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Catania, la proposta per una Citta ideale

”Uno spazio collettivo che appartenga a tutti gli abitanti, che hanno il diritto di trovare le condizioni necessarie per appagare le proprie aspirazioni dal punto di vista politico, sociale e ambientale, assumendo, allo stesso tempo, i propri doveri di solidarietà”. Questo è quello che dovrebbe rappresentare una città – secondo l’articolo 1 della Carta Europea dei diritti umani nella Città – e che ha stimolato l’iniziativa dell’associazione interprofessionale catanese ProfessioniXequità, volta a realizzare un manifesto per un nuovo contratto sociale.

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“Catania: la città ideale” vuole essere una «proposta di metodo di partecipazione democratica che parte dal basso, coinvolgendo diversi segmenti della popolazione che dialogano con l’Amministrazione, attraverso l’intermediazione delle professioni – spiega la presidente dell’Associazione e componente Commissione Pari Opportunità e Inclusione del Consiglio Nazionale Notarile Maristella Portelli – per l’occasione abbiamo voluto “teatralizzare” il tutto attraverso un gioco sociale, realizzando in grafica idee e proposte, in cui sono state coinvolte quattro fasce diverse della società: i giovani della scuola Cavour, quelli più avanti negli anni dell’Università della Terza Età, le donne che si occupano di donne vittime di violenza dell’associazione Thamaia e gli utenti/operatori del Centro Astalli, che si occupa d’immigrazione».

 

 

 

Traendo spunto dal libro della docente dell’Università di Bologna Daniela Piana, per gli Architetti la “città ideale” «si costruisce vivendo e ancorando la progettualità del futuro ai valori e alle arti – commenta la presidente dell’Ordine della categoria etnea Veronica Leone – un invito a nozze per noi, che contribuiamo alla costruzione e allo sviluppo delle smart city, in cui le tecnologie migliorano la qualità della vita dei cittadini, trasferendo valore alla sostenibilità ambientale e al capitale umano, attraverso la partecipazione attiva della popolazione al governo della città». Un centro urbano in cui ognuno gioca la propria parte e dove gli ordini professionali si dedicano al sociale, come sottolinea il presidente dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Catania Salvatore Virgillito: «L’unico mezzo per una Catania sempre più bella è lavorare in sinergia, contribuendo al cambiamento e rendendo concreto il nostro modello di città».

 

 

 

Quella tenutasi al Castello Ursino di Catania rappresenta la fase embrionale del progetto, da cui i promotori si aspettano risultati positivi. Tra questi il modello di Healthy City avanzato dal presidente dell’Ordine dei Medici e Chirurghi Odontoiatri etneo Alfio Saggio_ «In una città ideale non si può prescindere dal mettere in pratica i meccanismi che garantiscano la salute nel privato, nel pubblico e nel lavoro, la vivibilità, gli spazi verdi e alti standard di prevenzione per tutti i cittadini – dichiara Saggio – In quest’ottica, a breve, con l’Assessorato dei Servizi Sociali, metteremo in campo un progetto per la tutela dei minori». Dalla sanità alla sicurezza, fino al valore umano del rispetto. «Il concetto di città ideale, inteso come luogo in cui vengono rispettati i diritti e le esigenze dei cittadini, risale ai tempi del Rinascimento – dichiara il presidente del Tribunale di Catania Francesco Mannino – Su questi principi credo sia importante portare avanti questo ideale». Riflessioni che si sposano con quelle del prefetto Maria Carmela Librizzi, che abbandona l’idea di città quale agglomerato di abitanti o monumenti, promuovendo invece quella di «un insieme di cittadini che fanno la differenza e danno l’impronta alla città. La vogliamo accogliente e come luogo in cui vengano rispettate le regole? Tutti dobbiamo fornire il nostro contributo». Punti cardine per «superare le criticità di Catania e farne emergere le potenzialità, ragionando su quello che possiamo fare per gli altri e non su ciò che vorremmo che venga fatto per noi», afferma il presidente degli avvocati Ninni Di Stefano. Un pensiero condiviso anche dal presidente dei Geometri Agatino Spoto, che ha lasciato spazio alle due tavole rotonde in programma.

 

 

 

Nel corso de “La città del futuro, oggi” – moderata da Assia La Rosa – a emergere sono stati gli elementi legati alla sicurezza, alla riqualificazione delle periferie, all’attenzione per le fasce più deboli, all’importanza della cultura finanziaria e alla messa a sistema dei trasporti pubblici. Elementi messi a fuoco da Marisa Scavo (già procuratore aggiunto del Tribunale di Catania), Gennaro Gigante (direttore Banca d’Italia di Catania) e Salvatore Fiore (direttore generale Ferrovia Circumetnea di Catania) e che hanno aperto a una riflessione più ampia di Daniela Piana, stimolando la «ricerca di un metodo duraturo nel tempo, che metta al centro il dialogo tra le parti e ponga l’accento sul come fare e non sul cosa fare». Dal punto di vista sociale, per l’esperto sociologo dell’Università di Catania Carlo Colloca, «particolare attenzione va rivolta ai marginali, alle nuove generazioni e ai nuovi catanesi, quelli che hanno scelto Catania come luogo in cui vivere. Il percorso intrapreso – prosegue – vede da una parte le diverse popolazioni urbane e, dall’altra, l’Amministrazione, che deve configurarsi come un attento ascoltatore, per recepire istanze e paure. Un processo lento, affinché s’instauri una relazione tra le parti che eviti di inquadrare la progettazione solo come occasione per “rifarsi il trucco”». In prospettiva futura non manca l’attenzione ai giovani universitari, circa 40mila nell’Ateneo catanese. «Questo deve spingerci a vedere Catania come una vera città universitaria – afferma il rettore Francesco Priolo – e a pensarla come un polo attrattivo, evitando la fuga di cervelli. Nuovi stimoli e nuove opportunità, dove risulterà fondamentale pensare ai servizi, agli alloggi universitari e ai trasporti».

 

Durante “Catania incontra Catania”, spazio ai risultati dei giochi sociali, illustrati dai team seguiti da Anna Agosta (associazione Thamaia Onlus), Francesca Di Giorgio (Centro Astalli Catania), Angela Arena (Istituto Comprensivo Cavour di Catania) e Giuseppe Barone (università Unitre), oltre al progetto di Professioni per Equità. «Immaginiamo i professionisti vicini alla società – illustra Maristella Portelli, con la rappresentante Pari Opportunità dei Commercialisti Simonetta Murolo – con un progetto che vede in piazza stand tematici, in cui le nostre competenze possano essere messe a disposizione dei cittadini in modo volontaristico. Un appuntamento itinerante di due volte al mese, per abbracciare tutti i quartieri della città».

 

 

Entrambe le tavole rotonde hanno avuto l’attenzione del sindaco Enrico Tarantino: «Sarebbe ottuso non aprirsi ai contributi che vengono dalla città viva e che desidera partecipare ai progetti di sviluppo – commenta – Un metodo che ci permetterebbe di avere una visione a 360 gradi e di proiettarci alla Catania del 2030, per non commettere l’errore di guardare al breve termine».

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