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Padre Ambrosio: “simbolicamente grave decisione su Santa Sofia, inquieta il momento”

Roma, 10 lug. – La trasformazione della basilica di Santa Sofia in moschea è “simbolicamente grave” ed è “inquietante” il momento storico in cui viene presa, vale a dire “in un momento di confusione generale e di confinamento per l’emergenza coronavirus”. Losottolinea all’Adnkronos padre Alberto Ambrosio, specialista della mistica musulmana e dell’Islam in Turchia, per oltre dieci anni tra i domenicani ad Istanbul. Padre Ambrosio, un passato accademico tra Francia Turchia e Italia, ricordando che la Turchia è un Paese che nella realtà dei fatti ha pochissimi cristiani e che dunque la decisione non e’ stata presa “per punire i cristiani”, registra come questa decisione rappresenti “la morte definitiva della laicità della Turchia”.

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Quanto al fatto che da alcune parti la decisione venga letta come una grande vittoria islamica, padre Ambrosio rileva che “in realtà si tratta di una vittoria relativa in un periodo in cui la pandemia ha messo in luce che le religioni non possono fare molto”. Osserva ancora padre Ambrosio, oggi docente di Teologia e storia delle religioni allaLuxembourg School of religion e society: “Siamo davanti ad una risposta di gente che usa una cattiva intelligenza. Di questo passo i dittatori saranno liberi di mettere in pratica ogni loro pazzia”.

Santa Sofia è uno dei principali monumentidi Istanbul, nel distretto di Fatih. Dedicato alla Sophia (la sapienzadi Dio), dal 537 al 1453 l’edificio fu cattedrale Greco-cattolica e poi ortodossa e sede del Patriarcato di Costantinopoli, a eccezione diun breve periodo tra il 1204 e il 1261, quando fu convertito dai crociati a cattedrale cattolica di rito romano sotto l’Impero latino di Costantinopoli. Divenne poi moschea ottomana il 29 maggio 1453 e tale rimase fino al 1931. Fu poi sconsacrata e il primo febbraio del 1935 divenne un museo.
Nel 1935, il primo presidente turco e fondatore della Repubblica di Turchia, Mustafa Kemal Ataturk, trasformò l’edificio in un museo. I tappeti vennero rimossi e le decorazioni del pavimento di marmo riapparvero per la prima volta dopo secoli, mentre l’intonaco bianco che copriva molti dei mosaici fu rimosso.
Il 31 marzo 2018, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nonostante i severissimi divieti, ha recitato il primo versetto del corano nella Basilica di Santa Sofia, dedicandola a “coloro che hanno contribuito a costruirla ma in modo particolare a chi la ha conquistata”. Poi nel marzo dello scorso anno aveva annunciato che avrebbe cambiato lo status di Hagia Sophia da un museo a un luogo di culto esclusivamente musulmano, aggiungendo che fu un “errore molto grande” trasformarla in un museo.

Oggi Santa Sofia a Istanbul tornerà ad essere una moschea. Il Consiglio di Stati turco ha annullato il decreto del 1934 che aveva trasformato uno dei monumenti simbolo di Istanbul – fino al 1453 basilica e poi moschea – in un museo.
(Adnkronos)

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