(di Iolanda Cuscunà) Veloce la vita, quella che si vive e quella che si racconta. “Veloce la vita” che scorre tra le pagine del libro di Sylvie Schenk, edito da Keller. Poco meno di 200 pagine per incontrare una giovane ragazza quindicenne nella Francia degli anni cinquanta e seguirla, poi, nel suo cammino. Ma una vita, magari anche la nostra, può essere veramente riassunta in poche pagine? Si, se in quelle riescono a starci le inquietudini, le incertezze, gli amori, le rinunce che sono ciò che dà senso al nostro esistere.
L’autrice riesce bene in questo che sembra un compito arduo e lo fa procedendo con leggerezza avendo la capacità, nello stesso tempo, di emozionarci, come se in quella vita vissuta e raccontata ci fosse un continuo volgere lo sguardo al lettore per ammonirlo: “stai attento, perché questa è la mia vita ma potrebbe benissimo essere anche la tua”. Quindi, fare i conti con la brevità dell’esistenza significa essere certi che, per quanto impegno ci si possa mettere per viverla al meglio, solo sul finire si sarà in grado di tirare davvero le somme. Questa consapevolezza rende la lettura del romanzo lievemente malinconica però come una carezza che, alla fine, consola. La nostra vita è il risultato di tante cose: il momento storico, il contesto famigliare, la nostra educazione e infine le scelte: le nostre e quelle degli altri. Basta poco per cambiare il corso delle cose e sarebbe bello accorgersene mentre le si vive, ma la vita, ahimè, va veloce!