I nati il 9 di aprile sono certamente unici. Rappresentano spesso l’eterna incarnazione delle tendenze più strane della società e le loro capacità sono quasi sempre spinte all’eccesso. Qualunque compromesso restrizione o limitazione del loro carattere è assolutamente fuori discussione. E quando si mettono in testa una cosa la realizzano perché tramutano le loro idee in azioni. Lanciano la loro fantasia a briglia sciolta arricchendo la loro vita ma anche quella degli altri, poiché le loro idee sono di natura sociale.
Ecco arcanamente spiegato il perché un giovane attore e poi regista e direttore di uno dei teatri più importanti di Catania (Teatro Ambasciatori) a soli 27 anni lascia stupefatti per il suo operato.
Ma vediamo da vicino la sua biografia che serva da esempio a chi vuole intraprendere questo meraviglioso mestiere e sfatare il comune modo di dire che “di arte non si vive e tuttalpiù si sopravvive”.
Dopo aver frequentato le scuole elementari, scopre la sua immensa passione per il palcoscenico mediante dei laboratori teatrali scolastici e inizia a frequentare dei corsi di recitazione già da adolescente e ad inserirsi nelle prove e negli spettacoli di compagnie professionistiche, con piccoli ruoli.
Durante tutta l’adolescenza frequenta molti corsi e concorsi di teatro, anche in lingua straniera, vincendo per più volte concorsi locali che gli hanno permesso di rappresentare gli spettacoli, insieme alla compagnia di cui faceva parte, in altri paesi dell’Unione Europea (Spagna, Russia), talvolta premiato anche come miglior attore maschile della competizione.
All’età di 18 anni, inizia a frequentare il corso di teatro del Teatro degli Specchi di Catania, diretto da Aldo Lo Castro e Marco Tringali.
Si avvicina al mondo del musical all’età di 19 anni, quando passa le audizioni per entrare alla Bernstein School of Musical Theater (BSMT) di Bologna, diretta da Shawna Farrell. Entra anche, precocemente, a far parte del coro dell’Accademia, i BSMT Singers.
Per motivi personali, lascia l’accademia di Bologna dopo soltanto un anno di corso e rientra nuovamente a Catania, dove completa la frequenza del corso del Teatro degli Specchi ed inizia a frequentare le lezioni di canto del M° Armando Nilletti, di cui stima moltissimo il metodo di insegnamento e da cui apprende molto di ciò che, ad oggi, conosce sulla tecnica e sull’arte del canto.
Quindi ad Alessandro Incognito appare naturale mettere in scena la scelta il romanzo più importante della cultura italiana e cioè i Promessi Sposi. Come dichiara nella nostra intervista i Promessi Sposi sono già una sceneggiatura perfetta, perfetti sono i luoghi, i personaggi che rappresentano un’umanità di vizi e virtù che ancora oggi sopravvive nella nostra società. I buoni e i cattivi; gli onesti e i briganti; i puri e gli impuri, tagliati a colpi di macete ma resi morbidi e sfumati con le musiche e le voci che tutto chiariscono nella percezione dei 16.000 spettatori che hanno partecipato agli spettacoli.
Altro grande merito di Alessandro Incognito è quello di averci fatto fare pace con un romanzo che ha ossessionato intere generazioni scolastiche e tramutarlo in un musical sfatando la pesantezza dell’analisi letteraria e cogliere tutta la gamma di sentimenti che potranno servire alle giovani generazioni, avvicinandole al teatro e tirandole fuori dai canoni squalificanti dei nuovi media e social network.
A chi ancora adduce e si lamenta che i millenians o generazione Y sono persi, perduti e perduranti nella nebbia della nuova analfabetizzazione informatica, rimarchiamo ed esortiamo di andare a vedere e sentire un Kolossal che mette d’accordo tutti attraversando a livello transgenerazionale le epoche e le mode.
