L’amaro caso della Baronessa di Carini è stato uno sceneggiato del 1975 tratto da numerosi libri. Sul caso della Baronessa di Carini la cosa che mi ha sempre più affascinato che appunto all’epoca dello sceneggiato della RAI del 75 era la paura che si aveva dal momento in cui la sigla iniziale veniva espresso il delitto che si sarebbe poi consumato. Anzi posso dire che il ricordo era quello proprio della Baronessa che era stata pugnalata due volte dal padre “lu primu colpu la donna cadiu e appresso colpu la donna muriu” perché era stata scoperta con il suo amante. Anche se poi la storia dello sceneggiato la ritroviamo nel 1800 dove una nuova Baronessa di Carini malmaritata si ritrova nella situazione simile alla sua diciamo così ava: la cosa più interessante e che stavolta però La Baronessa di Carini quella dell’Ottocento “trova pace” nel giovane amante che fa queste ricerche rispetto alla legittimità delle terre di suo marito. Finalmente si libera da questa da questa bruttissima leggenda da questo terribile anatema. Da questo femminicidio rituale.
Il libro pubblicato da Lunaria Edizioni è di Luigi Natoli che appunto è un romanziere ottocentesco siciliano. Si occupa soltanto della leggenda antica quella di Caterina La Grua La Baronessa di Carini del 1500 quella che viene uccisa dal padre, perché un frate con le sue pruderie ha annunciato al padre che la ragazza si vedeva con il proprio amante. Primo volume della collana Satellite, una collana che si propone di dare spazio a quelle opere spesso offuscate dai grandi romanzi che hanno reso celebri i loro autori, utili a conoscere a fondo gli aspetti più inediti di questi scrittori così importanti, con un occhio di riguardo agli autori Siciliani del XIX e del XX secolo. Una collana che mira a diventare una piccola e indispensabile biblioteca italiana di storie perdute.
Un racconto popolare ricco di fascino che manca ormai da troppi anni in libreria, in cui Natoli ci racconta una Sicilia diversa dalle solite descrizioni quasi stereotipate di una terra arida e assolata, ma in cui emerge una terra viva, fatta di alberi, fiori, distese verdi, quasi esotica che ritroviamo nelle illustrazioni di Tamara Bellezza. La narrazione di Luigi Natoli ha l’indubbio merito di aver aggiunto suggestione e fascino a un celebre racconto della tradizione popolare orale: un cunto che attraverso i cantastorie si è diffuso per cinque secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri e conquistare anche gli onori televisivi con due sceneggiati Rai.
Nella Sicilia del XVI secolo, a tratti nobiliare, conosciuta e solare, a tratti rurale, lunare e impenetrabile, si muovono i personaggi di questa intricata vicenda di amore e morte: la giovane e delicatissima Caterina, il colto e sensibile Vincenzo Vernagallo, il violento e spietato barone La Grua, l’urticante e libidinoso frate Arcangelo, insieme ad un coro di personaggi secondari. Sono tutti vittime e artefici di un efferato delitto. In un centinaio di pagine dal ritmo incalzante, si consumano il fuoco ardente della passione, una romantica storia d’amore clandestina, sordide vicende di invidie, interessi e gelosie che culminano in tragico femminicidio.