Virginia Woolf e Vita Sackville-West si conobbero nel 1922, quell’incontro fu l’inizio, per entrambe, di un amore profondissimo che le legò per ben vent’anni. A Vita Virginia indirizzerà una delle sue ultime lettere, solo sei giorni prima di morire annegata. Vita rappresentò per Virginia il sogno, capace di tenere a bada gli incubi ricorrenti ricacciandoli nei meandri della sua mente là dove, comunque, rimasero per tutti gli anni della sua vita. La spossatezza, le continue emicranie, i dolori che spossavano Virginia erano tutti sintomi di quel male di vivere per cui Vita rappresentava l’unica cura possibile insieme alla scrittura, l’unica arma per fronteggiare la morte.
Di questo legame rimane testimonianza nella raccolta di lettere, edita recentemente da Donzelli Editore, Scrivi sempre a Mezzanotte. Una raccolta molto curata, con un meraviglioso saggio della bravissima Nadia Fusini a cura di Elena Munafò, che ci accoglie nelle stanze private delle due donne. Una corrispondenza fittissima in cui, pian piano, l’eros si fa strada, fino a rivelarsi apertamente con tutto il desiderio, la gioia e il divertimento che l’accompagnano. Vita e Virginia si scambiano parole colme di tenerezza “Ma io ti adoro – adoro ogni parte del corpo, dalla punta dei piedi alla punta dei capelli. Non ti libererai mai di me, anche volendo” scrive Vita a Virginia, che risponde a questa dedizione con parole altrettanto intense : “Ma se l’essere amata da Virginia vale qualcosa, Virginia ti ama; e ti amerà sempre…”.
Vita Sackville-West, con le sue lunghe gambe e il volto, affascinante, su cui spiccano le labbra ricoperte da una leggera peluria, è tutto quello che Virginia pensa di non essere e a cui aspira profondamente. Una donna sicura, forte, realizzata in tutto, anche nella maternità. Con Vita Virginia scopre, finalmente, il potere dei sensi e vive attimi di pura felicità.
Ma Vita, che di Virginia adora il genio letterario che riconosce superiore al suo, non è solo di Virginia e non può esserlo. La fedeltà, l’esclusività, non le appartengono e di questo Virginia finirà per soffrirne.
La sua Vita, non sarà mai sua del tutto, o forse lo potrà essere eternamente ma in un altro modo. Così, per elaborare l’assenza di Vita, Virginia “partorirà” Orlando, (diventato poi lo splendido film firmato dalla regista Sally Potter) personaggio interamente ispirato all’amata, in quella che lo stesso figlio di Vita Sackville-West definirà la ” più lunga lettera d’amore della storia”.
Documento proposto e liberamente inviato da Iolanda Cuscunà a siciliareport.it e modificato dalla Redazione per la pubblicazione.