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Champollion in Egitto: Giacomo Cavillier e il decifratore nella Valle del Nilo

Giacomo Caviller è docente di Civiltà Egizia e Museologia all’Università del Cairo. È direttore del Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F.Champollion”, presidente dell’Academia Aegyptica (Accademia Egizia) di Genova e direttore didattico dell’Unipmed di Taranto.

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Questo “diario di viaggio” costituisce la vivida testimonianza degli aspetti umani ed emozionali di uno studioso proiettato per la prima volta in un Egitto regolato da differenti codici culturali ed esistenziali, rivelando, istante per istante, lo stato d’animo di Champollion uomo e ricercatore. Nella prima figura si possono cogliere lo stupore e la meraviglia del viaggiatore dinnanzi ai monumenti e ai siti egizi sommariamente descritti dai Savants durante la spedizione napoleonica, tanto idealizzati a Parigi prima della partenza, a cui farà seguito la consapevolezza dello studioso che, con mirata e precisa metodologia d’indagine, documenterà e valorizzerà luoghi siti e antichità. Nella seconda figura emerge un fine sentimento di comprensione, al limite dell’empatia, per la misera condizione umana e sociale degli abitanti di un Egitto agitato da profonde trasformazioni politiche sotto il rigido governo del Khedivé Mohamed Ali.

Attorno alla vicenda di Champollion gravitano ed intervengono personaggi di differente foggia, cultura ed importanza che completano il quadro d’insieme e che contribuiscono a delineare le qualità e l’unicità del geniale studioso “che sa leggere le antiche pietre”, il cui inestimabile apporto ha contributo a svelare la civiltà faraonica che oggi conosciamo.

La Campagna di Napoleone in Egitto

Infatti, l’evento scatenante dell’interesse dell’Europa per la civiltà faraonica fu la Campagna d’Egitto di Napoleone I (1799-1800). A seguito della pubblicazione de “La Déscription de l’Égypte” e il diffondersi dell’Egittomania, le principali capitali europee, i loro musei e i loro circoli culturali furono interessati ad acquisire e studiare i monumenti egizi. Con la fine delle guerre napoleoniche, numerose missioni composte di studiosi in vari settori delle arti e delle scienze si erano recate a ritmo incessante in Egitto e in Nubia per approfondire quanto documentato dai savants di Napoleone o per tentare nuove scoperte.

Agli studiosi si erano associata una moltitudine di “appassionati” delle antichità e di veri e propri “cercatori di fortuna”, attratti dalla prospettiva di lauti guadagni derivanti dalla vendita dei reperti raccolti e depredati nella maggior parte dei siti anticoegiziani disponibili. Fra gli appassionati e collezionisti operanti in Egitto spiccano per importanza il vice-console francese Bernardino Drovetti, il console inglese Henri Salt e il suo “archeologo” Giovanni Belzoni.

L’assenza di controlli e di sanzioni da parte delle autorità locali per la spoliazione dei siti aveva dunque favorito il formarsi di vaste collezioni di musei e di privati facoltosi sparsi in tutta Europa e l’Egittologia non era altro che una applicazione “orientalizzante” della filologia classica, gravata dall’impossibilità di decifrare la mole impressionante di documenti disponibili.

È in questo contesto storico che il giovane Champollion coltiva la sua formazione di futuro egittologo e in pochi anni, completati gli studi, si dedica al lavoro di decifrazione della lingua antico egiziana. Nel 1824 pubblica il “Resoconto del sistema geroglifico degli antichi Egizi” nel quale delinea le sue ricerche sui nomi degli dèi e dei sovrani egizi e spiega l’organizzazione di insieme dei segni e la loro funzione nella scrittura. Svelata la chiave di decifrazione, a Champollion non resta che verificare il suo lavoro direttamente sul materiale e sui monumenti disponibili presso musei e collezioni private.

Lo studioso ottiene il permesso di recarsi in Italia in missione (borsa di studio) per visitarne i principali musei e collezioni private e individuare lotti di reperti da acquistare per l’allestimento di una sezione egizia del Louvre.

Il soggiorno in Italia dal 1824 al 1826 (principalmente a Torino, Livorno e Firenze) proietta il giovane in una realtà culturale e sociale proficua sotto il profilo dello studio delle antichità egizie e sull’ampliamento della sua sfera professionale.

A Torino Champollion studia la collezione Drovetti al Museo Egizio, a Firenze studia la raccolta granducale di Leopoldo II e a Livorno, principale scalo portuale per i reperti provenienti dall’Egitto, seleziona e acquista il lotto della collezione Salt per il Louvre è interessato.

Ma il soggiorno toscano è altresì foriero di ben altri intenti e prospettive. Prende man mano corpo l’idea di una spedizione scientifica in Egitto da pianificare e realizzare con l’amico e collaboratore Ippolito Rosellini, giovane professore di lingue orientali presso l’Università di Pisa. L’incontro con Rosellini segna l’inizio di una proficua relazione umana e professionale e l’avvio dell’esperienza di Champollion nella Valle dei Nilo…

 

 

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