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Mosca: “non possiamo accedere a metà nostre riserve finanziarie”

Roma, 14 mar. (Labitalia) – A causa delle sanzioni occidentali la Russia non può accedere a 300 miliardi di dollari di proprie riserve finanziarie. Lo ha detto il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, intervenendo sull’emittente statale Rossiya-1. “Sono circa la metà delle riserve che abbiamo – ha spiegato – abbiamo in totale riserve per 640 miliardi di dollari. Al momento non possiamo usare circa 300 miliardi di dollari di queste riserve”, ha aggiunto. Siluanov ha riferito che parte delle riserve russe in oro e in valuta estera sono in yuan cinesi, ma che l’Occidente sta esercitando pressioni su Pechino affinché restringa i legami commerciali con Mosca. Tuttavia, il ministro russo si è detto fiducioso riguardo alle buone relazioni con la Cina. Il ministro ha inoltre sostenuto che saràla Banca Centrale russa a fornire la “necessaria liquidità” al sistema finanziario e che una particolare attenzione sarà rivolta ai prezzi delle derrate alimentari.

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Le sanzioni contro la Russia potrebbero far precipitare la Stazione Spaziale Internazionale, provocando “la caduta in mare o sulla terra” di questa struttura da 500 tonnellate. A minacciare su Telegram questo scenario apocalittico è Dimitri Rogozin, capo dell’agenzia spaziale russa Roscomos, molto vicino al leader russo Vladimir Putin. Lo riporta il Guardian, ricordando che l’agenzia spaziale americana (Nasa) aveva già detto in precedenza di essere impegnata per trovare il modo di mantenere l’Iss in orbita senza l’aiuto russo. Secondo Rogozin le sanzioni rischiano di aver un’impatto sulla parte russa della missione dell’Iss, cui spetta il compito di mantenere la stazione spaziale in orbita. Il capo di Roscomsmos ha anche pubblicato una mappa dei luoghi dove la stazione potrebbe precipitare , sottolineando come sia improbabile che cada in Russia. Le popolazioni di altri paesi, specie quelle guidate dai “cani della guerra”, dovrebbero riflettere sul prezzo delle sanzioni, sostiene Rogozin in perfetta linea con la narrativa propagandistica del Cremlino.

Dall’inizio dell’invasione di Mosca, lo scorso 24 febbraio, l’esercito ucraino ha distrutto almeno 2.593 unità di equipaggiamento russo, stimato in 5 miliardi, o 700 miliardi di rubli, scrive Forbes Ucraina valutando il costo dei 58 aerei distrutti, assieme a 83 elicotteri, 363 carri armati e 1.205 veicoli da combattimento corazzati (senza contare ovviamente l’impatto pesantissimo delle perdite di vite umane). In termini economici il 47% delle perdite totali – per 2,4 miliardi – sono legate alla distruzione di aerei ed elicotteri, il 29%di tank, il 14% di su veicoli da combattimento corazzati. Ognuno dei caccia russi Su-25 abbattuto dagli ucraini ha un valore stimato in 11 milioni di dollari, dato che sale a 33 milioni per i Su-30 e a 36 milioni per gli Su-34. Ma l’impatto più pesante arriva dalla distruzione di due grandi aerei d’assalto anfibi IL-76 dal costo di 86milioni di dollari ciascuno. Ma la spesa per Mosca è ancora maggiore includendo il costo dei missili Iskander e Kalibr sparati contro le postazioni ucraine. E la ‘ferita’ è anche più profonda se si valuta che molte attrezzature sequestrate o danneggiate finiscono nella disponibilità dell’esercito ucraino, visto che – si spiega da Kiev – “non abbiamo problemi con i componenti necessari” alla riparazione.

 

 

 

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