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Carmelo Rosario Cannavò e La vera storia del Bandito Giuliano

Attore di fiction, Il capo dei capi, L’amaro caso della Baronessa di Carini, L’onore e il rispetto, attore di film, come Baaria, attore regista e autore di decine di commedie teatrali, Carmelo Rosario Cannavò porterà al Metropolitan di Catania il 7 aprile alle 17.30 l’ultimo suo lavoro un’opera corale di grande impatto storico, teatrale e politico: La Vera Storia del Bandito Giuliano.

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Chi è Carmelo Rosario Cannavò?

Prima di tutto un padre, un marito, un figlio, un fratello, un amico, insomma una persona che vive la vita cercando di dare importanza agli affetti prima di tutto.  Poi quella di un uomo che prova a dare un senso alla propria vita cercando di rendersi utile, scoprendo e sperimentando i propri talenti, le proprie capacità e metterle al servizio degli altri, di uno scopo.

I lavori principali

Più che altro esiste un percorso di lavori, nel senso che sono stati tanti i lavori principali, uno per ogni momento della mia esperienza. Quando ho cominciato a fare teatro e quindi la primissima esperienza, rivedendomi poi non ero assolutamente contento del mio risultato, ma quello in quel momento era principale per l’inizio del percorso. Parlo delle Allegre comari di Windsor di Shakespeare. Poi la prima volta in cui ho capito che per interpretare bene un ruolo devi avere gli strumenti per farlo, quindi avere l’esperienza di vita o del mestiere per capire e analizzare il personaggio. Questo quando ho interpretato Umberto nel Filomena Marturano di Eduardo De Filippo, quella fu l’illuminazione per capire quale lavoro dovevo fare ogni volta che dovevo affrontare un personaggio. Poi lo spettacolo che per la prima volta mi ha fatto sperimentare come regista: L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello. Quello che mi ha visto per la prima volta autore: Il mago di Oz.  Il primo spettacolo di impegno civile: 23 Maggio 1992. La prima volta in un lavoro per la tv I Mille di Stefano Reali. La prima volta per il cinema Baaria di Tornatore. In questo momento sicuramente il lavoro principale è La vera storia del bandito Giuliano che rappresenta la somma di tutto quello che ho sperimentato precedentemente.

 

La mission e il fil rouge

Lavorare sempre a cose utili non soltanto a me ma anche agli altri. Devo sapere che quello che sto facendo ha un senso. Mi gratifica lavorare a cose che abbiano dei contenuti. Commedia o tragedia non importa, importante invece che aiuti il pubblico a specchiarsi nello spettacolo, in quelle “vite” e trarne giovamento, con la catarsi, prendere visione, guardare meglio la vita dall’esterno.

Dal punto di vista dell’etica nel lavoro dell’attore, cercare di creare un ambiente di lavoro dove non ci sono fronzoli, dove non si pensa all’apparenza, ma alla sostanza. Non “effetti speciali” fine a sé stessi ma “effetti” essenziali che esaltino la comprensione dello spettacolo.

Che cos’è il teatro?

Una domanda che non mi ero mai posto, nel senso che lo faccio e basta. A pensarci in questo momento, proprio per quello ho detto prima, rappresenta il modo per esorcizzare le angosce della vita. Una liturgia, un momento in cui gli uomini si riuniscono, uno rappresenta vizi e virtù, momenti dolorosi, comici, drammatici, l’altro guarda rilevandone pregi e difetti e ne ricava un giovamento

 

Alcuni dicono che non si può fare (o essere attori) e contemporaneamente registi del proprio spettacolo cosa ne pensi?

Che sarebbe bello avere un altro me stesso, soprattutto quando sono anche l’autore di uno spettacolo, che mi guardi da fuori. Mi aiuti a fare bene. Perché in effetti è molto difficile fare contemporaneamente l’attore, l’autore, e anche il regista. Soprattutto la carica emotiva e la responsabilità che ti schiaccia diventa fortissima. Quindi diciamo che per me l’ideale sarebbe sempre essere diretto da un bravo regista del quale mi fido.

Riesci sempre a cogliere la vision del regista o c’è una sorta di contrattazione?

Più il regista è bravo e più facilmente si trova l’intesa. Con i bravi registi si lavora tranquillamente e non c’è nessun problema si trova sicuramente la sintonia. Anche quando ci sono vedute contrastanti si crea un confronto utile allo spettacolo. Con chi si improvvisa regista è meglio non lavorarci.

 

C’è differenza tra l’attore e il personaggio che si interpreta? O si diventa la stessa cosa?

Questo riguarda lo stile dell’attore, ci sono attori che portano sé stessi in tutti i personaggi e altri invece che vogliono scoprire altri se stessi nel personaggio. Come diceva Pirandello in Uno nessuno e centomila, ognuno ha dentro di sé tante maschere infatti ci sono persone che ci conoscono in un modo altre che ci conoscono in un altro e quindi il teatro è bello anche per questo: puoi scoprire, puoi ricercare e puoi creare anche altri Te. Io cerco di diventare, nel momento in cui lo interpreto, il personaggio.

Vizi e virtù

A volte coincidono, cioè una virtù portata all’esasperazione diventa vizio. Come la tendenza che ho a controllare tutto a voler mettere il naso su tutto, a voler risolvere tutto. Anche la bontà può essere un vizio,  essere troppo disponibili, perché quando poi le persone cominciano ad approfittarsi sono costretto a mettere le cose a posto, come si dice i puntini sulle i, allora non mi riconoscono più e divento, ai loro occhi, il cattivo. Un altro vizio/virtù è che spesso corro, vado veloce verso gli obiettivi e pretendo che gli altri facciano lo stesso anche se non è possibile, perché soltanto io so bene dove sto andando. Ma se davvero vuoi conoscere i miei vizi e le mie vitù, devi chiedere agli altri.

 

Come nasce l’interesse per Salvatore Giuliano?

L’idea del personaggio Salvatore Giuliano nasce quando molti anni fa, credo 1999 un amico-collega mi disse: ma sai che dalle foto che hai fatto somigli moltissimo a Salvatore Giuliano. Questa affermazione mi portò ad approfondire la mia conoscenza sul personaggio Salvatore Giuliano, che rimase latente per anni. Poi successivamente ho pensato che questo personaggio poteva essere utile per raccontare la storia della Sicilia di quel periodo, gli intrighi, la politica occulta. Poteva essere utile per raccontare ai giovani come si può essere strumentalizzati da chi ha più anni e più esperienza. Utile a parlare di Sicilia e di popolo siciliano. Insomma raccontare questa storia poteva essere UTILE.

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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