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Il Salotto di Ambaradan: Alice nel Paese delle Meraviglie

Riusciranno i nostri eroi a raccontare questo romanzo, la vita dell’autore e la complessa Età vittoriana?

Ancora una volta nel Salotto di Ambaradan Susanna Basile psicologa e Alfredo Polizzano libraio ci stupiscono con i loro commenti e genialate su un classico che non passa mai di moda: Alice nel paese delle Meraviglie e Alice allo specchio.

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I due “intellettuali” un po’ folli e sciroccati mettono in discussione Alice: bambina viziata, formale e talmente “normodotata” o meglio “normopatica” da risultare nevrotica con una leggera sfumatura psicotica come una qualsiasi adolescente dell’Età Vittoriana: anzi forse è proprio lei l’incarnazione della giovane Regina Vittoria. Viene analizzato anche lo scrittore Lewis Carroll che probabilmente incarna tutti i personaggi folli e sopra le righe che contrastano il bon-ton di Alice. Niente vale  ciò che dice lo Stregatto ad Alice “Qui siamo tutti matti!” e lei risponde “Io non sono matta!” e lo Stregatto ribadisce “Se sei qui allora vuol dire che anche tu sei matta!”.

Non è un caso che negli anni ’50 del novecento lo psichiatra britannico John Todd si inventi la Sindrome di Alice nel paese delle Meraviglie (AIWS: dall’inglese Alice in Wonderland Syndrome) per indicare un gruppo particolare di sintomi intimamente associati all’emicrania e all’epilessia che riguardano distorsioni percettive, l’alterazione delle informazioni sensoriali su sé stessi e sul mondo circostante. Spesso erano che avevano vissuto illusioni relative al proprio corpo quali, ad esempio, sentirsi troppo alte o troppo basse o avere l’impressione che parti corporee mutassero forma o dimensione. Senza parlare di un’altra patologia che interessa il 2% della popolazione femminile che si chiama dismorfofobia, la preoccupazione legata alla percezione di uno o più difetti fisici inesistenti o lievi determina un grave disagio e/o una compromissione delle attività quotidiane. Sì questa attualità di Alice riguarda il non amarsi che sicuramente è più aberrante della meravigliosa illogicità letteraria della sua trama: si sa’ meno si capisce una cosa e più ci appare interessante. O come dice bene il nostro libraio ascoltare il Ciciarampa è come andare a spasso Dario Fo’ e Gigi Proietti:a voi la scelta.

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