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Cura Italia, Amaro: «Categoria architetti penalizzata. In Sicilia pensare a nuovi modelli di sviluppo per il dopo-covid19»

CATANIA – L’emergenza Coronavirus ha unito sì il Paese, ma ha anche creato non poche fratture. L’ultimo decreto del Governo, il “Cura Italia”, ha sollevato polemiche, rabbia e sconforto soprattutto da parte dei liberi professionisti e delle partite iva, «in primis gli architetti, discriminati dal provvedimento in quanto iscritti alla Cassa di previdenza Autonoma (Inarcassa) – sottolinea il presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania Alessandro Amaro – non lavorare è una perdita economica per tutti: per un dipendente, per un’impresa o per un libero professionista. Occorrono nuove misure straordinarie di sostegno al reddito anche per tutti quei professionisti già fortemente penalizzati dalle scelte operate dai governi negli ultimi anni. Come verranno compensati i mancati introiti dovuti all’emergenza sanitaria del Covid19?».

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«Nell’ultimo decreto – prosegue Amaro – sembra esserci una distinzione tra lavoratori di serie A e B. Infatti, per la nostra e altre categorie professionali iscritte agli Ordini non sono previste le stesse tutele applicate a dipendenti e imprese. Non è stato previsto nessun ammortizzatore, né per soglia di reddito, né secondo altri criteri». Un duro colpo per una categoria che, soprattutto in Sicilia, deve fare quotidianamente i conti con una crisi senza fine: «Da diversi anni – spiega il presidente – siamo costretti a stringere i denti e faticare perché la filiera versa nell’immobilismo, paralizzata dal blocco delle opere pubbliche. A fare da contorno, inoltre, una burocrazia che spesso non aiuta e rallenta i tempi dell’avvio o dell’avanzamento lavori».

Proprio quest’ultimo punto potrebbe rappresentare la chiave di volta: «Inutile dire che adesso la situazione è davvero complessa e di difficile gestione, ma è da questi momenti che è possibile trovare nuova energia per colmare i grandi vuoti e le criticità esistenti – continua il rappresentante degli Architetti etnei – in questa fase di stallo credo sia necessario pensare a ciò che sarà domani, una volta finita questa situazione di emergenza. Per evitare il collasso, la Regione Siciliana e le istituzioni dovranno dare una forte spinta all’edilizia e a tutta la filiera urbanistica, snellendo la burocrazia per evitare di far slittare ulteriormente la ripartenza».

«Occorrono – conclude – provvedimenti normativi speciali per avviare i cantieri subito e accelerare il sistema. Per le opere pubbliche ci sono incarichi con soglia inferiore ai 40mila euro che Regione e Comuni possono affidare esternamente ai liberi professionisti, modificando anche le norme per garantire ai RUP maggiore chiarezza e tranquillità nell’operato. Chiediamo inoltre di ridurre le lungaggini burocratiche per far ripartire i cantieri e dare certezza agli investitori privati. Il nostro sguardo vuole andare oltre questo momento di paralisi per pensare a un futuro di ripresa, ponendo sin da subito le basi per una strategia che deve cambiare profondamente il modo attuale di gestire le cose. Un modello nuovo, più sostenibile ed efficace di quello precedente, che non potrà prescindere dalla volontà di dare forte impulso per avviare un profondo cambiamento. La nostra categoria è unita e solidale, e lavorerà con grande impegno e responsabilità per contribuire e costruire un futuro diverso».

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