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Museo dello Sbarco, presentato libro Domenico Anfora

CATANIA – “Non c’è alcun fascino nella guerra. Nessuno vince, tutti perdono”. Con questa chiave di lettura Domenico Anfora ha presentato alle Ciminiere il suo saggio di storia militare “L’assalto dei paracadutisti americani. Sicilia, 9-11 luglio 1943” (Mursia), in cui mette in luce episodi minori, ma non per questo meno importanti, della Battaglia degli Iblei, combattuta nel luglio 1943 tra le truppe italo-tedesche da una parte e quelle anglo-americane, dall’altra.

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La presentazione è stata organizzata dal Museo dello Sbarco, in collaborazione con l’associazione Lamba Doria, presieduta da Alberto Moscuzza.

“Salvaguardare la memoria mantiene viva l’identità di un popolo e ridà dignità ai tanti soldati e ai civili senza nome, vittime della Seconda Guerra mondiale– ha dichiarato il sindaco metropolitano Salvo Pogliese-. La presentazione del saggio di Domenico Anfora si inserisce nel quadro delle iniziative ideate per promuovere maggiormente il Museo, ed accresce l’offerta turistica della nostra città. Ringrazio per la collaborazione l’associazione Labda Doria che da tre lustri esegue ricerca storica sulla guerra in Sicilia” .
Nel suo saggio di storia militare Anfora, in particolare, ha ricostruito dove e quando avvennero i lanci dei paracadutisti partiti delle piste del deserto tunisino alla volta della Sicilia, isola che costituì il primo luogo d’Europa in cui misero piede gli Alleati nella notte tra il 9 e 10 luglio 1943. L’inesperienza dei piloti americani, la mancanza di radar per teleguidare il volo notturno, le cattive condizioni meteorologiche, impedirono ai paracadutisti di centrare a pieno gli obiettivi strategici: sabotare le linee telefoniche e le installazioni militari italo-tedesche; controllare con metodi di guerriglia le rotabili del nevralgico nodo tra Gela, Vittoria e Niscemi.
Una serie di lanci si ebbero anche l’11 luglio. Questa volta a partire dall’Africa alla volta della Sicilia furono migliaia di aliantisti inglesi: per metà caddero in mare, spesso vittime del fuoco amico. A quanto pare, al largo della costa siracusana, è stato recentemente avvistato un relitto, visibile capovolto in fondo al mare.
Giuseppe Primaverile, nipote dell’omonimo colonnello caduto nel 1943, e Lorenzo Bovi, ambedue dell’associazione Lamba Doria, hanno interloquito con l’autore, che si è avvalso della documentazione dell’Ufficio Storico dell’Esercito, resa di pubblico dominio soltanto dal 2015, con i verbali degli ufficiali italiani catturati e tornati in patria dopo uno o più anni internamento nei campi di prigionia dell’India o di altre lontane regioni del mondo.

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