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“Avrei voluto parlarti di me” di Daniela Trovato

Il romanzo narra la storia di Zaira, giovane donna palermitana, che fugge dalla sua amata quanto amara terra siciliana per vivere serenamente, lontano dalla “Famiglia”, che vuole piegarla alle decisioni imposte dai Capi, in modo particolare dal padre, boss mafioso che gestisce traffici illeciti ed è presunto mandante di parecchi omicidi di stampo mafioso e politico durante gli anni di piombo.

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La sua fuga da Palermo è una metafora: fugge da ciò che è illegalità in tutte le forme per ritrovare se stessa e portare avanti il suo progetto di vita che la vedrà realizzarsi dopo anni di studio della musica,  molla per il suo riscatto morale.  È un viaggio fisico ma anche psicologico, dove le tappe corrispondono alla crescita di Zaira, che comincia a prendere coscienza di sé e della realtà in cui è vissuta, cercando di trovare la strada che la porterà ad affrontare continui ostacoli interiori. Compagna e coprotagonista, la musica. Essa addolcisce i tratti narrativi e rappresenta il suo “canto”. Il romanzo utilizza i termini dell’agogica musicale infatti come titolo di ogni capitolo. Potrebbe considerarsi come una Sonata con variazioni sul tema, dove l’elemento tematico di base subisce lievi trasformazioni adattandosi ai personaggi che si muovono all’interno con leggerezza, quasi come note su un pentagramma.

È, contemporaneamente, un romanzo di confronti, di analogie che si intrecciano via via nella fabula, tra le differenze di modi di vivere e ricordi che la protagonista racconta.

All’interno si sviluppano storie drammatiche, a volte tragiche, che culmineranno in un evento difficile da dimenticare. Ogni sottotrama delinea una causa che determinerà l’effetto. Atmosfere vivaci dove aleggiano emozioni, angosce, dolore e felicità accompagnano la vita dei coprotagonisti, una sciarada di uomini, donne e ragazzi che entrano prepotentemente nella fabula, ognuno con le proprie peculiarità e caratteristiche. Essi animano il racconto e rappresentano per Zaira frammenti del suo passato che ritornano prepotentemente nel suo presente. Ogni personaggio è parte della vita di Zaira, Salvo, Renzino, Tommaso e si ricollegano alla storia mediante flashback della protagonista.

L’incontro con don Gaspare e con Rubens saranno molto importanti per la crescita spirituale e affettiva della protagonista. I due personaggi infatti giocano un ruolo predominante nella ricerca della sua identità. Il primo la aiuterà a trovare la fede spirituale, il secondo le darà l’amore e anche un figlio che darà la speranza a Zaira per ricominciare. Quando tutto sembra stia culminando al meglio, un evento inaspettato distrugge la speranza di Zaira. Il padre, che sembrava ormai un ricordo lontano nel tempo e nello spazio, rientra violentemente nella sua vita. La donna non lo perdonerà mai più ma sceglie di continuare a vivere e studiare fino a che diventerà una famosa concertista. La storia si conclude con la certezza che, dopo un intenso dolore, la vita ritorna ancora a sorridere con la sua tavolozza di  cromie, anche se il nero è anch’esso un colore.

Gli ambienti descritti sono luoghi familiari all’autrice e caratterizzano una parte della Sicilia e immagini dell’Umbria. Un netto contrasto tra due terre, arida l’una, fertile l’altra.

È un romanzo capovolto, dove l’inizio corrisponde alla fine.

 

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