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Mafia: Dia sequestra beni a clan Laudani e a un imprenditore per un valore di 2 milioni

Catania, 9 ott. – La Dia di Catania ha eseguito due distinti provvedimenti di confisca di beni, emessi dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Salvatore Marletta di 47 anni, imprenditore agricolo pluripregiudicato, considerato vicino alla famiglia mafiosa Di Dio di Palagonia e di Orazio di Mauro di 54 anni, ritenuto esponente di spicco del clan Laudani e legato alla famiglia mafiosa catanese “Santapaola”. La lunga carriera criminale del Marletta inizia nel 2001 con l’arresto per omicidio volontario tentato, lesioni personali e detenzione abusiva di armi fino alla recente ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, nell’ambito dell’operazione denominata “Iddu”, per associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione e lesioni aggravate. Di particolare rilievo, è il procedimento penale che nel 2007 ha portato all’arresto del Marletta, unitamente ad altre tre persone, tra le quali Febronio Oliva, appartenente alla famiglia mafiosa Di Dio di Palagonia, per i reati di usura, estorsione e porto abusivo di armi in luogo pubblico.

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Incensurato fino al febbraio 2016, Orazio Salvatore Di Mauro è rimasto coinvolto ed arrestato in diverse inchieste giudiziarie (operazione ”I Vicerè”, coordinata dalla Dda etnea, unitamente ad elementi di spicco del clan Laudani e nell’operazione ”Security”, coordinata dalla Dda di Milano) in quanto ritenuto responsabile dei reati di estorsione aggravata e associazione mafiosa finalizzata a commettere una pluralità di reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazioneIva, omesso versamento Iva, appropriazione indebita, ricettazione, traffico di influenze, intestazione fittizia di beni, corruzione tra privati.

Gli accertamenti patrimoniali svolti sul conto dei due soggetti, ai fini dell’applicazione della misura di prevenzione, hanno evidenziato la sproporzione tra i redditi dichiarati rispetto all’effettivo patrimonio posseduto dagli stessi. Il Tribunale di Catania, nell’ambito di due diverse attività di indagine, ha disposto la confisca dei patrimoni riconducibili ai predetti, stimati complessivamente in oltre 2.000.000 di euro e composti da diversi rapporti bancari, autovetture, un’azienda operante nel settore agricolo, un fabbricato di pregio, 18 appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Palagonia e Ramacca, un’impresa individuale operante nelsettore dell’arredamento.
(Adnkronos)

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