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Costringono con minacce una donna, già vittima di maltrattamenti, a rimettere la querela: arrestati

CATANIA – Su disposizione della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania i Carabinieri della Stazione di Piazza Dante hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del locale Tribunale e, quindi, posto agli arresti domiciliari un donna di 45 anni ed un 26enne per violenza privata, reato commesso nei confronti di una donna di anni 38.

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La vicenda che ha coinvolto i due è conseguenziale all’esecuzione delle misura di custodia cautelare in carcere emessa dalla stessa Autorità Giudiziaria, eseguita nei confronti di un 29enne il mese scorso a seguito della denuncia sporta dalla 38enne, convivente di quest’ultimo che, rispetto agli odierni arrestati, risulta essere rispettivamente figlio della prima ed amico del secondo.
In particolare la denunciante è stata nuovamente costretta a chiedere l’aiuto dei Carabinieri poiché i due, al fine di farle ritrattare le accuse che avevano precedentemente determinato il provvedimento cautelare nei confronti del giovane catanese, è stata oggetto di pesanti minacce che ne hanno minato la tranquillità ed il regolare svolgimento della vita privata.
In più occasioni la donna era stata infatti minacciata di morte, unitamente ai figli, nonché “invitata” dall’amico del detenuto a richiedere la protezione dei mafiosi del quartiere e, quando lei gli aveva risposto che si sarebbe rivolta ai Carabinieri, la apostrofava con frasi ingiuriose urlandole <>.
Come se non bastasse alle minacce si era unita anche l’attuale fidanzata del detenuto che, telefonicamente, diceva alla poveretta che avrebbe bruciato la sua casa con i figli ancora all’interno, provocandole un grave stato d’agitazione che la induceva a denunciare ancora ai Carabinieri quanto accaduto.
Alle minacce si era unita anche la madre dell’arrestato che quindi una mattina, a bordo della sua autovettura, aveva inseguito la malcapitata inducendola, alla fine, a rimettere la querela nei confronti dell’amico del figlio e della sua fidanzata ma per la poveretta, purtroppo, non erano ancora finiti i guai.
I familiari del detenuto infatti, non comprendendo che analoga procedura non poteva essere adottata anche nei confronti di quest’ultimo, stante la procedibilità d’ufficio dei reati contestatigli, continuavano a renderle impossibile la vita determinando così da parte dell’Autorità Giudiziaria l’adozione del provvedimento cautelare a loro carico.

Redazione CT
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