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Inferno nel Donbass. Kiev ordina lo stop dei combattimenti ad Azovstal

Inferno nel Donbass. Kiev ordina lo stop dei combattimenti ad Azovstal

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Il cuore della guerra è nel Donbass settentrionale e soprattutto sulle rive del fiume Donec, dove ormai si combatte giorno e notte e dove numerosi villaggi assomigliano sempre di più alla città martire Mariupol. E’ il caso di Rubizhne, ridotta quasi completamente in macerie, ma anche la più popolosa Severodonetsk e la “dirimpettaia” Lysychansk, che insieme superavano i 200 mila abitanti prima del 24 febbraio scorso, potrebbero fare la stessa fine. E’ questo l’epicentro di un conflitto che nella regione contesa fra separatisti ed esercito ucraino sta contando ogni giorno decine di morti fra i civili e da dove chi ha potuto è già scappato mentre gli altri non escono dai rifugi. Solamente nelle ultime ventiquattr’ore in Donbass sono morti almeno venti civili: fra questi, anche tre cittadini di Severodonestk che avevano trovato riparo in una scuola assieme a centinaia di uomini e donne inermi. Il fuoco russo ancora una volta ha colpito edifici residenziali ed infrastrutture sociali: hanno centrato i rifugi “dove le persone si nascondevano” ha commentato l’amministratore della regione, Sergiy Gaidai, che su Telegram ha espresso il suo cordoglio per l’ennesimo attacco indiscriminato.
Ma oggi non si è combattuto solo in Donbass: dopo alcune settimane di relativa calma è ritornato ad incendiarsi nuovamente il fronte nord fra Sumy e Chernihiv, a pochi chilometri dal confine bielorusso. E’ stato lo stesso presidente Zelensky a riportare il fatto, sottolineando che nel villaggio di Desna si sono contati “molti morti”. Esplosioni, nelle ultime ventiquattr’ore, si sono sentite anche a Kiev ma non è chiara l’origine e in ogni caso non ci sarebbero stati feriti.
Dalla Azovstal, invece, è ritornato a parlare il comandante del Battaglione d’Azov. Nessun attacco diretto a Zelensky ma una frase sibillina che non mancherà di provocare reazioni nell’opinione pubblica ucraina: dalla Capitale è arrivato l’ordine di “smettere di combattere per difendere” Mariupol, ha spiegato Denis Prokopenko. Per questo motivo, negli ultimi tre giorni, sarebbero circa 2 mila i soldati di Kiev che sono usciti dall’acciaieria e si sono consegnati ai russi ma molti altri rimangono ancora asserragliati nello stabilimento e non sembrano intenzionati ad arrendersi. “Il comando militare superiore ha dato l’ordine di salvare la vita dei soldati della nostra guarnigione e di smettere di difendere la citta’”, ha spiegato l’ex capo ultrà della Dinamo Kiev.
Infine, sul fronte diplomatico arrivano due notizie, una distensiva e l’altra meno. Quella più positiva giunge da Ankara e riguarda il colloquio previsto domani fra il presidente turco Erdogan ed il collega finlandese Niinisto. Ad annunciarlo è stato lo stesso numero uno del Paese euroasiatico. Sul tavolo, naturalmente, la richiesta di Helsinki, che vuole entrare nella Nato, ed il no (per ora) della Turchia. Sarà una lunga trattativa ma alla fine dovrebbe prevalere il buonsenso. Da Mosca arriva invece un altro monito nei confronti delle armi occidentali con destinazione Ucraina: “Conoscete il nostro atteggiamento nei confronti della questione – ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – e non c’è niente di nuovo. Il nostro esercito sta monitorando molto attentamente tutte queste consegne e sta lavorando preventivamente a questo riguardo. Si stanno prendendo le misure appropriate”. Che potrebbero prevedere nuovi attacchi nei confronti dei convogli su cui viaggiano gli aiuti militari diretti a Kiev.
-foto agenziafotogramma.it-
(ITALPRESS).

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