Home Approfondimenti Il re dei torroncini: “denunciare un’estorsione per un imprenditore è doveroso”

Il re dei torroncini: “denunciare un’estorsione per un imprenditore è doveroso”

Catania, 5 mag.  – “Mi chiamò di notte una domenica di marzo il guardiano spaventato davanti a quel ‘pizzino’. Una volata fra le stradine di Belpasso. Ne parlai con mia moglie Serena e andai subito dai carabinieri”. E’ quanto racconta, in un’intervista al Corriere della Sera, Giuseppe Condorelli, 54 anni, titolare della famosissima azienda dolciaria siciliana, nel mirino della criminalità organizzata e vittima del pizzo, riferendosi al biglietto (‘Mettiti a posto ho ti faccimo saltare in aria, cercati un amico’) lasciato con una bottiglia di benzina davanti all’ingresso della fabbrica.  Condorelli, che ha denunciato il pizzo, dice di non aver avuto mai dubbi: con mia moglie, “vogliamo solo fare vivere i nostri due figli di 14 e 15 anni in una terra senza mafia, senza soprusi”. Ieri mattina il blitz dei carabinieri, dopo due anni di indagini, che ha fatto scattare 40 arresti tra cui un paio di imprenditori che hanno usato la mafia per battere la concorrenza.

“Il primo assalto risale al 1998, quando ancora c’era la lira e, rispondendo al telefono, mi sentii chiedere 100 milioni in contanti racconta Condorelli nell’intervista -Abbiamo subito tanti altri tentativi di estorsione, anche quando mio padre era vivo. Tutto sempre immediatamente denunciato alle forze dell’ordine”. E quei 100 milioni? “Pensavo allo scherzo di un cretino.Misi giù la cornetta. Richiamarono 10 minuti dopo: ‘L’hai capito che ti facciamo saltare?’ Lo dissi a mio padre: ‘Io vado dai carabinieri’. E lui: ‘Ti accompagno’. Per un mese restammo in casa aspettando le altre chiamate, fingendo di trattare, finché li arrestarono in una cabina telefonica appena fuori paese”.      Sta dicendo che resistendo si vince? “Dico che denunciare un’aggressione, una minaccia, un’estorsione – risponde Condorelli – è un obbligo per l’imprenditore che in questa Sicilia devastata non ha solo una funzione economica, perché noi svolgiamo un ruolo sociale, direi etico. Ecco perché occorre trovare il coraggio. Altrimenti il male non sarà mai sradicato e noi costringeremo i nostri figli a muoversi in una realtà sempre peggiore”. Perché tanti invece continuano a subire? “Ormai ci sono le condizioni per stare dalla parte della legalità, come mi ha insegnato a fare mio padre. Oggi non ci sono più alibi”.
(Adnkronos)

 

 

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