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Il dissenso di Arcigay a intitolare una via di Catania a Don Oreste Benzi

Catania – Pubblichiamo integralmente la nota seguente: “L’Arcigay contesta la decisione della commissione Toponomastica del Comune, guidata dall’assessore Alessandro Porto, di dedicare una via della città al fu don Oreste Benzi. Al Prefetto, quindi, è stata indirizzata una missiva in cui si spiegano i motivi dell’opposizione.

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«L’Associazione – afferma il presidente Armando Caravini – rappresenta le istanze della comunità LGBTIQ+ locale, pertanto riteniamo fondamentale opporci alla decisione visto il trascorso di don Benzi, nel rispetto della promozione e integrazione sociale, nonché nella volontà di contrastare le azioni e le manifestazioni di odio e discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale ed identità di genere, a cui don Benzi non si sottraeva».

Trattando in dettaglio le ragioni dell’opposizione, don Oreste Benzi, durante il Family Day a Roma del 12 maggio del 2007, dichiarò sull’omosessualità che «Non esiste scientificamente, poiché è una devianza». Ed ancora sull’omosessualità:

«Io mi rivolgo direttamente alle persone interessate: non esiste il diritto al riconoscimento delle unioni omosessuali. L’omosessualità può essere corretta e la deviazione psichica che le è propria rimossa. Io mi rivolgo a voi [omosessuali] perché salviate l’identità del matrimonio naturale e cristiano. Solo voi potete salvarlo rifiutando ciò che non vi è proprio.»
(Oreste Benzi, appello pubblicato sul Corriere Romagna del 14 maggio 2006)
«Gli omosessuali acquisiti sono gli effeminati di cui parla la Scrittura e ai quali non è dato di entrare nel regno dei cieli. L’omosessualità acquisita è possibile superarla ed essendo un vizio deve essere rimossa a tutti i costi.»
(da La coppia oggi tra libertà dell’uomo e mistero di Dio – Editrice Guaraldi, Rimini)
Nei suoi libri, tenta anche di spiegare la diffusione dell’omosessualità maschile:
«Il crollo dei parametri di riferimento per accettarsi come maschi nella società attuale completa il quadro degli elementi che creano condizioni favorevoli all’omosessualità.»
(da La coppia oggi tra libertà dell’uomo e mistero di Dio – Editrice Guaraldi, Rimini)
La sua spiegazione dell’omosessualità femminile è invece di natura differente:
«Il rapporto invece nella donna per fare un esempio può essere tra estrone e androgeni da 4 a 1 e può scendere a 3 a 2, se invece il rapporto si capovolge con 2 a 3 si ha la donna lesbica; se arriva a 1 e a 4 si ha un uomo in corpo di donna che però è sempre donna. Ciò non giustifica l’unione tra due donne. […] Il femminismo, ha deturpato molto la natura femminile, il suo ruolo, la sua pienezza, la sua bellezza interiore e fisica.»
(da La coppia oggi tra libertà dell’uomo e mistero di Dio – Editrice Guaraldi, Rimini)

SULLO STUPRO
È orrore ciò che i maschi fanno, ma un po’ di colpa, forse molta, l’hanno anche le donne che scoprendosi invitano sempre più il maschio ad approfittare del sesso femminile; non solo invitano, ma eccitano il maschio ad approfittare dell’occasione.
(Don Oreste Benzi dal Corriere Romagna di domenica 24 luglio 2005)

Il presidente Caravini, pertanto, insiste: «Risulta ben chiaro ed evidente come il prelato non soltanto non abbia mai considerato l’omosessualità una “variante naturale del comportamento sessuale umano”, come stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ma addirittura una devianza psichica; un vizio di libido; effemminatezza; convinzione sociale; disfunzione ormonale; promiscuità sessuale. In forza di quanto poc’anzi letto, a proposito dello stupro sulle donne, Don Benzi ha giudicato responsabili le donne, l’esposizione dei loro corpi, il risultato degli atti di violenza sessuale che gli uomini compiono su di esse. La natura storica, politica e giuridica degli accadimenti di tal genere testimoniano il superamento di questa prospettiva brutale e turpe che è il frutto del maschilismo più esecrabile esistente in merito alla violenza fisica e sessuale verso le donne. Inoltre lo stesso, sarebbe sempre stato un convinto sostenitore delle terapie di ri-orientamento sessuale, meglio conosciute come “terapie riparative”, in grado di “curare” dall’omosessualità. Ciò in chiara violazione di quanto sopra descritto dall’Oms. Ed ancora, risulta che abbia sempre negato il diritto all’ottenimento di un riconoscimento dell’unione omosessuale».

«Non c’è da parte nostra nessuna intenzione – afferma la vice presidente di Arcigay Catania – Vera Navarria – di negare che Don Benzi abbia fatto anche cose lodevoli, ma la misoginia e l’omotransfobia non dovrebbero essere comportamenti socialmente accettati. L’intitolazione di una strada a una figura che purtroppo se n’è macchiata in più occasioni lascerebbe passare un messaggio sbagliato. È uno sfregio alle molte vittime e ai tanti ragazzi che, non reggendo più il peso dell’omofobia, hanno scelto il suicidio».

Come noto, con l’entrata in vigore della Legge n. 76/2016, e cioè quella che ha il merito di aver introdotto nell’ordinamento italiano l’unione civile tra persone dello stesso sesso, si è approdati non solo ad un riconoscimento laico della stessa, ma un cambiamento sulla prospettiva di famiglia.

«Malgrado ci si renda conto che ad esprimere tali posizioni – prosegue Caravini – sia stato un prelato e non un laico, non può non riconoscersi come anche lo stesso capo della chiesa cattolica, Papa Francesco, di recente abbia manifestato tutt’altre posizioni a dispetto di quelle sopra riportate. Ciò, quindi, non può lasciare spazio a giustificazioni di natura religiosa. Sono trascorsi 30 anni, dal quel 17 maggio 1990, data che segna l’importante traguardo dell’eliminazione, da parte dell’Oms, dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella Classificazione internazionale delle malattie (Icd) annoverata tra le deviazioni sessuali. Grazie a quell’atto dell’OMS è stato possibile attivare strumenti per il riconoscimento dei diritti civili e politici. Ciò è il risultato di una lunga battaglia che ha avuto un forte impatto sulla vita di milioni di uomini e donne omosessuali. Nel giugno 2018 è stata depatologizzata la transessualità».

«Risulta, pertanto, intollerabile che, proprio ad oggi, in momento così convulso di fermenti sociali e politici indirizzati verso l’approvazione del Ddl Zan per il contrasto all’omobilesbotransfobia, al bullismo omofobico, alla misoginia, si scelga Don Benzi per intitolare una via cittadina. Le parole e i pensieri di questi verso la comunità LGBTIQ+ che della nostra città è parte, viva e attiva, sono un’offesa e un motivo di indignazione, percepito tale, per l’incuranza e l’insensibilità dell’amministrazione comunale catanese verso parte dei suoi cittadini», conclude Arcigay Catania”.
ArciGay Catania

La nota di rettifica e replica della Comunità Papa Giovanni XXIII in cui il responsabile dichiara che è stato detto il falso.

non corrisponde al vero che don Oreste Benzi fosse una persona omofoba, con sentimenti di avversione verso le persone omosessuali, come riportato dalla vostra testata. Nell’articolo viene riportato che “don Benzi non si sottraeva alla volontà di contrastare le azioni e le manifestazioni di odio e discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale ed identità di genere”.
A tal riguardo Le segnalo l’intervista allo stesso don Benzi sul tema dell’omosessualità riportata nel recente libro “Ribellatevi!” (ed. Sempre, 2019) di Pasqualini e Zamboni. Nell’intervista sono presenti sia le citazioni riportate nel vostro articolo, sia la seguente che però è stata omessa.
Cito testualmente:
«D: Se un omosessuale venisse da te (don Benzi, ndr) per chiederti un consiglio a livello spirituale, come sacerdote cosa gli risponderesti?
R (di don Benzi, ndr): Prima di tutto vorrei essergli tanto fratello, padre e amico e fargli sentire che non è una persona di serie B o di serie C ma da valorizzare al massimo. Non gli farei prediche ma gli indicherei la via della vita, soprattutto dandogli un sostegno profondo, pieno. L’essere umano sente il bisogno di una relazione vitale, piena, completa, di rispetto. C’è tutta una cultura, purtroppo, che ha caratterizzato l’omosessuale come un qualcosa, qualcuno di strano, di diverso. Parlando a tu per tu scopri che l’omosessuale desidera superare la carnalità ed entrare nella visione più ampia, più vasta, in un infinito d’amore. Anche l’omosessuale ha bisogno di amare all’infinito».
Sempre sul tema, Le segnalo che in occasione della discussione in Parlamento sul disegno di legge sui c.d. “Dico” nel 2007 don Benzi dichiarò: «Io che vivo in mezzo al vasto mondo dell’emarginazione, mi rivolgo a voi fratelli e sorelle che vi ritenete omosessuali. Voi avete detto di sì a Cristo e alla Chiesa, siete fedeli alla castità, siete un segno luminoso di speranza alla vostra fedeltà».
Parole che mostrano come don Oreste Benzi, nel suo articolato pensiero sull’omosessualità, non solo non avesse alcuna avversione nei confronti delle persone con orientamento omosessuale, ma al contrario mostrasse nei loro confronti rispetto, compassione e sensibilità.
A queste parole si aggiungono poi i fatti. Don Oreste Benzi ospitò nelle case di accoglienza decine e decine di persone con orientamento omosessuale e persone transessuali per lo più vittime di tratta per sfruttamento sessuale. Ancora oggi come in passato, la Comunità Papa Giovanni XXIII accoglie persone omosessuali e transessuali, favorendo la loro integrazione attraverso il dialogo e l’incontro delle diversità. L’orientamento sessuale non era motivo di discriminazione per Don Oreste Benzi come non lo è oggi per la Comunità.
Definirlo “omofobo” è un falso storico, immagino frutto della scarsa conoscenza delle opere e della vita di Don Benzi, una vita spesa a costruire ponti e ad abbattere i muri, non ad erigerli.

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