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Federico Miceli uno speaker radiofonico nato il giorno dei sogni e delle visioni

I nati il 19 gennaio hanno bisogno di uno spazio psichico sufficiente per sognare e vivere seguendo ideali universali, sociali, ambiziosi ed elevati. Sono individui potenti e complicati che hanno libero accesso agli aspetti più profondi e nascosti dei loro sentimenti e della loro coscienza. Riescono ad affermare con la loro energia, le proprie opinioni e idee e a farle accettare in qualsiasi campo. Entusiasti per natura, sanno esprimere tale stato d’animo con notevole intensità; se tendono a reprimere la propria individualità e il proprio senso creativo, a causa loro o a per colpa di altri, finiscono con l’essere frustrati e infelici. Un pensiero profondo che li definisce: “Nei sogni alcuni, dimenticano, mentre altri scoprono chi veramente sono”.

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Chi è Federico Miceli?
Un ragazzo che ha avuto sempre una grande passione per la scrittura: prima con il blog per la scuola e poi all’università. Ho fatto corsi di conduzione radiofonica a Milano e Roma. Ho aperto la mia prima radio che si chiamava radio Speed, con amici con cui parlavamo di cronaca e attualità e poi ho collaborato: con radio Alta Frequenza, radio Golpe, radio Stonata, radio Libera Tutti (RLT), fino a “sbarcare” a Bologna, città di adozione che amo profondamente, dove ho completato i miei studi. Infatti qui, mi sono laureato in Scienza della Comunicazione. Al termine di una ricerca giornalistica per la Radio Città Fujiko mi chiesero di restare nel team. Così proposi questo format, Inside Out, una connessione tra film, serie-tv e psicologia. Io non ho esperienze e conoscenze in psicologia, ma avendo parecchi amici psicologi e amando appassionatamente il cinema, vedo molti film e serie-tv, ho pensato che potesse essere utile fare una trasmissione di questo genere.
Da quanto tempo conduci questo format Inside Out?
Da novembre 2019 e quindi siamo già a venti puntate. Più che come speaker radiofonico, la mia esperienza in questo campo lavorativo, è la conduzione di corsi come tutor per conduzione radiofonica e giornalismo radiofonico. Sono circa cinque anni che collaboro con Radio Città Fujiko, scrivendo diversi articoli in redazione come ufficio stampa e poi ho fatto la telecronaca mattutina per leggere i titoli dei giornali, insomma, la classica gavetta.
Ma quanti anni hai?
Io ne ho trenta. È vero sembro più giovane, sarà l’aria di Denver, il mio personaggio preferito della serie-tv La Casa di Carta, così semplice e scanzonato. Comunque credo che sia stata l’Animazione come intrattenimento che ho fatto per parecchi come professione a mantenermi “quest’aria da ingenuo ragazzo”.
Ingenuo sì ma molto determinato: sei partito dalla Calabria con questo sogno e sei approdato proprio a Bologna come mai?
C’era mio fratello che studiava per diventare medico: Bologna è la classica città universitaria per eccellenza, a misura d’uomo in cui fai amicizia in modo facile.
Quanto i tuoi sogni e visioni hanno influito sulla riuscita del tuo lavoro?
Le idee chiare, forse dettate da “sogni e visioni”, una grande preparazione e poi un po’ di fortuna: come si dice essere al posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste. Comunque penso che il luogo in cui si vive faccia la sua differenza. Soprattutto nell’ambito della comunicazione: qui a Bologna viene dato il giusto valore a questo servizio cosa che spesso non accade in altre regioni. Ma mi piacerebbe lavorare su questo. L’idea sarebbe quella di esportare questo format tra film e psicologia in altre radio d’Italia. Infatti siamo alla ricerca di partner, altre radio o televisioni, con cui iniziare questa fruttuosa collaborazione.

 Il nome del format, Inside Out fa riferimento al film di animazione della Pixar e Walt Disney?
È un film che ha avuto un grande successo tra gli psicologi per cui ci è sembrato perfetto per coniugare i due argomenti: psicologia e film. La gestione delle emozioni da parte della protagonista del film una bambina di 11 anni, è anche il film della prima puntata del format, che riesce a vedere gioia, disgusto, paura, rabbia e tristezza sottoforma animata, identificava perfettamente il servizio che volevamo dare agli ascoltatori: riflettere e commentare insieme ad un professionista a cosa servono i film e come utilizzarli nella propria vita.
Quindi pur non essendo un addetto ai lavori hai ben pensato di parlare di psicologia: come mai?
Io sono convinto che la psicologia possa aiutare tutti e che tutti dovremmo andare da uno psicologo. Però c’è la convinzione e questo pregiudizio che chi va dallo psicologo sia una persona che abbia problemi mentali. Grazie alla nostra trasmissione molti ragazzi si sono avvicinati alla psicologia e ascoltando una delle puntate si sono riconosciuti nei personaggi: hanno cominciato a capire che anche loro potessero soffrire di quel disturbo e sono andati dallo psicologo. Per esempio un’ascoltatrice ha capito che aveva un “disturbo bipolare” e mi ha ringraziato decidendo di effettuare un colloquio psicologico. In quel caso abbiamo usato il film “Il lato positivo” dove il protagonista ha proprio questo disturbo. I film comunque non li scegliamo noi: ce li suggeriscono gli psicologi rispetto al disturbo e la problematica che intendiamo affrontare. Così come di conseguenza al tema prescelto invitiamo il tipo di professionista che abbia più competenze su quell’argomento specifico.
Come è strutturata la trasmissione?
Partiamo dalla scena di un film che facciamo ascoltare e poi introduciamo il professionista che spiega in maniera semplice ed esaustiva il disturbo, la sindrome, il disagio ecc, insomma tutto ciò che introduce l’argomento del film di cui stiamo parlando. Trasmettiamo anche canzoni, come una “normale” radio, che sono in sintonia con l’argomento di cui stiamo trattando.
L’ultima puntata era sulla Sindrome di Stoccolma come avviene la scelta degli argomenti?
In realtà era uscita da poco la quarta stagione della serie-tv La Casa di Carta, dove è piuttosto presente e quindi ci sembrava il caso di parlarne. Abbiamo invitato la dottoressa Laura Ravaioli che ci ha spiegato cosa fosse e le sue origini. Sinteticamente la Sindrome di Stoccolma riguarda gli ostaggi che sviluppano un “senso di affetto” per i propri sequestratori. Per i particolari vi invito ad ascoltarla per intero, in basso troverete il link per ascoltare tutte le trasmissioni passate.
Altri argomenti che avete trattato?
Abbiamo parlato del disturbo borderline, crisi di coppia, bullismo e cyberbullismo, anoressia, schizofrenia con il film “Beautiful Mind”, attacchi di rabbia, gestione dell’ansia con il film “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” fino alla puntata di domenica 10 maggio alle ore 17.30 in cui l’argomento sarà l’ipocondria con il film “Alla fine ci sei tu” con il dottor Francesco Frigione.
Per chi volesse seguirci (pagina Facebook, link di mix cloud per ascoltare puntate precedenti, il link della radio per ascoltare in diretta le puntate, e app della radio):
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💻in streaming qui https://www.radiocittafujiko.it/radiocittafujiko-onair/

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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