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Polizia contro crimini ambientali nella “Riserva Naturale Oasi del Simeto”

CATANIA – La Polizia di Stato è particolarmente attiva anche sul fronte del contrasto ai crimini ambientali che spesso affliggono le aree protette e le oasi naturalistiche, deturpandone i territori e costituendo, la maggior parte delle volte, un vero e proprio pericolo per la sopravvivenza della fauna e della flora.
Ed è per questo che, nella mattinata odierna, personale della Polizia di Stato ha effettuato controlli mirati a prevenire e reprimere reati ambientali nel sito protetto denominato “Riserva Naturale Oasi del Simeto”, operando unitamente agli agenti della Sorveglianza Riserve Naturali.
Grazie a questi capillari controlli, un pluripregiudicato è stato indagato in stato di libertà per gestione illegale e abbandono di rifiuti speciali, reati ambientali previsti dagli articoli 192 e 193 del Decreto Legislativo 152/2006; l’uomo aveva allestito, senza autorizzazione, un luogo di raccolta di rifiuti derivanti anche dall’attività di un’officina meccanica, peraltro totalmente abusiva.

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Particolarmente pericoloso, il fatto che i rifiuti, parti di motore e altri scarti d’officina non bonificati, erano ammassati anche a ridosso di un ruscello, con evidenti rischi per l’ambiente dovuti alla presenza di olii esausti minerali e chimici sul terreno.
Trattandosi di area protetta, il pregiudicato, è stato indagato anche ai sensi dell’articolo 733 bis del codice penale, che prevede il reato di distruzione e deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto. Infine, la medesima persona è stata indagata per i reati di incauto acquisto di rame, invasione di terreni pubblici e truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubblica, nello specifico l’indennità di disoccupazione.
Nell’ambito della medesima operazione, si è proceduto al sequestro penale di circa 5000 kili di rifiuti speciali tra cui, anche se in minor parte, rame di cui il responsabile non ha indicato la provenienza.
Nel prosieguo dei controlli odierni, altre due persone sono state indagate sia per il reato ambientale di scarico delle acque reflue (esattamente scarichi fognari e prodotti per il trattamento delle acque di una piscina) in un ruscello che si trova a ridosso della loro abitazione, sia per il reato di deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto.

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