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Casa Lampedusa, un romanzo che racconta due vite

Casa Lampedusa intreccia mirabilmente, calibrandone la narrazione, due vite: quella, già compiuta e crepuscolare di Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa, stanco e malato negli ultimi anni di vita a Palermo e quella, in gestazione, del suo capolavoro, il Gattopardo.
E succede che la comprensibile pigrizia del principe, che trascina i giorni nella malattia irreversibile che scopre di avere ai polmoni, accanto a sé la figura enorme di Licy, Alessandra, la moglie sua consigliera letteraria, prima critica della sua vita quotidiana e di romanziere, viene sferzata, vivificata dall’obbiettivo vero di consegnare alla storia e alla letteratura il suo capolavoro.
Nella pazienza certosina e nella pignoleria con cui Giuseppe cesella la storia del principe di Salina ci si perde e si rimane prede del racconto di una Sicilia che non c’è più, in tutto speculare agli ultimi giorni vissuti da Giuseppe Tomasi a Palermo.
L’esperimento letterario del sorprendente bravo scrittore canadese Vincent Price è un capolavoro di stile e una nobile consegna al lettore siciliano che ritrova nei trascorsi di Giuseppe Tomasi la vita nobiliare in chiaroscuro di un casato, attraversato da vere e proprie storie misteriose come quella di Giulia Trigona, vissuta come imbarazzante enigma di famiglia.
È certo una consegna rievocativa di fatti nobiliari siciliani arricchiti dall’orgoglio artistico letterario del principe Tomasi, indomito lucido romanziere.
Dice fra l’altro Tomasi alla moglie: ‘ Non credo che tutta l’ Italia leggerà il mio romanzo, amore. Bisogna dargli un titolo. Pensavo a il Gattopardo. Tacque pensierosa. Ma non ci sono gattopardi in Sicilia, Giuseppe.
Lui si schiarì la voce. Non più. Né ora né mai’.
Ma nel pronunciarlo Giuseppe sa già che con questo titolo avrebbe conquistato il mondo.

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