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“Un cantiere per Catania”, la speranza in un documento all’Arcidiocesi di Catania

“Un cantiere per Catania. Organizzare insieme la speranza”, redatto da un gruppo di laici cattolici, adulti e giovani, dell’Arcidiocesi di Catania, in collaborazione con l’Ufficio diocesano problemi sociali e lavoro, in vista delle prossime elezioni amministrative

Premessa: Catania sembra immersa nel buio della notte. Una Città “piena di macerie”, stanca, sfiduciata e rassegnata. Eppure essa vive una condizione di dicotomia. Da una parte l’umiliazione patita per il dissesto finanziario, l’assenza di un Sindaco da oltre 12 mesi, il degrado ambientale, che è sotto gli occhi di tutti, la diffusa illegalità, l’aumento della devianza minorile, la disoccupazione, la povertà economica, educativa e abitativa, l’abbandono che dalle periferie si estende al centro e altri mali sociali che sono stati evidenziati nel documento “Non possiamo tacere”, presentato a Catania il 5 settembre 2022, in vista delle elezioni del 25 settembre 2022 per il Parlamento, l’Assemblea Regionale Siciliana ed il Presidente della Regione. Dall’altra parte, invece, Catania vive una straordinaria opportunità, rara, in quanto destinataria di numerosi e ingenti finanziamenti e investimenti pubblici e privati, che dovrebbero proiettarla in una dimensione di crescita complessiva. In questo clima così particolarmente delicato, lo stesso commissariamento dell’Amministrazione comunale, e poi le note vicende che ne sono seguite, ci consegnano, purtroppo, l’immagine di una Città che ha bisogno sempre più di un concreto progetto di futuro, di stabilità di governo e di una compartecipazione di responsabilità nelle scelte politiche pubbliche. E dal cuore di ogni cittadino e cittadina catanesi emergono un anelito e un desiderio di luce di un nuovo giorno.

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“Occorre – per citare le parole dell’Arcivescovo di Catania mons. Luigi Renna nella sua omelia nella solennità di Sant’Agata 2023 – una operosa carità politica, che sappia fare alleanze tra le generazioni, coinvolgendo i giovani, e con tutti i quartieri, anche i più periferici”. Noi vogliamo lavorare, insisteva il nostro Arcivescovo nel suo discorso in Piazza Stesicoro il 4 febbraio 2023, per una “città nella quale si costruisce il bene di tutti, che non è solo di una parte, di un quartiere, di una categoria di persone, secondo criteri di fraternità e di amicizia sociale, così come ci ricorda Papa Francesco. Non si può volere il benessere di via Etnea senza pensare al bene della Civita; non si può progettare quello delle scuole del Centro senza quello degli edifici di Zia Lisa o di Trappeto; non si possono tenere in ordine le piazze centrali e dimenticare la piazza semibuia davanti a La Salette o antistante a San Cosimo. Il bene comune è bene indiviso, il bene di noi tutti”. Le recenti elezioni regionali e nazionali sono state vissute dalle nostre Comunità locali con sentimenti di delusione e disorientamento, e con una forte disaffezione per la politica, tanto che la maggior parte degli elettori (compresi i giovani) ha scelto la via dell’astensionismo. Pertanto, non possiamo non interrogarci sulle 5 scelte politiche ed amministrative che hanno determinato nei cittadini la delusione per la cosa pubblica, sulle condizioni che vivono la Città e i suoi abitanti, sui metodi per rispondere ai numerosi bisogni che interessano la popolazione.

 

A Catania – come ricordava Mons. Renna il 5 febbraio 2023 in Cattedrale – “abbiamo paura di un futuro che impoverisca la nostra città. Abbiamo paura di una politica del ‘si è fatto sempre così’; che non sia frutto di scelte condivise e rinnovate. Abbiamo paura di una politica che non risolva i problemi della città, ma li complichi con amministratori poco competenti, etero diretti […]”. Per questo occorre ritrovare il coraggio di un impegno per il bene comune e la speranza nel futuro. C’è bisogno di laici che partecipino alla vita pubblica e non “esauriscano il loro impegno di santificare le realtà di questo mondo nel perimetro delle associazioni e delle parrocchie” (Mons. L. Renna).

Da questo punto di vista auspichiamo che i giovani possano trovare sempre più nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni o nei movimenti dei luoghi in cui sviluppare anche un amore al bene comune e un desiderio di contribuire al benessere di tutti. Ma l’alba di un nuovo giorno si deve preparare con uno sguardo lungimirante, che comprenda necessariamente, nel proprio orizzonte, il futuro delle giovani generazioni. Pertanto, i giovani devono essere ascoltati e coinvolti, fin da ora, in un operoso “Cantiere per Catania”, che punti ad edificare una Città in tutta la sua Bellezza, come una magnifica corona ovvero come una sposa preparata per il suo sposo (per usare alcune metafore bibliche). Bisogna pensare in grande, cosicché da un proficuo dialogo sociale e dalla collaborazione intergenerazionale, con il contributo di tutti, si possa davvero sperare che, dopo la notte, Catania si rivesta di luce e rinasca.

Quanto detto, esige un profondo rinnovamento della politica, che sia meno autoreferenziale e maggiormente capace di dare risposte concrete ai reali e complessivi bisogni di ogni cittadino, come esige il vero bene comune della Città, che “è bene di tutti e di ognuno” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 164).
Cosa fare? Nel nostro tempo, bisogna avere chiaro, innanzitutto, che la Chiesa non ha il compito di “formulare soluzioni concrete – e meno ancora soluzioni uniche – per questioni temporali”, sulle quali i fedeli laici, con libertà e responsabilità, devono esercitare il loro discernimento. E infatti, “la fede non ha mai preteso di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici, consapevole che la dimensione storica in cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli” (Card. J. Ratzinger, L’impegno… dei cattolici nella vita politica, 2002).

 

Restituire a Catania il suo futuro Investire sui giovani Una Città come Catania che non voglia solo sopravvivere, piangendosi addosso, ma che desideri progredire e progettare l’avvenire non può farlo senza considerare il futuro ed i giovani quali assi portanti della programmazione e ideazione delle politiche pubbliche. I giovani di oggi saranno, donne e uomini, classe dirigente, professionisti, artigiani, operai, imprenditori, pubblici funzionari, tutti protagonisti della società prossima. Catania, investendo sui giovani investe sul proprio futuro. Appunto per questo motivo diventa urgente invertire la rotta dell’esodo di tanti giovani, molti dei quali altamente qualificati, che ha impoverito in questi anni il tessuto sociale cittadino e le stesse prospettive di sviluppo.
Affinché i giovani possano liberare tutto il potenziale di energie di creatività, innovazione, imprenditorialità, di cui sono naturalmente portatori è fondamentale che possano esprimersi in luoghi ed ambienti a loro più congeniali, più informali, al di fuori dei tradizionali circuiti istituzionali (scuola, università, pubbliche amministrazioni) spesso percepiti come “ingessati”. Luoghi ed ambienti nuovi dove poter sperimentare la multidisciplinarità, la condivisione, i lavori di gruppo, la gestione di progetti condivisi, forme di auto-organizzazione, laboratori sociali. In tali spazi, proprio perché più informali, si potranno creare occasioni di confronto inter-generazionale capaci di riaprire su basi completamente nuove il dialogo fra giovani e adulti, in una prospettiva di incontro. 9 Giovani e futuro coincidono, e non solo in politica, proprio perché essi rappresentano aspirazioni, desideri, ansia di costruttività, di progresso e di realizzazione di sogni. Catania ha bisogno di riscoprire e di avere fiducia in se stessa e di puntare sulle giovani generazioni.

 

In tal modo può riconquistare l’identità di Città intraprendente, coraggiosa, creativa, non ripiegata su se stessa ma avida di relazioni e novità, capace di osare progetti e iniziative. Melior de cinere surgo è inciso sulle pietre della Porta Ferdinandea, ora Garibaldi: il motto descrive l’attitudine inesausta dei catanesi a ricostruire il proprio futuro e di non lasciarsi prostrare da terremoti e dalle eruzioni distruttive dell’Etna. Ben 5 volte Catania è stata distrutta e riedificata. Oggi, Catania deve puntare sullo spirito indomito, ed ironico allo stesso tempo, dei suoi abitanti per ricucire le parti di tessuto urbano segnato da diseguaglianze ed emarginazione, per curare e sanare la piaga della devianza e dell’abbandono scolastico dei ragazzi, per espellere il ‘cancro’ della violenza e della criminalità comune e mafiosa.

La Città si prenda cura più adeguatamente degli emarginati, dei poveri, dei disabili, degli anziani, dei dimenticati e delle donne abbandonate e oggetto di violenza, segua e promuova puntualmente le attività economiche, commerciali, artigianali e produttive, affianchi e acceleri la realizzazione di innovativi insediamenti industriali che potrebbero alleviare la ‘piaga’ della disoccupazione soprattutto giovanile. Una Città che pensa e programma il proprio futuro non lascia indietro nessuno che abbia bisogno di aiuto, assistenza, lavoro, prospettive per la propria impresa, certezza per i propri investimenti.
Fare politica, oggi più che mai, “richiede che la speranza si organizzi e ci veda corresponsabili” (Mons. L. Renna).

La politica deve imparare a ripensare se stessa e questo non può avvenire senza rendere protagonisti i giovani. Un’alleanza fra generazioni Si è perso l’entusiasmo di piantare semi, di compiere atti e prendere decisioni che non avranno, magari, un ritorno ‘politico’ ed elettorale immediato ma che costituiscono la premessa di interventi strutturali e infrastrutturali che segneranno positivamente la Città di domani. La politica, per sua natura, è pensare e progettare il futuro. “Abbiamo bisogno di una politica che pensi ad una visione ampia e che porti avanti un nuovo approccio integrale […] pensando al bene comune a lungo termine per l’umanità presente” (Francesco, Fratelli Tutti, 177 e 178). La politica rimane ‘giovane’ poiché coltiva sempre nuove idee, avvia progetti, anche a lunga scadenza, e cerca nuovi strumenti e opportunità per realizzarli, insieme ad altri, promuovendo “un progetto comune per l’umanità presente e futura” (F. T., 178). Non si tratta, quindi, di individuare i giovani come un’altra categoria di destinatari di interventi pubblici e di sostegno ma di ‘pensare’ la Città avendo presente quel che è bene per il suo futuro e per i suoi abitanti, di oggi e di domani.

La politica cittadina, se vuole avere lungimiranza, capacità di ideazione e di costruzione, fantasia progettuale non può pensare alla Città se non guardandola dal punto di vista dei problemi, delle esigenze, delle aspirazioni e dei sogni dei propri abitanti, soprattutto giovani. Questo non significa ignorare gli altri catanesi: guardare Catania con lo sguardo soprattutto dei giovani significa non sognare una Città irreale ma una comunità che pensa al proprio futuro a partire dai protagonisti di oggi e di domani. La giovinezza, non solo anagrafica, rappresenta la fase progettuale di ogni convivenza. Le cose che non vanno, i cahiers de doléance devono tramutarsi in idee costruttive e responsabili, proposte e progetti realistici. Dalla capacità di ideare progetti solidi e dalla possibilità di realizzarli dipende il futuro, equilibrato e stabile, della nostra comunità cittadina. Questo comporta un’alleanza fra generazioni. La generazione più matura, abbandonando la difesa di quanto ottenuto, dovrebbe contribuire, con l’innegabile patrimonio di esperienze e di vita, ad agevolare e, se del caso, accompagnare le nuove generazioni a realizzare le proprie aspirazioni, idee e progetti, integrando il ruolo degli anziani con le esigenze dei giovani.

 

Il dissesto finanziario del Comune, sebbene abbia certamente condizionato il percorso di crescita e di sostenibilità sociale della Città e dei suoi abitanti, non può continuare a costituire un freno alla programmazione di interventi ed iniziative per Catania e la sua area metropolitana. È pur vero che le proposte esposte di seguito attengono, per lo più, a linee di tendenza e di metodo, modi d’intendere l’Amministrazione pubblica e programmi che devono tener conto delle risorse esistenti, locali, regionali, statali ed europee. Non hanno e non possono avere, peraltro, carattere esaustivo o coprire l’intero arco delle criticità e dei problemi della Città e dei suoi abitanti. Bisogna, invece, individuare un metodo di lavoro e di attacco ai problemi, alle criticità e alle emergenze di Catania.

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