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Dino Stornello, il fotografo che ferma l’attimo all’infinito. L’uomo “con un occhio in più”

Reduce dall’ennesimo premio alla carriera ricevuto a fine settembre, dall’organizzazione di Corti in Cortile, Dino Stornello, un uomo cordiale, sempre sorridente e pronto allo scatto, con la sua inseparabile Nikon lo puoi vedere spesso in molte rappresentazioni teatrali cittadine. Non è una persona che ama parlare molto di sé. Non è un uomo che fa scena e attira l’attenzione; in punta di piedi e senza strafare fa però parlare le sue creazioni, le sue immagini e parlano tanto e spesso. Sono felice che abbia accettato di fare quattro chiacchiere con me e sinceramente non me l’aspettavo, ma adesso abbiamo la possibilità di conoscerlo meglio, l’uomo Dino Stornello. Quasi mezzo secolo di immagini, di volti, di attori e di personaggi ritratti che possono rendere Dino un personaggio di spicco e rappresentativo della cultura e dello spettacolo della città di Catania.

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Chi è Dino Stornello?
Sono nato e vissuto sempre a Catania. Appassionato di fotografia e di spettacolo, da oltre 40 anni faccio il possibile per coniugare queste due passioni cogliendo col mio obiettivo momenti di spettacolo in scena sui vari palcoscenici della città. Il mio primo servizio fotografico risale al 1976 (un memorabile concerto di Charles Aznavour e Mia Martini). Negli anni ’80 ho eseguito le foto di scena del Teatro Stabile di Catania, avendo l’occasione di avvicinare i grandi maestri della scena (Turi Ferro e Ida Carrara, Marcello Perracchio, Mariella Lo Giudice, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Anna Malvica) e i giovani attori appena diplomati dalla Scuola Umberto Spadaro (quelli che oggi costituiscono l’ossatura del teatro a Catania e non solo). Nel corso di tanti anni ho instaurato con molti degli attori che ho conosciuto un rapporto cordiale, amichevole, che mi ha consentito di eseguire degli scatti non convenzionali, al di fuori delle scene, realizzando anche delle foto utili per rinverdire il book fotografico di qualche amico (qualcuno mi ha dato atto di avere ottenuto una scrittura dopo avere presentato una mia foto). Seguo dal 1981 il Festival cinematografico di Taormina, frequentato dai più noti attori del cinema nazionale e internazionale, che ho immortalato nei miei scatti, costituendo così un ingente archivio fotografico.

Cosa significa per te la fotografia e come condiziona la tua vita privata?
Fotografare, per me, significa “fermare” il momento, testimoniare all’infinito un attimo, un’espressione. Nel caso del teatro, in particolare, fotografare equivale a rendere con l’immagine ciò che l’attore in scena esprime con gesti e parole. Lo scopo del fotografo di scena è anche quello di conservare la memoria dello spettacolo.
La vita privata non credo sia più condizionata di come lo sarebbe con qualunque altra attività; bisogna sempre riuscire a conciliare i tempi tra la sfera lavorativa e quella privata.
Come fotografo di teatro, che differenza c’è tra le tue foto e la “vita vera”?
Considerato che il teatro rappresenta sulla scena la vita reale potrei anche dire che dei bravi attori e un buon fotografo, in fin dei conti, rappresentano la “vita vera”. Al di là della finzione scenica, il bravo fotografo deve saper cogliere l’essenza della gestualità degli attori e questa non può che essere frutto della loro vita vera.
La macchina fotografica, che rapporto hai con il tuo strumento? È uno strumento o è parte di te? Raccontaci di voi due…
La macchina fotografica rimane uno strumento di lavoro col quale, ormai, c’è un rapporto simbiotico. Mi capita di assistere a qualche spettacolo in cui non devo fare foto e di guardare le scene immaginando comunque come sarebbero venute in un ipotetico scatto fotografico!
Come guardi il mondo della fotografia? Cosa ti piace, cosa invece ti inquieta?
Il mondo della fotografia suscita sempre il mio interesse. Una foto ben fatta posso solo apprezzarla. Mi inquieta la scarsa attenzione che spesso si pone nella scelta delle foto da parte dei “media”, votati in generale a scegliere il risparmio piuttosto che la qualità.

Si può essere uomo e fotografo contemporaneamente?
Uomo e fotografo contemporaneamente? Certo, non vedo perché no. Il fotografo è un uomo, soltanto con un occhio in più: l’obiettivo!
I tuoi punti di riferimento artistici, se ci sono quali sono?
Non ho particolari riferimenti artistici anche se comunque ho sempre guardato con attenzione gli scatti dei grandi maestri del Novecento.
I social rappresentano un potente mezzo di diffusione dell’immagine oppure un malvagio essere che toglie risorse economiche agli artisti uccidendo l‘arte della fotografia?
I social sono certamente dei potenti mezzi di diffusione delle immagini (anche troppo, spesso sovrabbondanti). Purtroppo però, come detto prima, questa immane mole di materiale spesso provoca lo scadere del senso critico, per cui, nella massa, tutto va bene.
Pensi di essere un interprete o un protagonista, dei tuoi lavori?
L’essere interprete o protagonista dei miei lavori spesso coincide perché la foto non è mai “asettica” (potrebbe esserlo qualora ci fosse una fotocamera fissa che scatti in automatico). L’immagine che viene fuori è sempre “mediata” dall’autore dello scatto: il taglio dell’inquadratura, l’esposizione, che rende più o meno saturi i colori, il momento, sono tutte variabili che contribuiscono al risultato finale. A teatro spesso viene lasciato ampio spazio all’interpretazione del fotografo, per questo le fotografie possono avere un autonomo contenuto artistico di alto interesse.

Come fai ad essere dovunque ci sia uno spettacolo? Voglio il segreto…
Essere presente ovunque ci sia uno spettacolo (ma non è proprio così…) è impegnativo e non sempre possibile. Giusto per ridere un po’, visto che ci incontriamo spesso in queste occasioni, direi che anche tu, come me, stai tentando di ottenere il dono dell’ubiquità…
I tuoi progetti futuri?
In quanto ai progetti futuri, vorrei continuare a seguire il percorso intrapreso ormai da tanti anni. Ogni tanto mi viene proposto di attingere al mio archivio per un libro fotografico ma è impresa troppo ardua. Magari mi piacerebbe ripetere la felice esperienza di qualche anno fa con un’altra mostra fotografica. In realtà comunque va bene così; già è difficile trovare il tempo per fare ciò che abitualmente faccio.

 

 

Le foto sono state fornite da Dino Stornello che ringrazia di cuore gli autori (di cui non ricorda il nome) scusandosi per non averli citati.

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Paolo Zerbo
Paolo Zerbohttp://zarbos.altervista.org
Paolo Zerbo Direttore responsabile Laurea in Sociologia Communication skills and process model ICT developer
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