungabile, io sono alto due metri, più la scala di due metri, ci arrivavo preciso.

 

Evento organizzato dall’associazione Acquedotte in collaborazione con Tre VieHandmade e con il patrocinio del Comune di Catania. Direzione artistica: Vincenzo la Mendola.

Artisti: Carla Siracusano, Amennula, Fulvia Morgande, Giuliano Cardella, Giuseppe Lisciotto in collaborazione con Ester Rizzelli, Ljubiza Mezzatesta, Alessandro Famà, Antonella Verzera, Crizzo, Ramona Mirabella, Gabriella Accardo, Enrica Carnazza, Giuseppe Stissi, Daniela Censabella, Sonja Streck, Margheri Teddi designer.

 

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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