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8 marzo: parità e diritti, dal Bangladesh a Palermo le storie di 4 donne

Il confronto nella sede della Cisl Sicilia a Palermo

PALERMO – Quattro donne a confronto sulla parità di genere e sulla condizione femminile nel mondo. C’è Rajia Parvin che ha lasciato il Bangladesh e la sua famiglia per seguire suo marito a Palermo. Per 10 anni ha vissuto chiusa fra le mura domestiche, tranne qualche rara eccezione per accompagnare i figli a scuola. Poi un’amica le ha proposto di sostituirla come colf e lei ha iniziato a lavorare. E ha capito che per vivere non aveva bisogno materialmente e intellettualmente di dipendere da un uomo. Una di coscienza che ha destato la rabbia del marito che l’ha abbandonata insieme ai suoi figli, tornando nel suo paese. “Oggi – dice – so cosa vuol dire essere donna e so che posso essere libera”.

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Rajia è una delle protagoniste dell’incontro ‘Ogni giorno è 8 marzo, la voce delle donne’, organizzato da Cisl Sicilia in collaborazione con l’Iscos e con l’Anolf Sicilia, tenutosi oggi nella sede del sindacato a Palermo e coordinato dalla presidente Anolf Sicilia, Valentina Campanella. Di fianco a lei Desirè Valenti, operatrice al porto di Palermo, una delle 19 donne fra 300 uomini a occuparsi di rizzaggio e derizzaggio a bordo delle navi. “Faccio un lavoro che è stato sempre al maschile – racconta – ma onestamente, tranne rari casi, non avverto il peso della discriminazione. Certo non è un mondo tutto rose e fiori, perché sussiste il pregiudizio latente, quello più sottile, che si manifesta per esempio nel dire che siamo più brave degli uomini in alcuni lavori. Questo non lo accetto, non esiste né può esistere un metro di giudizio, perché è proprio su questi paragoni che prolifera la diseguaglianza”.

 

Olga Mulyak, attivista ucraina, ha raccontato come la guerra abbia ulteriormente complicato la condizione delle donne nel suo Paese. “Oggi si lotta per la libertà – dice – molte donne sono impegnate al fronte, rivestono importanti cariche politiche, ma per ovvi motivi il percorso che era stato avviato non è al centro del dibattito. In più molte donne sono state costrette a fuggire e l’essere profughe è certamente uno status complesso. In Italia e in Sicilia è stato tutto più semplice, perché siamo state accolte con grande apertura mentale, oltre che con estrema disponibilità e generosità”. Della violazione dei diritti essenziali ha parlato Yuliya Yukhno, rifugiata politica bielorussa. “Nel mio Paese – afferma – centinaia di donne sono in carcere ingiustamente, molte sono state uccise. Non esiste alcuna forma di rispetto per l’essere umano, la dignità della persona è violata. Occorre ripartire dal ripristino dei diritti, dal ridare libertà ai cittadini. Le donne oggi non hanno voce in Bielorussia”.

“La parità di genere si potrà dire raggiunta quando non serviranno più quote per garantire la rappresentanza delle donne – ha commentato la segretaria regionale Cisl Sicilia, Rosanna Laplaca – ma ancora questo obiettivo è lontano, come dimostrano gli studi recenti secondo cui ci vorranno almeno 300 anni per colmare il gender gap. Ancora oggi una donna deve impegnarsi più di un uomo per dimostrare il suo valore. E ogni giorno deve scontrarsi con il soffitto di cristallo che non è fatto solo di strade in salita sul piano professionale, ma anche di pregiudizi di tipo culturale e linguistico. Iniziamo a cambiare marcia partendo da un uso appropriato delle parole che hanno un peso specifico”.

 

Il segretario generale della Cisl Sicilia, Sebastiano Cappuccio, ha evidenziato la maggiore difficoltà per le donne nell’isola. “I tassi drammatici di occupazione penalizzano ulteriormente le donne che restano ai margini del mondo del lavoro- ha detto – e a questo si aggiunge, come aggravante, la carenza dei servizi. Purtroppo ancora oggi una donna si trova di fronte al bivio di scegliere fra la famiglia e il lavoro o costretta a dover accettare condizioni retributive e prospettive occupazionali inferiori rispetto a un uomo. E’ indispensabile che si avvii un cantiere di elaborazione, di azione congiunta di tutti gli attori sociali, economici e istituzionali”.

“I fondi Ue e del Pnrr – ha aggiunto – hanno linee specifiche per l’inclusione sociale e per l’occupazione femminile. È un’opportunità irripetibile per colmare il divario di genere e per creare reali possibilità di crescita e sviluppo. Occorre che si realizzi una governance unitaria e coordinata su queste risorse. Va data piena attuazione al partenariato con le parti economiche e sociali”.

“Con i progetti in corso l’Iscos ha costruito la base di partenza per 10mila donne nel mondo – ha detto il presidente Vincenzo Russo, collegato in streaming – ma per raggiungere la cima c’è ancora molto da fare. Da questo la nostra campagna #dallabaseallacima che punta a livello internazionale a far conoscere i diritti delle donne nel mondo del lavoro e per favorire la rappresentanza femminile”.

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