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Carabinieri Caltanissetta, aiutò amico a suicidarsi, minorenne finisce in comunità

I militari della Compagnia di Caltanissetta hanno dato esecuzione alla misura cautelare del collocamento in comunità, emessa dal gip di Palermo

Per gli investigatori dell’Arma avrebbe aiutato un amico a suicidarsi, fornendogli persino consigli utili a impedire che le persone a lui care potessero comprendere ciò che si
accingeva a fare. I militari della Compagnia di Caltanissetta hanno dato esecuzione alla misura cautelare del collocamento in comunità, emessa dal gip di Palermo, nei confronti di un minorenne, accusato di istigazione o aiuto al suicidio. Il giovane è stato denunciato anche per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico e per
la sua divulgazione per via telematica.

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Le indagini, coordinate dal procuratore per i minori di Palermo, Claudia Caramanna e dai sostituti Paoletta Caltabellotta e Francesco Grassi, hanno fatto luce sul suicidio di Mirko La Mendola, avvenuto lo scorso 25 agosto in una spiaggia di Porto Empedocle,
nell’Agrigentino.  “Il suo apporto è consistito non solo nell’assoluta complicità e condivisione di tutto il piano di preparazione e di successiva esecuzione – spiegano gli investigatori dell’Arma -, ma anche nell’elargizione di consigli finalizzati a impedire che le
persone a lui più vicine potessero comprendere ciò che il povero giovane si accingeva a realizzare”. Durante la settimana compresa tra il 18 e il 25 agosto scorsi, La Mendola si recò a Roma per sostenere le prove per l’accesso alla Polizia di Stato, carriera alla quale
aspirava più di ogni altra cosa. Si trattava dell’ultimo tentativo possibile per raggiunti limiti d’età. Dopo aver superato le prime prove il 23 agosto, però, fu giudicato non idoneo, vendendo così svanire la possibilità di coronare il proprio sogno. Accantonata anche
l’idea di proporre un ricorso contro l’esclusione, il giovane profondamente deluso e frustrato, ancora prima di fare rientro a Caltanissetta da Roma, avrebbe maturato la volontà di farla finita (già velatamente avanzata in una serie di messaggi prima della
partenza per il concorso), condividendola con l’amico minorenne. “I due si sono scambiati numerosi e dettagliati messaggi – spiegano gli investigatori -, nei quali veniva programmata la realizzazione del suicidio, che avrebbe visto partecipare attivamente anche il
minorenne”. Fu deciso il giorno, il luogo e l’utilizzo dell’arma da fuoco legalmente detenuta dalla vittima. “I due parlavano continuamente di un ‘comune intento suicidario’ – dicono ancora i carabinieri -, ma in realtà, dalle indagini compiute è risultato che solo il minorenne aveva reali intenzioni suicidarie”.

Pochi minuti prima di compiere l’insano gesto, La Mendola lasciò una serie di drammatici messaggi vocali per salutare alcuni amici e le persone che gli erano state vicine, mentre il minorenne era lì con lui. Le indagini, inoltre, hanno accertato la disponibilità, da parte
del giovane, di un’ingente quantità di materiale pedopornografico sui suoi telefoni cellulari. “Tali circostanze evidenziano ancor di più il profilo di personalità del giovane – concludono gli investigatori -: spregiudicato, privo di senso morale, con un sistema di relazioni deviato e con un distorto e deviato rapporto con la sessualità”.

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