Palermo, 25 apr. – “Lo stato di emergenza, che doveva durare 4-5 mesi, va avanti da un anno. Non sappiamo ancora quante aziende avranno la possibilità di riprendersi, proprio per questo abbiamo chiesto non i ristori da poche migliaia di euro che non servono a nessuno, ma degli interventi che possano dare alle imprese la capacità di rilanciare la propria attività attraverso prestiti a 20anni con interesse zero. Questo è quello che dovrebbe fare lo Stato e che, in parte, sta facendo la Regione siciliana con le nuove norme approvate”. Lo dice all’Adnkronos il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, per il quale l’orizzonte della ‘rinascita’ non è vicino. “La ripresa arriverà non prima del 2026 – avverte -. In questo arco di tempo bisogna dare agli imprenditori la possibilità programmare attività e investimenti. Serviranno da 15 a 20 anni per ripagare i debiti accumulati durante la crisi pandemica”. “Al ristoratore che sta fermo da sette mesi non si può pensare di dare qualche migliaio di euro, o gli rimborsi tutto o lo hai condannato a chiudere”, avverte.
Né basta la Cig. “Quando arriva, in ritardo e con un sistema obsoleto, paga i dipendenti, non certo l’imprenditore che ha anche lui una famiglia e deve poter vivere e andare avanti. La verità è che la politica ha dimenticato l’imprenditore, molti erano già indebitati perché venivano da una crisi che non ancora assorbita. Il rischio è quello di trovarci tra uno-due anni senza migliaia e migliaia di imprese”. Per il leader degli industriali di Sicilia, poi, la pace fiscale non può essere considerata un tabù. “Qui non si tratta di avere un condono, ma un’esenzione completa degli anni del lockdown e per i prossimi 3/4 anni, perché migliaia di imprese non avranno la possibilità di pagare le tasse, dovranno scegliere se pagare dipendenti, fornitori o le tasse”.
(Adnkronos)
