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Inail e Commissione Sanità a confronto sul Coronavirus: nessun caso al Comune di Catania

CATANIA – Nessun caso di infortunio o malattie professionali legate all’emergenza Covid-19 è stato finora registrato tra i dipendenti del Comune di Catania. 43 mila invece le pratiche per questo tipo di infortunio aperte dall’Inail in campo nazionale.
Il dato è emerso nel corso della riunione della IV Commissione consiliare Sanità, presieduta da Sara Pettinato, durante la quale sono state approfondite tutte le tematiche riguardanti le nuove normative in materia di infortini e malattie legate alla emergenza Coronavirus in corso. Alla riunione, in video conferenza, hanno partecipato Claudia Villari, direttrice Inail Catania, e Teresa Rizzo, responsabile ufficio Presenze e Sicurezza sul lavoro del Comune di Catania. In particolare è stato affrontato l’argomento dell’esclusione della responsabilità del datore di lavoro per l’infortunio in itinere, responsabilità che invece vale penalmente per colpa e per dolo a causa dell’inosservanza delle misure di sicurezza (distanziamento, mascherine, sanificante e idoneità dei luoghi) dei lavoratori. Sono stati chiariti alcuni fraintendimenti, ad esempio la conferma della gratuità per il cittadino del certificato attestante il contagio. La direttrice Villari ha chiarito che le infezioni da Covid19 contratte sul luogo di lavoro, o ad esso correlate, vengono considerate dall’Inail infortunio sul lavoro. Al lavoratore viene riconosciuta una indennità per ‘intero periodo della malattia e dell’eventuale quarantena. Le spese non vengono caricate sul datore di lavoro ma affrontate dallo stesso Istituto. La direttrice dell’Inail ha anche risposto a tutte le domande riguardanti l’accertamento dell’eventuale contagio del pubblico dipendente sul luogo di lavoro e alle certificazioni mediche e i certificati continuativi della malattia. E’stato anche chiarito che il medico, in base alle leggi vigenti, non può chiedere il pagamento del certificato né al dipendente né all’Inail. Per i certificati continuativi della malattia, ha concluso la Villari, l’Inail ritiene validi quelli dei medici di base e dei medici specialistici per evitare assembramenti negli ambulatori dell’Istituto.

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